lunedì 27 dicembre 2021

Zangrillo dixit "Da Omicron no impatto su ospedali, perché raccontare altro?"

Il prof. Zangrillo è uno stimatissimo clinico, ma spesso - quando si trova davanti al microfono di un giornalista - si lascia sfuggire affermazioni avventate. 

Nell'estate del 2020 ci illuse con la famosa storia del "virus clinicamente morto". Oggi di fronte alla diffusione della variante Omicron ci tranquillizza con una frase lapidaria: "Da Omicron no impatto su ospedali, perché raccontare altro?".

Chissà cosa intende il prof. Zangrillo per assenza di impatto sugli ospedali. Almeno guardando a quello che sta succedendo negli ospedali londinesi, sembrerebbe che la situazione sia un po' diversa rispetto a quanto lui prospetta:

Nuove entrate giornaliere nei reparti Covid degli ospedali londinesi (linea blu). Pazienti ricoverati nei reparti Covid di terapia intensiva (solo i pazienti collegati al respiratore) degli ospedali londinesi (linea rossa). Elaborato su dati london.gov.uk 

I dati sono quelli che avevo anticipato in un precedente post, aggiornati ad oggi. A causa delle festività natalizie ci sono stati dei ritardi nella raccolta e nella comunicazione dei dati ed è possibile che, nei prossimi giorni, arrivino ulteriori revisioni. Pur con questi limiti, il quadro complessivo è molto chiaro:

  1. L'arrivo della variante Omicron ha provocato nella Grande Londra (8,9 milioni di abitanti) un aumento dei contagi pari a quasi un ordine di grandezza rispetto ai contagi che si contavano fino a metà novembre. I dati degli ultimi giorni sembrano mostrare una tendenza verso un livello abbastanza stabile, compreso tra 25 e 30 mila contagi giornalieri. Ancora non sappiamo se si tratta di un fenomeno reale oppure se sia un artificio dovuto ai problemi di raccolta dei dati durante il periodo natalizio.
  2. A fronte della forte crescita dei contagi, si segnala un incremento significativo dei nuovi ricoveri in ospedale. A novembre, prima dell'arrivo di Omicron, le nuove entrate nei reparti Covid degli ospedali londinesi si attestavano intorno ai 100 casi giornalieri. Negli ultimi giorni, il livello dei nuovi ricoveri oscilla tra 300 e 400 casi giornalieri. Questo non è esattamente quello che si potrebbe definire "nessun impatto sugli ospedali".
  3. L'aumento dei nuovi ricoveri giornalieri è percentualmente minore rispetto all'aumento dei contagi. Questo potrebbe essere legato ad una minore gravità media dei contagi indotti dalla variante Omicron, ma sappiamo che ci possono essere anche altre interpretazioni.
  4. Il fatto che il numero dei pazienti più gravi (linea rossa) non abbia mostrato - almeno fino ad oggi - una forte risalita sembra andare nella direzione di una minore incidenza dei contagi di elevata gravità quando la malattia è causata dalla variante Omicron.
  5. Si potrebbe sperare che, anche se è aumentato sensibilmente il numero delle nuove entrate giornaliere nei reparti Covid, la minore gravità media dei contagi abbia prodotto una riduzione dei tempi medi di degenza. Questo effetto potrebbe compensare - almeno in parte - il maggior numero di entrate giornaliere, stabilizzando il numero totale dei pazienti ricoverati. Purtroppo non è così perché - come si vede nella figura mostrata qui sotto - il numero medio dei pazienti ricoverati nei reparti Covid che, prima di Omicron, era pari a circa 1.000 unità, è già triplicato salendo a circa 3.000 unità e mostra una tendenza verso una ulteriore crescita.
    Numero totale di pazienti ricoverati nei reparti Covid degli ospedali londinesi (linea blu). Pazienti ricoverati nei reparti Covid di terapia intensiva (solo i pazienti collegati al respiratore) degli ospedali londinesi (linea rossa). Elaborato su dati london.gov.uk
In conclusione, non si può dire che l'aumento dei contagi legato all'arrivo di Omicron non abbia prodotto un impatto sulla situazione degli ospedali (che  - tra l'altro - prima dell'arrivo di Omicron non avevano i reparti Covid vuoti, ma stavano fronteggiando l'ondata autunnale dei ricoveri dovuti alla variante Delta). C'è stato un aumento molto significativo sia dei nuovi ricoveri giornalieri che del numero complessivo di pazienti attualmente ricoverati nei reparti Covid degli ospedali londinesi.  
 
