Il nuovo DPCM ha stabilito regole più precise per la chiusura della didattica in presenza nelle Scuole italiane. Il passaggio alla didattica a distanza è previsto per tutte le zone rosse, mentre per le zone giallo/arancione è data la possibilità alle Regioni/PPAA di chiudere le attività in presenza quando la circolazione del virus supera il livello di 250 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti (sostanzialmente lo stesso limite che ECDC usa - sia pure mediato su due settimane - per attribuire il massimo livello di rischio pandemico, noto come "dark red").
In un articolo apparso su Il Sole24Ore a firma di Luca Salvioli viene presentata una mappa nella quale viene evidenziato lo stato attuale della circolazione virale nelle province italiane:
Tratto da il Sole24Ore |
Le zone rosso scure sono quelle che superano la soglia di 250 nuovi contagi settimanali per 100.000 abitanti.
Si vede che molte province di confine sono già oltre il limite (Imperia, Como, Verbania - Cusio - Ossola, Bolzano e Udine). Partendo da Bolzano, si vede una sequenza di province ad elevata circolazione virale che comprende Trento, Brescia, Mantova, gran parte dell'Emilia Romagna e prosegue lungo la fascia centro-adriatica. Considerata l'attuale evoluzione della pandemia in Italia, il quadro reale potrebbe sensibilmente peggiorare già nel corso dei prossimi giorni.
Una mappa simile la potete trovare su YouTrend.
Per quello che riguarda specificamente le decisioni di chiusura delle attività didattiche in presenza, la scelta - per chi non si trova in zona rossa - spetta ai governi regionali. Il Trentino si trova ormai da molte settimane in "dark red", ma la scelta politica è stata quella di mantenere le Scuole aperte (sia pure con la limitazione del 50% in presenza per le Scuole Superiori).
In passato tale decisione era basata su affermazioni inconsistenti del tipo "in base alle informazioni in nostro possesso la situazione sanitaria è sotto controllo". In realtà i contagi erano molto alti, ma i dati ufficiali riportavano una situazione assai lontana dal vero. Il dato aggregato sulla distribuzione per età dei contagi non è mai stato reso noto (si "sparano" un po' di numeri nei comunicati stampa serali, ma manca l'analisi complessiva e soprattutto l'andamento temporale della suddivisione dei contagi in base all'età). I tamponi ed i sequenziamenti fatti sono molto minori rispetto a quelli dell'Alto Adige e l'analisi dei contagi fatta tra il personale della Scuola a fine gennaio riportava conclusioni statisticamente sbagliate ed esattamente opposte rispetto alla situazione reale.
Insomma - dal punto di vista della trasparenza delle informazioni - siamo alle solite. Sembra che la Provincia Autonoma di Trento abbia adottato una strategia di tipo svedese: "girate e contagiatevi e se si saturano i reparti ospedalieri prendetevela con gli anziani imprudenti".
Personalmente, sono favorerole a tenere le Scuole aperte il più possibile, ma vorrei che la decisione fosse accompagnata da dati certi, completi ed aggiornati che permettano di valutare il rapporto costi/benefici delle scelte fatte. Non credo che fare gli struzzi sia un atteggiamento particolarmente furbo.
La mappa del Sole24ore non mi è molto chiara, perché la scala dell'incidenza mette in bianco le regioni peggiori, che invece sono in nero nella mappa.
RispondiEliminaMi trovo meglio con la mappa di youtrend:
https://www.youtrend.it/2021/03/02/nuovo-dpcm-dove-chiuderanno-le-scuole/
Grazie della segnalazione.
EliminaHo cambiato la mappa del Sole24Ore mettendone una con una scala cromatica più leggibile ed ho inserito nel post il link alla mappa di YouTrend
Grazie, adesso la mappa è chiarissima.
EliminaLo conferma il presidente Maurizio Fugatti. «Nel Dpcm viene lasciata LA FACOLTA' ai Presidenti delle zone arancioni che hanno un tasso di incidenza superiore ai 250 casi settimanali ogni 100 mila abitanti di tenere aperte o di chiudere le scuole: posso dire che per il Trentino, almeno per ora, non cambia nulla e terrò le scuole aperte, dai nidi alle medie, con le superiori al 50%».
RispondiElimina«Il testo del DPCM lo leggeremo e valuteremo con attenzione - prosegue il Presidente - ma se la decisione sarà in mano nostra, l'orientamento è quello di tenere aperte le scuole».
