La rivista The New England Journal of Medicine (NEJM) ha pubblicato 3 interessanti articoli dedicati all'efficacia dei vaccini, misurata nel "mondo reale".
Il primo studio è stato fatto in Qatar, un Paese caratterizzato dalla somministrazione di un numero molto elevato di tamponi, tale da consentire di rilevare anche numerosi casi di contagio asintomatico. Lo studio è dedicato al problema del calo dell'efficacia vaccinale in funzione del tempo che passa dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer-BioNTech. La figura seguente rappresenta i risultati principali ottenuti nel corso di questa ricerca:
Sopra: livello di protezione rispetto a qualsiasi tipo di contagio (anche asintomatico). Sotto: livello di protezione rispetto ai contagi classificabili come gravi, critici o letali. Tratto da NEJM |
Per quanto riguarda l'efficacia del vaccino rispetto a qualsiasi tipo di contagio (anche asintomatico) si nota un calo significativo già dopo il quarto mese dopo la somministrazione della seconda dose. Se invece consideriamo solo i casi più gravi, si nota che il calo più rilevante si osserva solo dopo il sesto mese. L'ampiezza delle barre d'errore è notevole perché il numero di casi considerati è stato relativamente piccolo, ma la tendenza è piuttosto chiara. Il lavoro include una analisi dettagliata dei contagi per tenere conto di diversi parametri tra cui, ad esempio, la classe d'età dei contagiati e l'eventuale presenza di altre patologie.
Altri 2 articoli sono basati su studi fatti in Israele e sono focalizzati sull'effetto della terza dose vaccinale. Il primo articolo analizza la probabilità di morire a causa della Covid-19 per una persona che ha ricevuto la terza dose, confrontandola rispetto a quella di chi aveva ricevuto solo le due dosi vaccinali originali.
La linea rossa mostra l'indice di mortalità stimato per chi aveva ricevuto la terza dose vaccinale (booster), confrontato con quello di coloro che non l'avevano ricevuta (linea rossa). Tratto da NEJM |
In pratica, l'effetto della terza dose vaccinale è stato quello di ridurre di circa un fattore 10 la probabilità di decesso.
Il terzo articolo, sempre pubblicato su NEJM, analizza la riduzione della probabilità di contagio per chi ha ricevuto la terza dose, in funzione delle diverse classi d'età. Approssimativamente, si osserva che la probabilità di contagio si riduce di circa un fattore 10 rispetto ai vaccinati che non avevano ancora ricevuto la terza dose.
L'insieme di questi articoli conferma il quadro complessivo che più o meno conoscevamo: il calo di efficacia vaccinale c'è ed è piuttosto rapido per quanto riguarda la protezione da qualsiasi forma di contagio (anche se la protezione non va mai a 0, almeno fino a 6 mesi di distanza dalla somministrazione della seconda dose). Il calo è molto meno marcato se si considerano solo i contagi che possono provocare gravi conseguenze sanitarie.
La somministrazione della terza dose produce un netto miglioramento della risposta immunitaria, riducendo nettamente sia i rischi di contagio che quelli di decesso, rispetto ai vaccinati da più di 6 mesi che non l'hanno ancora ricevuta.
Al momento, non possiamo ancora dire nulla su quale sarà la durata dell'effetto protettivo indotto dalla terza dose. Non è passato ancora abbastanza tempo per poter disporre di dati provenienti dal "mondo reale" e la partita è resa ancora più complicata dalla comparsa di nuove varianti virali tra cui, in particolare, la variante Omicron. Per il momento, gli unici dati disponibili sono quelli descritti negli articoli che ho citato in questo post. Per saperne di più, dovremo solo aspettare ...
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