mercoledì 10 marzo 2021

La variante inglese oltre a essere più contagiosa è anche più letale?

In un lavoro pubblicato oggi sulla rivista British Journal of Medicine (BJM) viene presentato uno studio nel quale si analizza la probabilità di decesso per pazienti Covid-19 affetti dalla cosiddetta "variante inglese" (individuata con la sigla B.1.1.7 o, in alternativa, VOC-202012/1) confrontandola con quella di pazienti che avevano contratto la variante diffusa in precedenza.

Va subito detto che questi studi non sono di semplice realizzazione perché bisogna scegliere due campioni di pazienti che siano abbastanza numerosi, ma abbiano caratteristiche simili per quanto riguarda la distribuzione d'età e la presenza di co-morbilità che, notoriamente, hanno un effetto molto significativo sulla letalità della Covid-19.

Ricordo che con il termine "letalità della Covid-19" si indica la probabilità di decesso per coloro che sono stati contagiati dal virus SARS-CoV-2.

Con tutti i possibili limiti legati alla scelta del campione (che gli stessi Autori evidenziano) il risultato sembra indicare che ci sia un effettivo aumento di letalità che, secondo gli Autori potrebbe essere dovuto ad una più rapida replicazione del virus all'interno del corpo del paziente. 

Il dato sulla sopravvivenza delle persone analizzate nel corso dello studio è abbastanza evidente:

Curva di sopravvivenza dei pazienti Covid-19 affetti dalla variante  tradizionale (linea viola) e dalla variante inglese (linea arancione). Tratto da BJM

L'aumento di letalità dovuto alla variante inglese è significativo ed è stato stimato tra il 40% ed il 70% in più rispetto alla variante tradizionale. Questo aumento di letalità non dipende dal fatto (ormai ben noto) che la variante inglese sia più contagiosa perché è stato stimato confrontando l'andamento clinico dei pazienti affetti da Covid-19 e non guardando ai decessi avvenuti nell'intera popolazione.

Inserisco qui un commento del Prof. Crisanti che conosce molto bene la situazione inglese: "L'eccesso di letalità osservato potrebbe essere - almeno in parte - un effetto secondario della aumentata contagiosità. Infatti quando si è diffusa la "variante inglese", gli ospedali britannici sono andati rapidamente in crisi a causa del grande aumento di pazienti Covid. Questo potrebbe aver determinato uno scadimento della qualità delle cure prestate ai pazienti, soprattutto a causa della saturazione dei reparti di terapia intensiva".

Pur con tutti i limiti legati alla scelta del campione statistico (e anche tenendo conto del commento del Prof. Crisanti), questo studio ci fa capire quanto fosse illusoria la speranza di chi, la scorsa estate, sosteneva che la Covid-19 si sarebbe presto trasformata in poco più di un banale raffreddore.



1 commento:

  1. Covid, la variante inglese (B117) più letale fino al 55%. Analizzati oltre 2 milioni di test positivi
    ilfattoquotidiano.it - 15 marzo 2021

    La variante cosiddetta inglese (B.1.1.7) di Sars Cov 2 non è solo più contagiosa, ma è anche più letale del 55%. Uno studio di Nature ricorda che non solo è più trasmissibile rispetto alle varianti preesistenti, ma che stando alle analisi su 2.245.263 test positivi e 17.452 morti per in Inghilterra dal 1 ° settembre 2020 al 14 febbraio 2021, è appunto più feroce.

    La stima è che il rischio di morte per un maschio di 55-69 anni aumenta dallo 0,6% allo 0,9% entro 28 giorni dopo un test con risultato positivo. Questa variante può anche causare malattie più gravi. I dati sono particolarmente interessanti perché si riferiscono appunto al periodo in cui la variante si è diffusa passando dallo 0,1 al 99% dei casi testati.

    L’analisi dei ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM) sottolinea l’importanza di una rapida campagna vaccinale per contrastare la diffusione del virus. “L’Inghilterra ha pagato un tributo enorme alla variante B.1.1.7 negli ultimi mesi, con 42mila decessi per Covid-19 solo tra gennaio e febbraio 2021“, sottolinea il coordinatore dello studio, Nick Davies.

    “Nonostante i progressi nel trattamento della Covid-19, abbiamo avuto più decessi nel 2021 che nei primi otto mesi di pandemia nel 2020. Il nostro lavoro aiuta a capire perché. La variante B.1.1.7 è più trasmissibile e la nostra ricerca dimostra che determina più casi gravi. Questo dovrebbe essere di monito per gli altri Paesi che devono restare vigili contro la variante, ormai diffusa in oltre 90 Paesi del mondo”.

    Lo studio su Nature arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di un’altra ricercata pubblicata sul British Medical Journal. Secondo i dati raccolti ed elaborati dagli scienziati delle università di Exeter e di Bristol, la variante inglese potrebbe essere tra il 30% e il 100% più letale. La ricerca pubblicata sul si basa sul confronto dell’incidenza dei decessi tra adulti di età simili e stesse categorie di rischio, contagiati dalla B.1.1.7 o dalle vecchie versioni di coronavirus. In questo caso i ricercatori hanno analizzato i casi tra novembre 2020 e gennaio 2021.

    Il gruppo di lavoro ha analizzato 54.609 coppie virtuali di pazienti, accomunati da età e caratteristiche demografiche, ma colpiti da varianti diverse (quella inglese o varianti precedenti). L’intento era isolare l’effetto sulla mortalità della variante soltanto, ed escludere ogni altro possibile fattore di rischio. Ci sono stati in tutto 227 decessi attribuibili alla variante inglese e 141 legati a ceppi più vecchi.

    Lo studio su Nature
    https://www.nature.com/articles/s41586-021-03426-1

    Lo studio su British medical journal
    https://www.bmj.com/content/372/bmj.n579

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