(NdC) Speriamo che in questo frangente il Presidente venga ben consigliato dai suoi collaboratori... perché - ehm - la nostra provincia riguardo ai "casi settimanali ogni 100 mila abitanti" è ben sopra soglia:
382 ad oggi (3 marzo), in salita dai 309 casi nel monitoraggio ISS del 26 febbraio, in crescita rispetto ai 254 del monitoraggio ISS del 19 febbraio.
Sperem!
EliminaDa una lettura testuale del DPCM emerge che i presidenti di regione e di provincia autonoma hanno facoltà di chiudere le scuole di ogni ordine e grado "nelle ZONE in cui vi siano più di 250 contagiati su 100.000 abitanti nell'arco di sette giorni." Sembra emergere anche una possibilità di chiudere per valle visto che la situazione é ben diversa in Val di Cembra rispetto alla Val di Sole o con minor distanza la Val di Non.
RispondiEliminaCredo che istruire delle mini zone rosse dove la circolazione virale é,con molta evidenza maggiore, e chiudere solo in quei territori le scuole, sarebbe la soluzione più ragionevole. Chiaramente quanto ho scritto ha senso solo se dalla prossima settimana non passeremo in zona rossa, in quel caso la chiusura sarebbe automatica.
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EliminaSulla didattica a distanza nel Regno Unito, ho cominciato a leggere a questo indirizzo:
RispondiEliminahttps://neu.org.uk/coronavirus-remote-learning
che contiene molte informazioni, istruzioni ed avvertenze concrete su come condurre la didattica a distanza, in particolare nella versione con l'insegnante e una parte della classe (1/2 o 1/3) in aula e l'altra parte (1/2 o 2/3) a casa. Questa versione della DAD, ASSIEME alla gestione differenziata degli orari delle lezioni prospettata dallo stesso Presidente Draghi nella prima comunicazione alle Camere, consentirebbe anche di ridurre sensibilmente l'affollamento degli studenti sui mezzi di trasporto.
Il controsenso è quando si limitano gli accessi degli studenti in classe, ma contemporaneamente non se ne limitano i movimenti nel tempo libero, dove è pressoché impossibile controllare gli assembramenti di gruppetti nei parchi, nelle passeggiate o nelle case private.
Lombardia arancione scuro, l’inversione a U di Fontana: dalla lamentela “Decisioni last minute sono colpo grave” a 3 ordinanze in 8 giorni senza preavviso
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Andrea Tundo – ilfattoquotidiano.it - 4 marzo 2021
Attilio Fontana strillava contro i tempi minimi concessi da Roma per adeguarsi alle strette anti-Covid, adesso comunica la chiusura delle scuole in Lombardia con 12 ore di anticipo, come già era accaduto pochi giorni fa con le zone passate in arancione scuro. Un anno dopo il caso di Alzano e Nembro, il presidente della Regione ha iniziato a firmare ordinanze e le decisioni hanno effetti repentini, provocando la reazione dei sindaci.
L’ultimo è stato Davide Galimberti, sindaco di Varese, che di fronte allo scarso preavviso sullo stop alle scuole, chiuse dal 5 marzo, ha sottolineato come fosse “percepibile da giorni” che la situazione stesse peggiorando: “Non si fa così, non ci si può sognare di dire alle 12 di oggi che da domani la vita di milioni di cittadini cambia repentinamente e si paralizza un sistema. L’emergenza sanitaria non si sottovaluta, mai. Non possiamo però trattare così i cittadini che devono organizzarsi”.
La situazione in Lombardia è preoccupante e l’intenzione del Pirellone è raffreddare la curva epidemiologica prima che la situazione precipiti anche a Milano, rischiando di far collassare il sistema sanitario. Eppure quando il Governo si è ritrovato a prendere decisioni difficili comunicate con poco anticipo, il Presidente Fontana e la Lega, che ora avvertono l’urgenza di stringere, sono spesso stati in prima fila nella protesta per le tempistiche.
L’ultima volta è accaduto appena tre settimane fa, quando il Ministro della Salute Speranza, sulla base di un parere del CTS di 48 ore prima e in pieno cambio di guardia del Governo, ha prorogato la chiusura degli impianti di sci a poche ore dalla riapertura. “Una decisione dell’ultimo secondo che dà un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa”, fu la reazione del Presidente della Regione. “Ancora una volta – aggiunse – si dimostra che il sistema delle decisioni di ‘settimana in settimana’ è devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini”.
