domenica 15 novembre 2020

Perché - a mio parere - i test antigenici di massa servono a poco

L'Alto-Adige e la vicina Austria hanno più o meno simultaneamente annunciato l'intenzione di effettuare test antigenici di massa su gran parte della popolazione per misurare l'effettiva circolazione del virus. Analoghi screening di massa sono stati già fatti in Paesi come l'Islanda o il Lussemburgo, mentre in Gran Bretagna è stata annunciata con grande enfasi l'intenzione di realizzare fino a 10 milioni di test antigenici al giorno.

Nella comunità scientifica si sentono fiere discussioni tra chi sostiene l'utilità di tali azioni e chi invece ne sottolinea i limiti. Personalmente - come si vede dal titolo di questo post - sono più propenso ad adottare questa seconda posizione, ma poiché l'argomento è ancora oggetto di forte dibattito credo sia utile evidenziare i pro ed i contro di tali iniziative, lasciando che i lettori possano trarre le conclusioni che riterranno più opportune. Premetto che quando si discute di screening di massa, gli aspetti puramente tecnici si incrociano con quelli politici, economici e sociali. Procedo con ordine, senza pretendere di essere esaustivo:

  1. Dal punto di vista delle percezione sociale della pandemia, uno screening di massa serve a far capire a tutti la gravità della situazione e questo è un fatto positivo perché sappiamo quanto il comportamento dei singoli sia determinante per garantire il successo di qualsiasi misura di contenimento della circolazione del virus. Meglio un coinvolgimento di massa piuttosto che riempire i telegiornali con le drammatiche immagini degli ospedali o degli obitori, anche perché molti sono ancora convinti che "tanto muoiono solo i vecchi che sarebbero morti comunque entro poche settimane".
  2. I costi dell'operazione sono significativi, ma non proibitivi e comunque certamente trascurabili rispetto ai costi sanitari ed ai danni economici generati dalla pandemia. Nel caso dell'Alto-Adige parliamo di una spesa di circa 2 milioni di Euro per l'acquisto dei test a cui si vanno ad aggiungere i costi di personale necessari per gestione l'operazione.
  3. Dal punto di vista politico l'operazione garantisce comunque un ritorno ai governanti che dimostrano concretamente la voglia di fare tutto il possibile per arginare la progressione della pandemia. Pochi elettori sono in grado di giudicare quale sia l'efficacia dell'azione stessa e si possono sempre relegare in un angolo tacciandoli di essere dei Signor No.
  4. Anche dal punto di vista della promozione del territorio l'operazione può essere ben "venduta". Un territorio turistico come l'Alto-Adige potrà richiamare turisti anche in questa difficile stagione assicurando di avere affrontato la pandemia nel modo migliore possibile, magari offrendo un test gratuito anche ai turisti che decideranno di soggiornare in Alto-Adige. Sempre meglio che nascondere i dati dei nuovi contagi sotto il tappeto come si fa in Trentino, con il rischio di fare successivamente brutte figure a livello nazionale come successe a proposito dei "5 giorni" dello scorso maggio.
  5. Dal punto di vista tecnico il punto dirimente è: quale strumento analitico si utilizza?. Difficile pensare di usare i tamponi molecolari (RT-PCR): sono troppo costosi e richiedono troppo tempo per avere i risultati. Molto meglio usare un tampone rapido antigenico che - lo ricordo - è veloce, ma molto meno sensibile rispetto al tampone molecolare. I tamponi antigenici funzionano abbastanza bene con i casi sintomatici, mentre servono a poco per individuare i positivi asintomatici (o pre-sintomatici). Il problema, legato alla bassa sensibilità, è che la carica virale delle persone postive varia rapidamente nel tempo. Per un sintomatico, sappiamo che se facciamo il tampone antigenico immediatamente dopo la comparsa dei sintomi, la carica virale è ancora alta ed il tampone antigenico funziona bene, anche se è meno sensibile rispetto al tampone molecolare. Lo stesso discorso non si può fare per un asintomatico (o per un pre-sintomatico). In pratica "peschiamo a caso" e solo se intercettiamo la persona nel momento in cui ha una carica virale abbastanza alta c'è speranza che il tampone antigenico diventi positivo. Altrimenti c'è il rischio di avere un falso-negativo. Lo screening di massa realizzato una-tantum permette di individuare (ed isolare) solo una parte delle persone potenzialmente contagiose. In altre parole, se magicamente riuscissi a fare il tampone antigenico a tutti gli italiani isolando i positivi, lascerei comunque in circolazione centinaia di migliaia di persone potenzialmente contagiose che sono risultate false-negative. In estrema sintesi, lo screening di massa aiuterebbe, ma non sarebbe risolutivo per spegnere la progressione della pandemia.
  6. Dal punto di vista pratico, le informazioni raccolte tramite uno screening di massa fatto con test antigenici sono simili a quelle che si potrebbero ottenere garantendo in tempi brevissimi l'effettuazione del tampone rapido antigenico a tutti coloro che manifestano sintomi (con gli asintomatici sono soldi buttati). Purché poi le persone trovate positive siano inserite tra i contagi ufficiali, siano seguite dal punto di vista sanitario e non rimangano in una sorta di limbo in attesa di ritornare virologicamente negative, esattamente come succede attualmente in Trentino.
  7. Se ci sono risorse, forse è meglio  usarle per garantire in tempi brevissimi i tamponi rapidi antigenici durante tutta la stagione invernale, anche quando saliranno i falsi allarmi dovuti all'influenza. Uno screening di massa, fatto oggi e non ripetuto, ci fornirebbe informazioni limitate nel tempo, utili forse per produrre qualche pregevole pubblicazione accademica, ma di limitato impatto nella lotta contro la pandemia.
  8. Concludo con un elemento di carattere sociale che, almeno in Europa, non va mai sottovalutato. Tutte queste operazioni di screening non sono mai coercitive e avvengono sulla base dell'adesione volontaria dei cittadini. Ci sono intere categorie di cittadini (ad esempio, giovani in buone condizioni di salute che non abbiano una fonte di reddito garantita)  che trarrebbero un grave danno nel caso in cui fossero trovati virologicamente positivi e costretti alla quarantena. Potrebbero pensare: "meglio nascondere i sintomi e tornare appena possibile alla vita consueta". Non tutti i cittadini sono disposti a mettere il bene collettivo davanti al proprio interesse. Io ne prendo atto e non voglio giudicare nessuno. Considerate comunque che un conto è fare uno screening di massa in Cina (dove se non ti presenti viene a prenderti la polizia a casa) ed un conto è farlo in Europa. Il flop dei test sierologici di massa tentati in Italia ad inizio estate, rifiutati da oltre la metà delle persone invitate a partecipare, dovrebbe insegnarci qualcosa. Può darsi che in Alto-Adige ed in Austria il senso civico sia maggiore: vedremo.

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