È stato appena pubblicato il rapporto definitivo dell’ISTAT che illustra l’andamento della mortalità in Italia durante l’anno 2020. I dati sono impressionanti e dimostrano che i decessi avvenuti in Italia durante lo scorso anno hanno superato di poco più di 100.000 unità la media dei decessi avvenuti nel corso dei 5 anni precedenti, corrispondenti ad un eccesso di mortalità medio che su base annuale è stato pari al 15,6%. In pratica è come se la pandemia si fosse portata via una città delle dimensioni di Trento.
Parliamo di decessi in più rispetto al normale e questo ci permette di escludere tutti quei casi di persone che sarebbero comunque morte per altre cause e che talvolta sono state impropriamente conteggiate come “morte per Covid” perché virologicamente positive al momento del decesso.
A fronte dell’eccesso di mortalità registrato dall’ISTAT, il numero di decessi registrati ufficialmente come Covid nel corso del 2020 è stato pari a 75.891 casi. La differenza può essere attribuita ai decessi Covid sfuggiti alle statistiche ed ai decessi indirettamente collegati alla pandemia (persone affette da altre gravi patologie che non sono state curate adeguatamente a causa della situazione di emergenza sanitaria). D'altra parte c'è da tener conto che le varie misure di limitazione della circolazione virale hanno prodotto una minore incidenza di altre cause di morte, come quelle dovute all'epidemia invernale d'influenza.
In media, a livello nazionale, i decessi registrati come Covid sono stati circa ¼ in meno rispetto all’eccesso di mortalità misurato dall’ISTAT, con lievi differenza tra la prima e la seconda ondata.
Durante il periodo ottobre-dicembre 2020, l’eccesso di mortalità registrato a livello nazionale è stato pari a circa 52.000 decessi, mentre i casi registrati ufficialmente come decessi Covid sono stati 39.927.
Ci sono state forti differenze a livello territoriale. Può essere interessante, in particolare, confrontare quanto successo in Trentino ed in Alto Adige nel corso della seconda ondata. Nel precedente rapporto ISTAT erano già stati pubblicati alcuni dati parziali, ma ora grazie ai dati di dicembre, abbiamo un quadro più completo.
Nei mesi di ottobre-dicembre 2020 la Provincia Autonoma di Bolzano ha registrato ufficialmente 504 decessi attribuiti a Covid. Complessivamente l’Alto Adige ha contato 1.603 decessi, il 37,1% in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti. I lutti in eccesso stimati da ISTAT nel trimestre finale del 2020 sono stati 451, meno dei decessi registrati ufficialmente come decessi Covid durante lo stesso periodo di tempo. Questo vuol dire che in Alto Adige sono stati conteggiati come decessi Covid anche casi di persone per le quali il contagio è stato una concausa marginale del decesso oppure che una parte dei decessi Covid hanno - "statisticamente parlando" - sostituito decessi che sarebbero avvenuti per altre cause, come - ad esempio - le complicanze dell'influenza stagionale.
La situazione del Trentino è completamente diversa. La Provincia Autonoma di Trento, che grazie alla sua “autonoma” gestione del conteggio dei contagi è riuscita a rimanere sempre zona gialla durante tutto il periodo ottobre-dicembre 2020, ha registrato nello stesso periodo di tempo 2.127 decessi, 841 in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, a fronte di soli 536 decessi Covid che risultano dalle statistiche ufficiali.
Parliamo di decessi in più rispetto al normale e questo ci permette di escludere tutti quei casi di persone che sarebbero comunque morte per altre cause e che talvolta sono state impropriamente conteggiate come “morte per Covid” perché virologicamente positive al momento del decesso.
A fronte dell’eccesso di mortalità registrato dall’ISTAT, il numero di decessi registrati ufficialmente come Covid nel corso del 2020 è stato pari a 75.891 casi. La differenza può essere attribuita ai decessi Covid sfuggiti alle statistiche ed ai decessi indirettamente collegati alla pandemia (persone affette da altre gravi patologie che non sono state curate adeguatamente a causa della situazione di emergenza sanitaria). D'altra parte c'è da tener conto che le varie misure di limitazione della circolazione virale hanno prodotto una minore incidenza di altre cause di morte, come quelle dovute all'epidemia invernale d'influenza.
In media, a livello nazionale, i decessi registrati come Covid sono stati circa ¼ in meno rispetto all’eccesso di mortalità misurato dall’ISTAT, con lievi differenza tra la prima e la seconda ondata.
Durante il periodo ottobre-dicembre 2020, l’eccesso di mortalità registrato a livello nazionale è stato pari a circa 52.000 decessi, mentre i casi registrati ufficialmente come decessi Covid sono stati 39.927.
Ci sono state forti differenze a livello territoriale. Può essere interessante, in particolare, confrontare quanto successo in Trentino ed in Alto Adige nel corso della seconda ondata. Nel precedente rapporto ISTAT erano già stati pubblicati alcuni dati parziali, ma ora grazie ai dati di dicembre, abbiamo un quadro più completo.
Nei mesi di ottobre-dicembre 2020 la Provincia Autonoma di Bolzano ha registrato ufficialmente 504 decessi attribuiti a Covid. Complessivamente l’Alto Adige ha contato 1.603 decessi, il 37,1% in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti. I lutti in eccesso stimati da ISTAT nel trimestre finale del 2020 sono stati 451, meno dei decessi registrati ufficialmente come decessi Covid durante lo stesso periodo di tempo. Questo vuol dire che in Alto Adige sono stati conteggiati come decessi Covid anche casi di persone per le quali il contagio è stato una concausa marginale del decesso oppure che una parte dei decessi Covid hanno - "statisticamente parlando" - sostituito decessi che sarebbero avvenuti per altre cause, come - ad esempio - le complicanze dell'influenza stagionale.
