domenica 27 settembre 2020

La complessa relazione esistente tra tamponi fatti e contagi trovati

Fin dall'inizio della pandemia di Covid-19 uno dei temi più dibattuti è stato quello dell'utilizzo dei cosiddetti tamponi e del loro numero ottimale. In linea di principio siamo tutti d'accordo sul fatto che più tamponi si fanno, più persone virologicamente positive si trovano, ma come vedremo in questo post la relazione esistente tra il numero di tamponi fatti ed il numero di casi accertati è tutt'altro che lineare. In altre parole, non basta fare molti tamponi, ma bisogna farli alle persone giuste. Se si fanno tamponi a caso si può tranquillizzare l'opinione pubblica sostenendo che si fanno molti tamponi, ma si rischia di non trovare molte delle persone contagiate, impedendo una ulteriore crescita dei contagi.

Per capire meglio il punto, partiamo dalla classificazioni dei diversi scopi affidati ai tamponi che sono alquanto diversi tra loro. Grossolanamente possiamo individuare almeno cinque diverse categorie di tamponi che abbiamo rappresentato in figura con tratti di colore diverso:

Modello semplificato che esprime la relazione tra il numero di tamponi eseguiti (asse orizzontale) ed il numero di nuovi contagi rilevati (asse verticale). Vedi il testo per i dettagli.

 

  1. Tamponi utilizzati per verificare le condizioni delle persone "attualmente positive". Questi tamponi non ci permettono di scoprire nuovi positivi, ma ci danno informazioni sulle condizioni di coloro che erano stati riconosciuti come positivi nelle settimane (talvolta mesi) precedenti. Sappiamo che ci vogliono due tamponi negativi consecutivi per poter essere liberati dai vincoli della quarantena. Il carico di lavoro dipende dal numero di persone attualmente positive. Tale numero era sceso considerevolmente durante l'estate, ma attualmente è di nuovo in forte crescita. Nella figura rappresentiamo questi tamponi come un tratto di colore nero.
  2. Il primo tipo di tamponi veramente "diagnostici" è quello che riguarda le persone che manifestano sintomi. Possono essere persone che si sono presentate al pronto soccorso di qualche ospedale o si sono rivolte al loro medico di famiglia e sono state indirizzate ai centri di somministrazione dei tamponi. Con la riapertura delle Scuole stanno crescendo i casi di studenti che sono rimasti a casa dopo aver manifestato sintomi compatibili con la Covid-19 e devono ricorrere al tampone. L'arrivo delle malattie invernali porterà ad un aumento sensibile delle persone che manifestano sintomi e devono essere sottoposte a tampone. Come conseguenza crescerà sensibilmente il carico dei laboratori di analisi che dovranno essere in grado di analizzare tutti i tamponi fatti. I tamponi fatti ai sintomatici sono rappresentati nel grafico con la retta di colore giallo. Il numero di tamponi da fare è ben preciso e pari al numero di persone che manifestano sintomi. All'inizio della pandemia i tamponi che si facevano erano sostanzialmente solo questi e talvolta neppure tutti quelli necessari. A quel tempo il termine "asintomatico" riecheggiava solo nelle cronache da Vo' Euganeo.
  3. Un secondo caso di tamponi "diagnostici" riguarda la individuazione dei cosiddetti focolai. Si opera a livello concentrico, estendendo l'analisi fino a che il tasso di rilevamento di nuovi positivi non diventi trascurabile. Proprio per questo motivo ci aspettiamo di vedere un effetto di saturazione che è mostrato nel grafico dal tratto di colore blu. Vedete che oltre un certo livello di tamponi (difficile da prevedere a priori) ulteriori tamponi non portano all'individuazione di nuovi positivi. Solo a questo punto possiamo ragionevolmente pensare di aver circoscritto il focolaio (ovviamente non bastano i tamponi se non sono accompagnati da precise e verificate misure di quarantena).
  4. Il tratto rosso della curva rappresenta i cosiddetti tamponi positivi di importazione, fatti cioè a persone che siano appena rientrate da altri territori dove la circolazione del virus sia particolarmente intensa. Parliamo in particolare di persone asintomatiche, perché quelle che manifestano sintomi dovrebbero essere comunque già comprese nella categoria numero 2 (vedi sopra). Il numero di tamponi da eseguire è pari al numero delle persone che sono arrivate da zone a particolare rischio ed è quindi soggetto a forti fluttuazioni (ferie estive, arrivo di lavoratori stagionali, ecc.).
  5. Parliamo infine dei tamponi fatti a persone che, anche se positive, sono comunque asintomatiche (tratto verde tratteggiato della curva). Una categoria particolarmente insidiosa perché portatrice inconsapevole del virus. Se si scelgono le persone a caso (a differenza di coloro che sono collegabili ad un focolaio) la probabilità di trovare casi positivi è piuttosto bassa. Nell'esempio mostrato in figura se passassimo da 5.000 a 10.000 tamponi estendendo in modo non mirato il gruppo di persone analizzate passeremmo da un totale di 72 nuovi contagi a 75 nuovi contagi. Quindi gli ulteriori 5000 tamponi servirebbero per trovare meno del 5% del totale di positivi. Un chiaro spreco di tempo e denaro. Fare tamponi "a tappeto" ha senso solo per scopi preventivi. Parliamo ad esempio del personale delle RSA e della Sanità o delle persone che si devono ricoverare in ospedale per cause non Covid. In questi casi, eventuali positivi asintomatici potrebbero fare grossi danni portando il virus all'interno di comunità particolarmente fragili. Un altro esempio riguarda alcuni settori lavorativi conosciuti come "ad alto rischio di focolaio" come, ad esempio quello delle carni. Se in estate in Trentino fossero stati fatti adeguati controlli preventivi in tali aziende sarebbe stato possibile ridurre drasticamente l'incidenza dei focolai trovati recentemente (e non ancora completamente risolti) che sono la vera ragione per cui il Trentino è attualmente segnalato a livello nazionale ed europeo come uno dei territori italiani a circolazione più elevata del virus. Ha quindi molto senso fare tamponi "preventivi" che talvolta ci permettono di individuare anche delle persone asintomatiche, purché siano finalizzati ad uno scopo ben preciso. Non avrebbe invece molto senso mettersi all'uscita dei supermercati per sottoporre a tampone un campione casuale della popolazione (che comunque - scelto in questo modo - tanto "casuale" non sarebbe!).
Purtroppo, sulla base dei dati corrrentemente distribuiti dalle Regioni/PPAA non è possibie dedurre quale sia l'effettiva suddivisione dei tamponi fatti tra i cinque diversi scopi evidenziati qui sopra. Oltre ai tamponi viene indicato il numero di persone che sono state sottoposte a tampone e questo ci fornisce una idea (piuttosto incerta) di quanti potrebbero essere i tamponi di categoria 1. Ad esempio, se un dipendente di una RSA viene periodicamente sottoposto a tampone per verificare che non sia diventato positivo asintomatico, i tamponi oltre il primo non concorrono a far aumentare il numero delle persone osservate e quindi si confondono con quelli utilizzati per gli attualmente positivi.

