In questi giorni di settembre, in attesa di vedere cosa succederà con l'ormai imminente riapertura delle Scuole, è in corso una accanita discussione sull'esistenza o meno di una "seconda ondata dell'epidemia". Le opinioni sono discordanti, ma se analizziamo accuratamente le diverse posizioni è facile verificare che spesso le persone parlano di seconda ondata riferendosi a cose diverse. Il termine ha avuto un grande successo a livello comunicativo, ma non c'è una definizione universalmente accettata di cosa sia una vera e propria seconda ondata. Provo a darne una, senza pretesa di completezza. A mio avviso, si può parlare di seconda ondata se sono soddisfatte le seguenti condizioni: a) la prima ondata si sia sostanzialmente esaurita e b) i contagi registrati nella seconda ondata siano confrontabili (o maggiori) rispetto alla prima ondata. Se le due condizioni non sono soddisfatte, si dovrebbe più propriamente parlare di "rimbalzo" della prima ondata piuttosto che di una seconda ondata vera e propria.
Per quanto riguarda la prima condizione, a inizio luglio eravamo scesi ad un livello di 100-200 contagi giornalieri. Inoltre questo dato conteneva anche numerosi falsi positivi dovuti a coloro che dopo un test sierologico positivo, risultavano positivi anche al tampone a causa della presenza di frammenti di virus. Si trattava insomma di persone che avevano contratto la Covid-19 molte settimane/mesi prima e che non erano più malate e tanto meno contagiose. Difficile dire quanti fossero questi falsi positivi. Insomma, non eravamo arrivati alla situazione di "contagio zero", ma c'eravamo abbastanza vicini.
In questo inizio di settembre contiamo giornalmente oltre 1000 nuovi contagi. A parte le prevedibili riduzioni associate al week-end, oggi viaggiamo intorno ai 100.000 tamponi al giorno. a fine marzo se ne facevano circa 25.000 al giorno, di cui il 20% nel solo Veneto. In pratica venivano sottoposti a tampone solo coloro che arrivavano in ospedale, spesso in condizioni medio-gravi. L'analisi sierologica fatta in Italia all'inizio dell'estate ha rilevato che il numero di persone che erano entrate a contatto con il virus erano sei volte quelle risultate positive al tampone. Oggi si fanno molti più tamponi e si cerca di tracciare i singoli casi di contagio, individuando un gran numero di asintomatici e pauci-sintomatici che erano assolutamente sconosciuti a marzo-aprile. In conclusione, i 5000 casi che venivano mediamente evidenziati a fine marzo, sarebbero stati 25.000 - 50.000 casi se anche allora fosse stato possibile monitorare lo sviluppo dell'epidemia con la stessa efficacia dimostrata oggi. Ammesso e non concesso che il sistema sanitario italiano riesca a seguire la futura evoluzione dell'epidemia con un numero adeguato di tamponi, prima di parlare di seconda ondata, ritengo che dovremmo arrivare ad almeno 10.000 nuovi contagi giornalieri.
Concludo, mostrando un caso che - secondo il mio parere - è classificabile come una vera e propria seconda ondata. Mi riferisco, in particolare, all'andamento dell'epidemia fatto registrare in Israele:
Nuovi contagi (grafico arancione, sopra) e decessi (grafico rosso, sotto) registrati in Israele. Tratto da: https://statistichecoronavirus.it/statistiche-coronavirus-israele/ |
Aldilà della singolarità registrata nella statistica dei decessi lo scorso 19 agosto (chiaro effetto conguaglio di eventi accaduti in precedenza), si nota chiaramente - sia per i contagi che per i decessi - la presenza di due picchi ben distinti, separati da un periodo durante il quale i nuovi contagi si erano sostanzialmente azzerati.
La situazione italiana, per quanto preoccupante, è ancora molto lontana da quella di Israele. Auguriamoci di riuscire a tenerla sotto controllo e di non dover parlare di una seconda ondata anche in Italia.
Non credo di aver letto articoli in lingua italiana che parlino della stima dell’incidenza dei contagi Covid-19 ( con intervalli e gradi di affidabilitá delle stime) pur avendo un numero di tamponi significativo per quanto riguarda i casi testati su una popolazione di circa 60 milioni di abitanti .
RispondiEliminaSarebbe interessante capire concretamente quanto cambia la stima della reale incidenza triplicando i tamponi come è stato ipotizzato qualche giorno fa. Mi rendo conto che il campione non è ad estrazione casuale ma è comunque pilotato da chi controlla da vicino l’epidemia e questo forse puó per certi aspetti complicare la valutazione sotto il profilo statistico. Certo sarei curioso di avere qualche informazione in piú su questo argomento.
I casi ritrovati dipendono essenzialmente dalle strategie adottate per la ricerca dei positivi. Non fare abbastanza tamponi rientra nella cosiddetta "strategia minimalista" che talune Regioni ancora adottano (si aspettano i sintomatici e si traccia un numero minimo di loro contatti). In questo modo i nuovi positivi si "riducono" e si può far passare l'idea che il territorio sia a bassa prevalenza.
RispondiEliminaLa stima di 300.000 tamponi al giorno da rendere disponibili nei prossimi mesi è stata fatta tenendo conto dei falsi allarmi generati dalle malattie invernali prossime venture. Si tratta comunque di un numero ancora "esiguo" rispetto alla popolazione. Per fare la cosiddetta "pesca a strascico" ovvero applicare i tamponi a caso sperando di avere una stima attendibile della diffusione del contagio bisognerebbe farne molti di più. Sarebbe uno spreco di tempo e risorse.
Diverso il discorso se si applicassero ad un campione significativo della popolazione (come si fa con i sondaggi politici o con gli ascolti televisivi). Ma qui il problema è quello già visto con i test sierologici: c'è una grossa parte della popolazione restia a sottoporsi al tampone, timorosa di rimanere bloccata in quarantena per un tempo che potrebbe essere molto lungo. Questo introduce un bias di cui è molto difficile tenere conto.
Tamponi periodici e mirati sono invece utili per monitorare lavoratori a rischio (sanitari, RSA, lavoratori di taluni impianti industriali, comunità esposte ad uno scambio intenso con regioni del Mondo dove la pandemia è, al momento, particolarmnete intensa).