sabato 25 dicembre 2021

Israele e la quarta dose: sì, no, forse!

Due giorni fa Israele aveva annunciato l'imminente partenza della somministrazione della quarta dose vaccinale per il personale sanitario più esposto al rischio di contagio e per i cittadini con più di 60 anni di età. Nel frattempo, l'annuncio è stato ritirato e ufficialmente non è ancora partita neppure la sperimentazione su volontari che avrebbero dovuto ricevere la quarta dose per verificare la sua reale efficacia nella protezione contro la variante Omicron. 

Un discorso a parte va fatto per i pazienti immunodepressi che sono comunque sottoposti a frequenti richiami periodici per compensare la limitata funzionalità dei vaccini, legata al particolare stato del loro sistema immunitario.

L'ipotesi della quarta dose in Israele va contestualizzata nella particolare situazione di quel Paese. Israele aveva iniziato la campagna vaccinale prima di qualsiasi altra Nazione e nello scorso mese di agosto aveva iniziato a somministrare le terze dose vaccinali. A quasi 5 mesi di distanza, con l'arrivo di Omicron, Israele aveva ipotizzato di somministrare la quarta dose per aumentare il livello di protezione dei suoi cittadini, partendo da quelli a più alto livello di rischio (anche alla luce dei dati inglesi secondo cui la terza dose vaccinale fornirebbe una protezione contro il contagio sintomatico da Omicron di durata relativamente breve).

Secondo notizie di stampa, il ripensamento sarebbe stato indotto dalle notizie provenienti dalla Gran Bretagna sulla gravità media dei casi di Omicron. Le Autorità sanitarie israeliane avrebbero deciso di spostare più avanti la decisione sulla eventuale somministrazione della quarta dose in attesa di capire meglio i dati britannici e di valutare nel modo più accurato possibile l'impatto della variante Omicron sulla situazione degli ospedali.

Venerdì scorso, Israele (circa 9,2 milioni di abitanti) ha contato circa 1.800 contagi, di cui circa 1/3 attribuiti alla variante Omicron. I casi dovuti al nuovo ceppo virale sono triplicati nel corso di soli 4 giorni. Secondo alcune stime, Israele potrebbe raggiungere un picco di 10 mila contagi Omicron entro un paio di settimane da oggi (altri parlano di 20-30 mila casi). 

Attualmente, il numero di pazienti Covid ricoverati negli ospedali israeliani in condizioni "gravi" (in pratica le nostre terapie intensive ed i reparti "ad alta intensità") è inferiore a 100 (dato abbastanza stabile da alcune settimane). L'80% di loro è costituito da non vaccinati. Non c'è quindi - almeno per il momento - l'evidenza di un forte incremento dei casi gravi, soprattutto per coloro che hanno ricevuto 3 dosi vaccinali.

Contemporaneamente, Israele ha avviato con Pfizer la negoziazione per acquistare 100 mila dosi del suo nuovo farmaco antivirale che - se assunto entro pochissimi giorni dopo la scoperta della positività - si è dimostrato molto efficace per limitare i ricoveri ed i decessi per le persone ad alto rischio di gravi complicanze.

Al momento non è chiaro se il rinvio della quarta dose sia solo momentaneo o sia invece l'indice di un cambio di strategia. Alcuni preferirebbero attendere l'arrivo di nuovi vaccini formulati esplicitamente per contrastare il contagio da Omicron. E - in attesa dei nuovi vaccini - si potrebbero limitare i casi più gravi grazie al nuovo antivirale Pfizer.

Per il momento si tratta solo di congetture, ma - come al solito - Israele si conferma come una "sentinella avanzata" rispetto all'andamento della pandemia. Ancora una volta le decisioni di Israele potrebbero anticipare quelle degli altri Paesi.

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