Dopo molte esitazioni, Israele ha finalmente fatto partire la sperimentazione per la somministrazione della quarta dose vaccinale. Da una parte, ci sono indicazioni che - anche dopo la terza dose - il livello di anticorpi presenti nel siero dei vaccinati incominci a calare dopo 3 - 4 mesi. Dall'altro lato, alcuni ricercatori sostengono che la somministrazione ripetuta e ravvicinata dello stesso vaccino non produrrebbe l'effetto protettivo sperato, rischiando di mettere inutilmente sotto stress il sistema immunitario dei vaccinati. Come i lettori sanno bene, non sono un medico e non sono in grado di esprimere un parere su questo tema: qui mi limito a riportare le diverse posizioni che sono apparse recentemente sulla Stampa israeliana.
In questa fine 2021 si sta generando - soprattutto in Israele - una sorta di "tempesta perfetta". Israele aveva iniziato a vaccinare i suoi cittadini poco più di 1 anno fa, prima di qualsiasi altro Paese. Durante lo scorso luglio, di fronte all'arrivo della variante Delta, le Autorità sanitarie israeliane avevano capito che il calo dell'efficacia vaccinale dovuta allo scorrere del tempo, assieme alla minore copertura dovuta alle mutazioni presenti nel ceppo virale Delta, stavano mettendo a rischio la stabilità sanitaria del Paese. Da qui la decisione - ancora una volta prima di tutti gli altri Paesi - di dare avvio alla somministrazione di massa della terza dose vaccinale.
La speranza era che la terza dose avesse una durata temporale più lunga rispetto alla vaccinazione normale (le due dosi canoniche) e che, nel frattempo, non comparissero varianti virali in grado di eludere la copertura vaccinale.
L'arrivo di Omicron con le sue 32 mutazioni ha messo tutti in crisi, generando una forte risalita dei contagi. Va detto - tuttavia - che, almeno fino ad oggi, Israele non ha ancora osservato un significativo peggioramento dei casi classificati come "gravi" (meno di 100 di cui solo la metà sono classificati come "critici"). Ancora pochi rispetto ai quasi 1.000 casi "gravi" che erano stati contati questa estate sotto la pressione della variante Delta, prima che la somministrazione delle terze dosi producesse il suo effetto.
Quindi - anche se è calato il livello degli anticorpi nel siero di coloro che hanno fatto la terza dose ad agosto - sembra che, almeno per i casi gravi, la situazione sia ancora sotto controllo. Da qui la decisione di far partire la sperimentazione della quarta dose su un numero limitato di volontari e di posporre le valutazioni relative alla somministrazione di massa di un nuovo richiamo.
Quello che succederà in Israele da qui a febbraio ci permetterà di capire alcuni punti importanti rispetto alla campagna vaccinale italiana del 2022. Al momento, sembra che fare un richiamo vaccinale ogni 4-6 mesi sia l'ipotesi meno probabile. In Israele, potrebbe avere senso somministrare a breve una quarta dose a causa della particolare tempistica delle vaccinazioni eseguite in quel Paese. Ma tale ipotesi si realizzerà solo se Omicron si rivelasse più aggressiva rispetto a quanto sta emergendo dai dati preliminari di cui disponiamo oggi.
L'ideale - per chi in Italia sta facendo la terza dose oggi - sarebbe fare un richiamo nell'autunno 2022 esattamente come si fa tutti gli anni per il vaccino contro l'influenza. Usando - preferibilmente - un vaccino aggiornato che non sia più disegnato sul vecchio ceppo di Wuhan, ma che possa contrastare meglio la variante virale che sarà dominante a fine 2022.
In attesa di poter disporre di vaccini ad ampio spettro che siano efficaci contro tutte le varianti di SARS-CoV-2.
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