Non c'è motivo per ritenere che quanto già accaduto a Londra (che ha fronteggiato la diffusione della variante Omicron con almeno 2 - 3 settimane di anticipo rispetto all'Italia) non si ripeta anche da noi, a meno che le Autorità sanitarie italiane non riescano a rallentare enormemente i tempi di diffusione di Omicron nel nostro Paese (cosa che - temo - non riusciranno a fare).
 
Fortunatamente, sembra che l'impatto di Omicron sulle terapie intensive non sia così importante come quello che è stato evidenziato per i ricoveri ordinari. Ma da qui dedurre che non ci sia un impatto sugli ospedali è solo una fake news.
 
Poi se qualcuno preferisce raccontare favolette consolatorie lo può sempre fare. Ma sono solo favolette.

3 commenti:

  1. Sotto la spinta della variante Omicron, l’epidemia ha ridotto a 1 settimana il tempo di raddoppio ed è realistico attendersi circa 100.000 casi già intorno al 31 dicembre secondo quanto ha dichiarato all’ANSA il premio Nobel Giorgio Parisi, analizzando i dati più recenti.

    “È chiarissimo che i casi totali stiano raddoppiando in una settimana” e “temo si arrivi a 100.000 casi prima di Capodanno“. Quello che accadrà dopo “è difficile dirlo: dipenderà moltissimo dai comportamenti”.

    È invece “chiara la protezione data dai vaccini, che sono fondamentali.

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  2. Un dato piuttosto significativo arriva dai casi Covid registrati presso l'ospedale Houston Methodist. Al 20 dicembre il 90 percento dei pazienti contagiati aveva contratto la variante Omicron;

    mettendo a confronto il decorso clinico di oltre 1.300 pazienti positivi alla nuova variante con quello di pazienti infettati dalla Delta e dall'Alfa, è stato determinato che solo il 15 percento dei pazienti Omicron è stato ricoverato in ospedale, contro il 43 percento dei pazienti Delta e il 55 percento del gruppo Alpha.

    Inoltre i pazienti Omicron ricoverati avevano meno probabilità di aver bisogno di un ventilatore meccanico e la loro degenza era più breve. “In media – e sottolineo in media – i casi di Omicron sono meno gravi”, ha dichiarato al NYT il dottor James Musser, a capo del Dipartimento di patologia e medicina genomica dello Houston Methodist.

    “Questa è ovviamente una buona notizia per i nostri pazienti”, ha aggiunto lo specialista. È ancora troppo presto per determinare se davvero la diffusione della variante Omicron rappresenti un punto di svolta nell'emergenza sanitaria, col passaggio da pandemia a endemia, ma dagli ospedali stanno giungendo segnali incoraggianti.

    continua su: https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/perche-la-variante-omicron-riempie-gli-ospedali-ma-non-le-terapie-intensive/
    https://www.fanpage.it/

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    1. Per fortuna i ricoveri indotti da Omicron sono - percentualmente - minori rispetto a Delta.

      D'altra parte i vaccini (a parte il caso di chi ha fatto da poco la terza dose) non sembrano offrire una particolare protezione rispetto al contagio (e quindi il numero dei contagi complessivi cresce enormemente).

      I vaccini proteggono comunque rispetto ai contagi più gravi. Questo basta per spiegare il forte calo (percentuale) dei contagiati Omicron che vengono ricoverati.

      Tuttavia, assumendo che la probabilità di ricovero di un contagiato Omicron si riduca ad 1/3 rispetto a Delta, se i contagi Omicron sono 10 volte quelli dovuti alla precedente variante, avremo comunque il triplo di ricoveri.

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