Osserviamo che nell'ipotetico campionamento schematizzato in figura il numero di tamponi positivi sarebbe pari all'1,44% del totale dei campioni fatti, un numero vicino a quelli che attualmente vediamo in Italia. Tale percentuale sale all'1,8% se escludiamo dal computo i tamponi di categoria 1 (quelli dedicati al monitoraggio degli attualmente positivi). Tuttavia se andiamo a vedere le cose nel dettaglio, la percentuale sale al 5% per il monitoraggio dei sintomatici ed al 4% nel caso dei focolai. Scende all'1,25% per i casi di importazione ed è pari solo allo 0,1% nella ricerca casuale di asintomatici. Se, pur mantenendo costante il numero complessivo dei tamponi, dimezzassimo il numero di tamponi dedicati ai sintomatici (ad esempio, alzando il livello dei sintomi per i quali viene garantito il tampone)  e dedicassimo più tamponi ai focolai (ben oltre quelli effettivamente necessari) e agli asintomatici cercati in modo casuale, misureremmo certamente un numero di contagi inferiore e le cifre apparirebbero meno preoccupanti, ma non faremmo un buon lavoro. Una scelta di questo tipo porterebbe ad una rapida crescita della circolazione del virus che prima o poi verrebbe evidenziata.

Il modello che vi ho presentato è estremamente semplificato e non ha alcuna pretesa di descrivere in termini quantitativi quello che succede quotidianamente a livello di somministrazione dei tamponi. Spero comunque di essere riuscito a convincervi che parlare del numero totale dei tamponi non è suffciciente per valutare l'efficacia dell'azione di ricerca e prevenzione del contagio.

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