giovedì 5 novembre 2020

I furbetti dell’indicator(ino)

Arrivati in un modo o nell’altro al nuovo DPCM, in attesa che l’Istituto Superiore di Sanità pubblichi i dati aggiornati allo scorso 28 ottobre relativi alle stime dell’indice di trasmissione del contagio, vi anticipo le stime aggiornate basate sul piccolo calcolo di cui vi avevo scritto già qualche giorno fa.
Stima empirica dell’indice di trasmissione del contagio R calcolato a livello nazionale, confrontato con i dati ufficiali dell’ISS


Tra poco vedremo se la stima fatta una settimana fa per la data del 28 ottobre aveva senso. Nel frattempo vi anticipo la stima aggiornata a ieri 4 novembre che mostra una moderata discesa dell’indice R (che comunque si trova ancora saldamente al di sopra del livello di guardia).

Dopo l’estenuante gara del cerino acceso portata avanti da Regioni/PPAA e Governo nazionale, qualcuno si accorge di essersi scottato. Ed ecco il governatore Fontana che, sfoderato lo spadone di Alberto da Giussano, inveisce per quello che sarebbe stato “uno schiaffo ai Lombardi”. Certo ritrovarsi in zona rossa mentre la Campania dell’istrionico Governatore De Luca è stata inserita in zona gialla non deve avere fatto molto piacere a coloro che un mese si illudevano che questo secondo giro della pandemia fosse solo un problema del Centro-Sud. Ma bastava guardare i dati per rendersi conto che da qualche giorno la situazione stava cambiando.

Andamento del numero dei nuovi contagi settimanali (linee continue) e dei ricoveri ospedalieri nei reparti Covid (linee tratteggiate) per la Lombardia (punti blu) e la Campani (punti rossi). Tutti i dati sono normalizzati rispetto ad un campione di 100.000 abitanti. Si nota l’incrocio delle curve avvenuto poco dopo la metà di ottobre. L’attuale tendenza della Lombardia è più critica soprattutto per quanto riguarda l’incremento dei ricoveri. Ovviamente questo dato va confrontato con l’effettiva disponibilità di posti letto nelle due Regioni.
 
Tornando al quadro nazionale generale, ci sono diverse sorprese. Ad esempio il fatto che l’Alto-Adige sia stato classificato come zona “gialla” mi pare abbastanza indicativo della scarsa affidabilità del modello adottato. Consola il fatto che il Governatore Kompatscher abbia mantenuto i provvedimenti locali adottati per la città di Bolzano e numerosi altri comuni dichiarando: "Non serve a nulla rincorrere la pandemia, ma servono provvedimenti drastici e immediati per spezzare l’onda, per poi poter ripartire il prima possibile". Finalmente uno che l'ha capita!
 
In generale, ci sono due ordini di problemi: a) la scelta dei dati da elaborare,  le metodologie di analisi ed il peso dato a ciascun indicatore b) l’inaffidabilità del metodo di raccolta dei dati che è affidato alle singole Regioni/PPAA senza alcun controllo da parte del Ministero della Salute e senza alcuna sanzione anche in caso di gravi inadempienze.

Non vi ripeto la storia della scarsa affidabilità statistica delle stime dell’indice di trasmissione del contagio R calcolato su base regionale (specialmente per le Regioni/PPAA più piccole). Ma anche supponendo di conoscere il valore di R con sufficiente accuratezza, bisogna sempre ricordare che il suo valore non è di per sé un indicatore completo. Un conto è avere un valore di R pari ad 1 (significa che il livello dei contagi non cambia nel tempo) se ho 10 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti ed un conto se ho 1.000 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti. Se il livello dei contagi è molto basso posso anche tollerare che l’indice R superi il valore 1 per una o due settimane (basta un focolaio intenso e localizzato per far sballare i conti). Una volta circoscritto il focolaio, la situazione tornerà tranquilla. Ma se parto da un livello molto alto dei contagi devo agire con decisione per riportarli ad una valore più basso e quindi devo spingere l’indice R il più possibile sotto il valore 1.

Fin qui gli aspetti più tecnici. Ma siccome siamo il Paese dei furbetti e siccome molte Regioni/PPAA potrebbero esser tentate dall’idea di “abbellire i dati” per evitare di rientrare tra le zone a rischio più elevato, ecco alcuni trucchetti (l'elenco non è esaustivo) che possono dare un qualche effimero beneficio statistico
  1. Considerare come ricoveri in terapia intensiva solo quelli relativi a pazienti che debbano essere intubati. Tutti gli altri, anche se instabili e bisognosi di ossigenoterapia li classifichiamo come ricoverati nei reparti “ordinari”.
  2. Ritardare i tamponi molecolari alle persone con sintomi (specialmente se si tratta di persone under-50 in buone condizioni generali di salute) anche se hanno già avuto un esito positivo del tampone antigenico rapido. Spariscono così molti contagi ed improvvisamente la quota dei contagiati over-70 cresce. Magari accompagnando il provvedimento con qualche reprimenda per gli over-70 che non sarebbero stati abbastanza prudenti.
  3. Modificare i criteri di ospedalizzazione dei pazienti Covid-19, limitando il ricovero ai pazienti con sintomi gravi (come si faceva a primavera). La cosa avrebbe senso in presenza di un efficace sistema di assistenza territoriale che segua i malati a casa (o in appositi Covid hotel nel caso in cui l'ambiente familiare presenti forti rischi di contagio). Se si cambiano i criteri senza una adeguata rete di assistenza si aumenta il rischio di gravi complicanze per una parte dei pazienti non ospedalizzati.
Temo che nell’arco delle prossime settimane ne vedremo delle belle.


1 commento:

  1. In Trentino siamo già avanti con la strategia 2:
    https://www.ladige.it/news/cronaca/2020/11/05/sono-stato-trovato-positivo-ma-poi-nessuno-mi-chiama-dottor-ferro-ci-spiega

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