Di fronte alla minaccia di una rapida diffusione della variante Omicron, l'Italia ha adottato misure drastiche per chi arriva dall'estero. Si va dalla quarantena obbligatoria per i non vaccinati, fino all'obbligo di un tampone negativo anche per i vaccinati.
Come succede sovente per misure così rigorose, viene spontaneo chiederci: "sapremo farle rispettare?". Cosa succederà, ad esempio, per i guidatori di TIR provenienti dai Paesi dell'Europa dell'Est, in larga misura non vaccinati? E come gestiremo il flusso dei pendolari alle frontiere?
Perché - è bene ricordarlo - gli unici che, fino ad oggi, finiscono in quarantena sono solo i migranti che sbarcano dai barconi provenienti dall'altra parte del Mediterraneo. Per tutti gli altri (lavoratori pendolari, turisti o viaggiatori d'affari) fino ad oggi, ci siamo limitati a controlli a campione che lasciano ampi buchi nelle maglie della rete di prevenzione.
Il rischio che le nuove norme si riducano alla classica "grida secentesca" è molto alto. Ma, ammesso e non concesso che le nuove norme siano rigorosamente rispettate, la vera domanda è: "possono davvero essere utili?".
La risposta a quest'ultima domanda dipende molto da quello che potrà succedere, da qui a fine mese, nel processo di diffusione del nuovo ceppo virale Omicron. Non vi sto a ripetere tutta la lista dei dubbi e delle incertezze che ancora limitano le nostre conoscenze su questa nuova variante. Tuttavia, almeno alcuni punti sono ormai abbastanza consolidati:
- Risulta abbastanza chiaro che la variante Omicron abbia una contagiosità più elevata rispetto alla precedente variante dominante (Delta) e sia fatalmente destinata a soppiantarla.
- Non sappiamo ancora quanto tempo ci vorrà affinché Omicron diventi il nuovo ceppo dominante in Europa. Alcuni parlano di pochi giorni/settimane, altri ipotizzano un periodo di convivenza tra Delta ed Omicron che potrebbe durare anche 2 o 3 mesi.
- La presenza di Omicron in Italia sembra essere ancora abbastanza bassa. Sappiamo che la qualità dei dati italiani è fortemente limitata dalla scarsità di sequenziamenti genetici che vengono fatti nel nostro Paese. Tuttavia - almeno come ordine di grandezza - possiamo escludere che la presenza della variante Omicron in Italia sia simile a quella osservata in Inghilterra, dove ormai il sorpasso sulla variante Delta è solo questione di giorni.
- Se il numero complessivo dei contagi dovesse salire molto rapidamente, è ragionevole presumere che si verrebbe ad esercitare una forte pressione sui sistemi ospedalieri, già messi a dura prova dai contagi provocati dalla variante Delta.
- La richiesta di un tampone negativo anche per i vaccinati è giustificata almeno fino a che non sarà chiarito l'effettivo livello di protezione dai contagi che viene garantito dai vaccini. Se fosse - come è molto probabile - molto basso, soprattutto in assenza di un richiamo, o riduciamo la durata del green-pass a 5 mesi o chiediamo il tampone anche ai vaccinati che provengono da zone dove Omicron è già molto diffusa. Tertium non datur.
- Chi si lamenta per i danni che le misure adottate dal Governo italiano potranno generare ad alcuni settori, a partire dal turismo, vede - come è spesso successo nel corso della pandemia - "il dito invece della Luna". Perché se la variante Omicron metterà rapidamente in crisi i nostri ospedali, finiremo tutti in zona rossa e la stagione turistica invernale sarà terminata ancora prima di incominciare.
Alla luce delle precedenti considerazioni, le misure adottate dal Governo italiano vanno interpretate come un tentativo di "comprare tempo" (una cosa che il Presidente Draghi ha dimostrato di saper fare molto bene quando dirigeva la BCE) ovvero di rallentare la propagazione della variante Omicron in Italia, riducendo al valore minimo possibile i casi di importazione da altri Paesi.
L'operazione avrebbe ancora più senso se fosse accompagnata da efficaci misure di sequenziamento virale e di tracciamento dei contagi, perché comunque la variante Omicron è già presente nel territorio nazionale e troverà comunque la strada per diffondersi come forma autoctona, anche in assenza di contagi importati dal resto d'Europa.
Riassumendo, le ultime misure adottate dal Governo italiano potrebbero aiutare il Paese a rallentare la nuova ondata pandemica dovuta alla variante Omicron, evitando una destabilizzazione del sistema sanitario italiano, purché siano applicate con estremo rigore e siano accompagnate da altre misure - non meno importanti - che consentano di individuare precocemente i focolai Omicron che - purtroppo - non sono solo quelli legati ai casi di importazione.
Altrimenti rischiano di essere solo "aria fritta".
"Perché se la variante Omicron metterà rapidamente in crisi i nostri ospedali, finiremo tutti in zona rossa e la stagione turistica invernale sarà terminata ancora prima di incominciare."
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