Vi segnalo un interessante articolo nel quale si fa il punto su alcune pubblicazioni scientifiche che sono apparse recentemente nelle quali si mette in evidenza una possibile correlazione tra i danni alla salute prodotti dalla pandemia ed il livello di inquinamento atmosferico.
L'argomento era stato discusso anche in questo blog negli scorsi mese di marzo e aprile, segnalando lo studio sull'impatto sulla salute nei Paesi europei dovuto all'inquinamento atmosferico ed il primo studio apparso specificatamente dedicato alla possibile relazione tra inquinamento e mortalità della Covid-19.
Da un punto di vista scientifico, mi preme sottolineare che tutti gli studi fin qui apparsi sono di tipo osservazionale e mettono in evidenza correlazioni ben precise, ma non sono in grado di spiegare i meccanismi biologici e fisico-chimici che possono essere alla base degli effetti osservati. I dati basati su semplici correlazioni, anche se molto evidenti, devono essere maneggiati con grande attenzione perché ci potrebbero essere anche delle correlazioni "occasionali" che non sono legate a fattori reali.
Purtroppo gli esperimenti che si dovrebbero fare per ottenere risposte più affidabili non sono eticamente accettabili: bisognerebbe esporre alla stessa quantità di virus in maniera controllata due gruppi di persone, uno in presenza di inquinamento atmosferico ed uno in assenza di inquinamento, e vedere se ci sono differenze statisticamente significative a livello di probabilità di contagio e di intensità dei sintomi. Se anche qualche Paese poco rispettoso dei diritti umani avesse condotto esperimenti di questo tipo, non lo renderebbe certamente noto.
Dobbiamo quindi accontentarci degli studi di natura osservazionale, con il margine di incertezza che questo tipo di studi comporta. Questa - a mio avviso - non è comunque una buona scusa per evitare di agire prontamente per migliorare la qualità dell'aria (indipendentemente dalla Covid-19 che prima o poi passerà).
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