La stampa internazionale ha dato ampio rilievo ad un articolo di prossima pubblicazione (N.C. Kang et al, "Transmission of Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 During Long Flight", EID 26 (11) 2020) nel quale si riferisce di un caso di un "supercontagio" che sarebbe avvenuto nello scorso mese di marzo durante un volo intercontinentale Londra-Hanoi. Malgrado la presenza del potente impianto di ricircolo e sanificazione dell'aria, una sola passeggera sistemata in business class avrebbe contagiato altre 15 persone. Da notare inoltre che altri 28 altri passeggeri non sono stati rintracciati perché una volta arrivati ad Hanoi hanno proseguito il viaggio verso altre destinazioni internazionali e quindi i contagi potrebbero essere stati ancora di più. Il tutto avveniva quando l'obbligo della mascherina durante i voli non era stato ancora introdotto. Non parliamo di uno stipatissimo volo low-cost, ma di viaggio in business dove gli spazi sono molto ampi e confortevoli. Potrebbe essere un segnale della pericolosità potenziale dei lunghi voli intercontinentali quando i passeggeri stanno assieme per molte ore, da cui potrebbe seguire una raccomandazione a stabilire standard più elevati per il ricircolo e la sanificazione dell'aria.
La giornalista Silvia Turin ci fa notare alcuni limiti dello studio che gli Autori correttamente espongono nel loro paper, ma che sono stati completamente cassati in altri articoli di stampa. In particolare, non è stata fatta alcuna analisi genetica dei campioni di virus trovati nei contagiati, l'unica che potrebbe provare con certezza l'esistenza di una catena diretta di contagi (si veda ad esempio un simile articolo che riferisce di 4 casi di Covid-19 legati ad un volo Boston-Hong Kong). I dati devono essere letti con cura perché alcune delle persone coinvolte potrebbero essere state vittime di un contagio "secondario" dovuto ad un contagiato in volo che ha trasmesso il contagio alla sua cerchia di parenti/amici dopo l'arrivo in Vietnam (ad esempio, il marito contagiato in volo che successivamente contagia la moglie che volava con lui, ma non era stata direttamente contagiata). Una indicazione in tal senso è data dalla distribuzione della data di insorgenza dei sintomi nei contagiati che è sbilanciata verso tempi nettamente superiori rispetto alla tipica media di circa 5 giorni. Parliamo di una dato statistico e quindi di probabilità. Non possiamo escludere che tutti i contagi siano avvenuti in volo, ma è più probabile che una parte dei contagi sia avvenuta nei giorni successivi. Questa osservazione non ci fa dire che il contagio in volo non sia avvenuto, ma potrebbe ridimensionare l'importanza dell'evento. Ricordando che a quei tempi le mascherine non si usavano, anche l'allarme sulla sicurezza dei lunghi voli intercontinentali potrebbe essere quantomeno ridimensionato. Senza considerare che l'uso sistematico di test rapidi ai passeggeri in partenza potrebbe ulteriormente abbassare il livello di rischio.
P.S. A causa delle conseguenze economiche dela pandemia, le compagnie aeree hanno drasticamente ridotto il numero dei voli intercontinentali. Se il rischio non vi spaventa e volete comunque provare l'ebbrezza di un lungo volo, potete sempre comprare un biglietto per uno dei flight to nowhere (volo verso il nulla) che vanno di moda adesso.
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