Quando le Autorità politiche e sanitarie trentine parlano della pandemia di Covid-19 sento spesso ripetere slogan privi di fondamento. Un elemento comune è quello che il Trentino "farebbe meglio degli altri". In realtà, come ho dimostrato abbondantemente in questo blog il Trentino, durante la prima ondata, ha avuto numeri tra i peggiori di tutto il Nord-Italia, specialmente per quanto riguarda le RSA. Il Trentino non si è distinto neppure per trasparenza perché molte volte i dati non sono stati comunicati in forma completa e talvolta (ricordate la furbata dei cinque giorni?) i dati li ha platealmente taroccati (salvo poi dover fare il ben noto conguaglio).
Adesso ci raccontano che "Dai dati emerge anche una realtà che è capace di tenere monitorata
l'epidemia ... con tamponi e contact
tracing. Su quest'ultimo fronte (la tracciatura dei contatti) la
Provincia di Trento è ai vertici nazionali". Ma parliamo della stessa Provincia di Trento che per stessa ammisssione di un alto dirigente sanitario pochi giorni fa riconosceva di non essere più in grado di fare contact tracing, con i positivi al test rapido antigenico che vengono sistematicamente abbandonati a sè stessi per almeno una settimana prima di poter fare il tampone molecolare? Parliamo della stessa Provincia di Trento dove ogni giorno si segnalano nuovi problemi nelle RSA? Parliamo della stessa Provincia di Trento dove il 10% degli attualmente positivi è ricoverato in ospedale, contro un valore medio nazionale che è quasi la metà?
Il momento è certamente difficile e tra un po' quei dirigenti politici e sanitari che hanno passato l'estate senza prepararsi per il possibie arrivo della seconda ondata, ci racconteranno che siamo i più bravi d'Italia, ma che in Trentino è arrivato uno tsunami imprevedibile.
Mi permetto di consigliare a tutti, politici e tecnici, di rilasciare meno dichiarazioni prive di fondamento ed interviste auto-assolutorie, concentrandosi sul lavoro che è necessario fare per recuperare il tempo perduto.
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