mercoledì 18 novembre 2020

Segnalazione: perché l'italia è uno dei Paesi dove la letalità della Covid-19 è più alta?

Vi segnalo un interessante articolo apparso sul Corriere della Sera dove vengono illustrati i risultati di uno studio sviluppato dalla Johns Hopkins University di Baltimora, nel quale si segnala che l'Italia (e, aggiungo io, in particolare il Trentino) è uno dei Paesi al mondo dove la letalità da Covid-19 è particolarmente elevata.

L'indice di letalità è - lo ricordo - il rapporto tra decessi e numero di contagi. Sappiamo che questo indice cresce sensibilmente all'aumentare dell'età dei pazienti, soprattutto in presenza di una o più patologie pregresse che rendano il paziente particolarmente vulnerabile.

A parte le considerazioni sulla efficacia dei diversi sistemi sanitari nazionali, l'osservazione più ovvia è che la stima dell'indice di letalità sia maggiore in Italia a causa di una grave sottostima del numero di contagi. Questo è esattamente quello che sta accadendo durante questo mese di novembre in Trentino. Ma se guardiamo al dato nazionale dei tamponi fatti in diversi Paesi europei notiamo che, almeno come numero complessivo, non ci sono differenze tali da spiegare le forti disparità presenti a livello di indice di letalità. Naturalmente bisogna ricordare che non basta osservare il numero complessivo di tamponi fatti perché sappiamo che la relazione tra il numero di tamponi fatti ed il numero di nuovi contagi è fortemente non-lineare. Oltre al numero di tamponi bisognerebbe sapere quale sia stato il loro effettivo utilizzo. Paradossalmente se facessi la maggior parte dei tamponi ad una parte della popolazione dove il virus circola relativamente poco, trascurando coloro che si trovano all'interno di forti focolai, otterrei un basso rapporto positivi/tamponi, ma sottostimerei gravemente il numero dei contagiati.

Qualcosa andrebbe detto anche a proposito del numeratore che appare nella frazione con cui si calcola l'indice di letalità. C'è una certa ambiguità quando si definiscono i criteri per considerare la Covid-19 come causa di morte. Lo abbiamo discusso varie volte in questo blog. Dire che la Covid-19 è stata una concausa - non determinante - del decesso è un modo forbito per sostenere che "tanto sarebbero morti entro poche settimane". Una analisi più accurata della letalità della pandemia dovrebbe verificare se i decessi attribuiti a Covid-19 in un determinato Paese coincidano con l'eccesso di mortalità generale registrato negli stessi Paesi in coincidenza con l'arrivo delle ondate epidemiche.  Ad esempio, nel caso dell'Italia sappiamo che, almeno per la prima ondata, il numero di morti "ufficiali" era stato sottostimato rispetto a quelli effettivi. Lo stesso era accaduto nel piccolo Trentino dove i decessi ufficiali nelle RSA erano decisamente inferiori rispetto a quelli effettivi. Immagino che situazioni di questo tipo siano accadute anche altrove (per mia conoscenza diretta, certamente in Francia). 

In conclusione, confrontare gli indici di letalità basandosi sui dati ufficiali dei decessi e dei contagi presuppone che si compia un "atto di fede" nei confronti delle statistiche ufficiali che - a mio avviso - non ha basi abbastanza solide. Tra qualche anno, quando questa pandemia tornerà ad essere solo un argomento di studi accademici nel campo dell'epidemiologia, sarà forse possibile fare una estesa analisi di consistenza dei dati e verificare le molte incongruenze presenti nelle statistiche ufficiali. 

Qui mi limito ad un piccolo suggerimento che potrebbe essere utile, anche a livello locale, per incominciare a capire meglio cosa stia succedendo. Tutti i giorni attendiamo con ansia di conoscere il dato aggregato dei nuovi contagi cercando di capire se e quando questa benedetta curva inizierà davvero a scendere. Bisognerebbe sapere qualcosa di più sulla distribuzione d'età dei nuovi contagiati. Non ci vuole molto lavoro per ricavare questa informazione:  ogni paziente è identificato tramite una tessera sanitaria ed in automatico è possibile estrarre per ogni nuovo contagiato informazioni come l'età e la eventuale presenza di altre patologie.

Un esempio concreto: mappa dell'età dei contagiati in Germania elaborata da RKI. I dati completi li trovate in http://www.rki.de/covid-19-altersverteilung

A livello comunicativo, si potrebbe introdurre una sorta di "indice di vecchiaia dei contagiati" (ad esempio la percentuale dei nuovi contagi - tutti i contagi naturalmente - che riguarda persone con 70 o più anni). Mi aspetto che ci sia una forte correlazione tra l'indice di letalità e questo indice di vecchiaia dei contagiati. Conoscere questa informazione permetterebbe anche di confrontare con maggiore accuratezza i dati di territori diversi.








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