La situazione del Trentino è completamente diversa. La Provincia Autonoma di Trento, che grazie alla sua “autonoma” gestione del conteggio dei contagi è riuscita a rimanere sempre zona gialla durante tutto il periodo ottobre-dicembre 2020, ha registrato nello stesso periodo di tempo 2.127 decessi, 841 in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti, a fronte di soli 536 decessi Covid che risultano dalle statistiche ufficiali.
L'eccesso
di mortalità registrato in Trentino nel periodo ottobre-dicembre 2020
(+65,4%) è stato, in percentuale, il più alto di tutto il Paese.
Combinando i dati dell'ultimo rapporto ISTAT con quelli di un rapporto precedente è possibile ricostruire la distribuzione mensile dell'eccesso di decessi segnalati in Alto Adige e Trentino durante l'ultimo trimestre 2020:
Notiamo che, nell'arco del trimestre ottobre-dicembre 2020, "mancano" complessivamente 305 decessi (pari a 841 ISTAT - 536
decessi Covid dichiarati) nelle statistiche ufficiali del Trentino: parliamo di 305 decessi
"spariti" in 3 mesi soltanto! Come si giustificano tutte queste morti in più? Erano forse persone che avevano fatto solo il tampone antigenico? Questo non lo potremo mai sapere, così come non siamo fin qui riusciti a sapere quanti sono stati i contagiati in Trentino durante lo scorso mese di novembre.
Sono cifre che fanno riflettere e che ci fanno dubitare sulla scelta del Trentino di eludere le norme nazionali e di non attivare adeguate misure di contrasto alla circolazione virale durante lo scorso mese di novembre.
“Ci sarà pure un giudice a Trento” in grado di fare luce su questa terribile storia?
Sono cifre che fanno riflettere e che ci fanno dubitare sulla scelta del Trentino di eludere le norme nazionali e di non attivare adeguate misure di contrasto alla circolazione virale durante lo scorso mese di novembre.
“Ci sarà pure un giudice a Trento” in grado di fare luce su questa terribile storia?
Andrea Agnelli, presidente della Juventus, oggi ha citato Mario Draghi: “Se non ci muoviamo, rimarremo soli nella illusione di quello che siamo, nell'oblio di quel che siamo stati e nella negazione di quel che potremmo essere”.
RispondiEliminaE ha aggiunto: "Dobbiamo pensare non a interessi particolari delle singole società, ma collettivi".
Covid, Nino Cartabellotta: “La terza ondata è partita e le terapie intensive sono in sofferenza. Le decisioni politiche siano più tempestive”
RispondiEliminaGisella Ruccia - ilfattoquotidiano.it - 8 marzo 2021
“Uno dei problemi fondamentali che ci porta a essere sempre in ritardo nella lotta la virus e che noi oggi vediamo i contagi di circa tre settimane fa. Per questa ragione le decisioni vanno prese in modo tempestivo“. Sono le parole pronunciate dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che spiega: “Avremo almeno 2-3 settimane di incremento della curva, anche se per ipotesi chiudessimo tutto.
In realtà, l’obiettivo della politica doveva essere quello di fare delle chiusure mirate come micro-zone rosse, ma avrebbero dovuto essere molto tempestive. Questa tempestività non c’è stata e il contagio si è allargato alle intere Regioni”.
Il medico aggiunge: “Il pacchetto delle misure, ovvero la tipologia di restrizioni da mettere in campo, è una decisione politica che però deve tenere conto che la coperta è molto corta. Cioè, se si consentono riaperture da una parte, bisogna chiudere dall’altra. Ormai la terza ondata è partita e possiamo dire che si è innescata durante la fase discendente della seconda.
A questo punto, spetta alla politica prendere delle decisioni, perché gli aspetti sociali ed economici sono rilevanti quanto quelli sanitari, tenendo conto però dei problemi di sovraccarico sanitario in alcune regioni”.
Cartabellotta illustra la situazione nazionale: “Quella calma piatta apparente iniziata il 20 gennaio è finita il 16 febbraio. Da due settimane la curva ha cominciato a risalire: dal punto di vista statistico, abbiamo osservato che all’incirca ogni 100 casi positivi 5 vanno in ospedale e 0,5 vanno in terapia intensiva. Quindi, nonostante abbiamo un tasso del 28% nella saturazione delle terapie intensive a livello nazionale, in alcune regioni sono ben oltre la soglia del 30%.
Quanto più gli ospedali si riempiono, tanto più tolgono spazio a pazienti con altre patologie. Si verifica, cioè, la cosiddetta “cannibalizzazione” dei pazienti Covid negli ospedali. L’impatto sulla salute delle persone non dipende soltanto dalla malattia Covid, ma anche dal sovraccarico degli ospedali che questa comporta.
A questo si aggiunga la carenza del personale, anche qui LA COPERTA E’ CORTA: adesso paradossalmente in alcune Regioni chi si occupava di tracciamento e di tamponi, oggi si occupa di vaccini. Questi sono aspetti importanti con cui necessariamente dobbiamo fare i conti e con cui la politica deve parametrare restrizioni e riaperture”.