Ad una settimana dall'ultimo post dedicato a questo argomento, vediamo l'andamento - aggiornato ad oggi 5 settembre - del numero di ricoveri registrati a livello regionale (il dato è quello complessivo di tutti i reparti Covid, incluse le terapie intensive). L'incremento dei ricoveri che si è verificato a partire da circa metà luglio si conferma come un processo diffuso sul territorio nazionale. Anche se oggi i numeri complessivi sono simili a quelli di inizio estate, la situazione è molto diversa a livello territoriale. Lo scorso 20 giugno la Lombardia (linea continua azzurra) ed il Piemonte (linea continua verde) registravano il numero più elevato di ricoveri e da sole coprivano quasi il 70% dei ricoveri italiani. Oggi la loro percentuale dei ricoveri è scesa a circa il 22% (ricordo nelle due Regioni abitano quasi il 24% degli italiani)
Il grafico mostrato qui sotto riporta esplicitamente anche il dato della Puglia (linea continua rossa, non mostrato nei precedenti post) che recentemente ha fatto registrare uno degli aumenti di ricoveri più significativi. Il termine "Resto d'Italia" comprende tutte le altre Regioni/PPAA che non sono citate esplicitamente.
Ricordo che i dati mostrati in figura sono quelli assoluti e non sono normalizzati rispetto al numero di abitanti. Una analisi più accurata dovrebbe tener conto anche di questo parametro, ma comunque non cambierebbe le tendenze mostrate in figura.
In generale possiamo dire che le Regioni più colpite dalla fase acuta dell'epidemia sono quelle che sembrano risentire percentualmente meno degli aumenti fatti registrare durante le ultime settimane, mentre quelle che erano state meno colpite (Veneto incluso) sembrano più esposte alle conseguenze a livello ospedaliero dei nuovi contagi.
Difficile trovare spiegazioni semplici per questo tipo di andamento. Certamente a fine giugno Lombardia e Piemonte dovevano gestire una "coda" significativa di pazienti "lungo-degenti" che erano stati ricoverati molte settimane prima. Purtroppo non sono pubblicamente disponibili informazioni relative alle date di ricovero che permetterebbero di separare questo tipo di pazienti rispetto a quelli più propriamente associati alla recente crescita dei nuovi contagi.
Per tentare una qualche analisi dei dati bisognerà comunque attendere il prossimo mese di ottobre quando si potranno vedere gli effetti (se ci saranno, speriamo di no!) legati alla riapertura delle Scuole (non tanto sugli studenti, ma sui docenti e sui familiari più anziani). Tra l'altro, l'apertura differenziata delle Scuole che avverrà a livello nazionale complicherà ulteriormente la lettura dei dati.
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