In un articolo apparso su Il Sole 24Ore Marzio Bartolani riporta del sostanziale flop dei cosiddetti test rapidi salivari, quelli cioè che sono basati sull'analisi della saliva. Rispetto ai test tradizionali (fatti in laboratorio con la tecnica RT-PCR) e a quelli rapidi già in uso da tempo negli aeroporti italiani (basati sulla ricerca di antigeni), i test salivari si distinguono perché non hanno bisogno del prelievo con tampone naso-faringeo (operazione che deve essere comunque affidata ad una persona che abbia un minimo di addestramento), ma analizzano direttamente un campione di saliva. Secondo alcuni, questi test sarebbero stati l'arma definitiva per lo svolgimento di screening di massa, ma purtroppo si sono rilevati altamente inefficienti (parliamo in particolare di quelli veramente rapidi che danno la risposta nel giro di pochi minuti senza bisogno di passare attraverso uno strumento di laboratorio). Purtroppo le prove effettuate allo Spallanzani hanno mostrato che il livello di accurateza è molto basso, probabilmente anche perché quando si analizza la saliva la concentrazione del virus può subire ampie variazioni temporali legate a probemi di diluizione.
Da molti mesi è in atto - a livello mondiale - una ricerca affannosa per lo sviluppo di sistemi di rilevazione del virus che soddisfino i quattro parametri fondamentali validi per qualsiasi sistema diagnostico: accuratezza, sensibilità, rapidità di risposta e facilità d'uso. A questi si aggiunge anche il fattore costo che non è indifferente visto che la richiesta potenziale per questi dispositivi ammonta a valori incredibilmente alti ed è destinata a rimanere a tali livelli fino a che la pandemia continuerà ad imperversare a livello mondiale. In alcuni casi, dietro agli annunci si nascondevano situazioni poco chiare che potevano adombrare l'esistenza di veri e propri tentativi di truffa. Ma molti dei prodotti che appaiono sul mercato sono il frutto di lavori seri anche se non dobbiamo mai dimenticare l'antico detto genovese che riporto nel titolo di questo post.
Sciuscia e sciurbì no se peu tradotto in italiano dal mio dialetto nativo genovese vuol dire che non si può - contemporaneamente - succhiare e soffiare. Concetto semplice quanto ovvio che si applica anche a qualsiasi sistema di misura. I quattro parametri che abbiamo citato sopra (accuratezza, sensibilità, rapidità di risposta e facilità d'uso) non possono essere soddisfatti tutti al meglio contemporaneamente. Ciascun metodo di misura deve essere ottimizzato trovando il giusto compromesso tra le diverse esigenze. Per sperare di realizzare un vero salto di qualità ovvero un miglioramento di uno o più parametri senza peggiorare gli altri bisogna introdurre una forte innovazione legata alla metodologia di misura oppure bisogna lavorare sulla procedura di misura. In quest'ultimo caso possono essere di grande aiuto tecniche come la robotica e l'intelligenza artificiale che permettono di eseguire la misura in modo molto più efficace di quanto non si riesca a fare con procedure semi-automatiche. Purtroppo queste tecniche funzionano bene in laboratorio quando si tratta una grande quantità di campioni, ma non sono adatte per i kit fai da te a basso costo di cui tutti vorremmo disporre. Questo ci induce a trattare con una certa prudenza gli annunci di soluzioni più o meno "miracolose".
Anche se non avremo soluzioni miracolose ci sono comunque tanti piccoli passi che ci possono aiutare a definire una strategia efficace per l'individuazione ed il contenimeno dei contagi. Mi riferisco, in particolare, all'utilizzo integrato delle analisi molecolari (tamponi tradizionali) con i test rapidi basati sulla ricerca di antigeni. Per migliorare le operazioni di screening su specifiche comunità (ad esempio lavoratori di industrie ad alto rischio (vedi macelli) o comunità scolastiche) si può pensare all'impiego di tecniche di pool testing, così come all'utlizzo di laboratori mobili che riducano drasticamente i tempi morti legati alla raccolta ed al trasporto dei campioni. Nessuna di queste soluzioni è di per sé risolutiva, ma se integrata in una strategia organica può aiutare a migliorare la situazione.
Purtroppo, almeno fino ad oggi, In Trentino di strategie organiche per l'individuazione ed il contenimento dei contagi ne ho viste poche. I numeri dei contagi stanno a dimostrare le carenze fin qui esistenti. Speriamo che in futuro vengano accolti i pressanti appelli che vengono dalle categorie produttive, dal mondo della Scuola e dagli Ordini professionali e che una strategia efficace sia messa in campo al più presto anche in Trentino
Personalmente penso sia giusto ricordare che il Trentino Alto Adige è comunque alla data in testa alla classifica dei casi testati in rapporto alla popolazione residente.
RispondiEliminaPossiamo e dobbiamo fare di più sicuramente ma anche le restanti regioni devono migliorare.
CASI TESTATI x 100.000 abitanti
17471 P.A. Trento
16374 P.A. Bolzano
15423 Valle d'Aosta
14511 Veneto
14373 Friuli Venezia Giulia
14275 Emilia-Romagna
13123 Umbria
12791 Molise
12532 Toscana
12316 Lombardia
11950 Basilicata
11539 Lazio
10109 Liguria
9651 Calabria
9500 Piemonte
9306 Abruzzo
9142 Marche
9092 Sardegna
6808 Puglia
6628 Sicilia
6034 Campania
10696 ITALIA ( media nazionale)