Il giorno seguente, spalleggiato dal Ministro leghista Massimo Garavaglia, aveva rincarato la dose: “Il nuovo Governo dovrà rimettere mano ai tempi e alle modalità con cui si determinano i cambiamenti di colore e le possibilità di aperture e chiusure perché così è un po’ troppo schizofrenico e non va nella direzione di contrastare efficacemente l’epidemia”, spiegava Fontana che pochi giorni dopo si è poi ritrovato a firmare una serie di ordinanze per i comuni lombardi.
Martedì 16 febbraio Attilio Fontana ha “spedito” in zona rossa Bollate, Viggiù, Mede e Castrezzato a partire dal giorno successivo. Il 23 febbraio ha ordinato la zona arancione per l’area del Bresciano con mezza giornata di anticipo. Meno di 48 ore, dopo la prima protesta dei sindaci, sono state invece concesse a Cremona e alla provincia di Como il giorno 1 marzo. Fino alla decisione di oggi di uniformare le misure in tutta la Lombardia, annunciata a mezzogiorno ed esecutiva dal giorno dopo, venerdì 5 marzo.
Meglio dare “un po’ di libertà controllata che regole rigide che vengono violate senza che nessuno intervenga”, diceva il presidente della Lombardia 15 giorni fa, alla vigilia della nuova rincorsa all’avanzare drammatico di Sars-Cov-2 in Regione.
Un po’ come quando, poco prima di Natale, di fronte all’intenzione del governo di inasprire il decreto che avrebbe regolato le festività, firmò insieme a Salvini e agli altri presidenti leghisti una nota congiunta: “Impensabile immaginare in queste ore una chiusura a partire dal prossimo weekend, senza programmazione e senza la certezza di un piano definito per i rimborsi e una programmazione seria”.
(NdC) Poche idee ma ben confuse... (sembra di leggere "Lo strano caso di Doctor Jekyll e Mister Hyde")
In tutto il Friuli Venezia Giulia da lunedì prossimo chiuse le scuole superiori e medie - Fedriga: marzo il mese più difficile
RispondiEliminaMattia Pertoldi – messaggeroveneto.gelocal.it/udine - 3 Marzo 2021
Zona arancione nelle province di Udine e Gorizia da sabato e ritorno alla didattica a distanza al 100 percento per scuole medie, superiori e università a partire da lunedì 8 marzo in tutta la Regione. Le aule restano aperte in asili ed elementari.
Sono queste le decisioni – valide per i 15 giorni successivi all’entrata in vigore dell’ordinanza - prese da Massimiliano Fedriga, dopo giorni di confronti interni ed esterni, per affrontare la crescita dei contagi manifestatosi in Friuli Venezia Giulia negli ultimi giorni.
«A livello regionale abbiamo registrato la scorsa settimana – ha detto il Presidente - un’incidenza di 236 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti, con però situazioni meno compromesse a Pordenone e Trieste, e altre più impegnative con Gorizia che arriva a 220 e Udine addirittura a 353. Dalle proiezioni di questa settimana a Udine, poi, sfioriamo i 400 casi mentre a Gorizia i 250, con Pordenone e Trieste abbastanza stabili”.
L’aggiornamento di martedì segnala un +64% di infezioni negli ultimi sette giorni rispetto ai sette precedenti, l’incremento più alto d’Italia. Di qui l’urgenza di una serie di incontri di Fedriga, assieme ai suoi Assessori, per informare Prefetti, capigruppo in Consiglio, sindacati, categorie economiche, sindaci e Ufficio scolastico regionale, di una curva in rapidissima risalita e della necessità, di conseguenza, di intervenire nuovamente con misure locali di restrizione anti-Covid.
Intanto, nel vicino Veneto...
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Sul nuovo DPCM, in particolare sull'obbligo di chiudere alle lezioni in presenza le scuole di ogni ordine e grado in zona rossa, il Presidente del Veneto ha invece opposto l'opinione secondo cui si debba agire con più polso.
“Io avrei pensato a un fermo prudenziale delle scuole - ha dichiarato Luca Zaia, non senza una vena polemica –; se io oggi volessi chiudere le scuole del Veneto, non lo potrei fare.
Ma quando ci sarà la pressione ospedaliera, allora ci chiederemo come mai i parametri erano così alti per chiudere le scuole”.
(NdC) Se il Presidente Zaia potesse dedicare qualche minuto al vicino Trentino, e chiamare l'amico Maurizio (il numero diretto è 0461-494.600), magari potrebbero trovarsi a metà strada e concordare una buona soluzione nell'interesse dei trentini e dei veneti.