martedì 7 dicembre 2021

Il no-vax che “preveniva” il contagio con la vitamina D

Quante volte ci è capitato di “fare spallucce” quando sentiamo i medici raccomandarci di non ricorrere all’automedicazione, assumendo farmaci in modo incontrollato e senza tener conto dei loro effetti avversi. Ovvio – pensiamo – nessuna persona di buon senso si riempirebbe di farmaci inutili, se non addirittura dannosi, semplicemente per il gusto di farlo.

Eppure i richiami contro l’uso troppo disinvolto dell’automedicazione non sono mai abbastanza. La conferma ci viene da un caso segnalato su tutti i giornali. Si tratta di un no-vax che – probabilmente grazie a frettolose letture su Internet – si era convinto che la vitamina D fornisse un'efficace barriera protettiva contro il contagio da SARS-CoV-2.

A furia di assumerla in dosi giornaliere assurde, ha finito per avere un livello di vitamina D nel sangue pari a circa 1.000 volte il livello considerato “normale”. Le conseguenze sono state severe, tali da portarlo ad un ricovero in terapia intensiva dove è stato sottoposto ad una lunga sessione di dialisi per “ripulire” il sangue e abbassare i livelli di calcio.

Gli auguriamo ovviamente una pronta guarigione, con la raccomandazione di seguire – in futuro – solo le indicazioni dei medici (quelli veri, dell'ospedale che lo ha curato e gli ha salvato la vita) e non quanto suggerito dal primo ciarlatano incontrato su Internet. Perché il mondo della rete è virtuale, ma i danni che si rischiano, seguendo le strampalate terapie suggerite in rete, sono assolutamente reali.

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