In varie interviste e dibattiti televisivi sento esponenti del Governo e del Comitato Tecnico Scientifico vantarsi del fatto che "l'Italia è l'unico Paese al mondo ad utilizzare un monitoraggio avanzato per valutare la progressione della pandemia".
Ma a nessuno è mai venuto il dubbio che tutti gli altri Paesi usino sistemi "meno sofisticati" semplicemente perché il sistema italiano basato sui famosi 21 parametri è incoerente, inutilmente complicato e facilmente aggirabile fornendo dati falsi?
E’ molto probabile che la metà degli indicatori del monitoraggio ISS non aggiunga molto alla valutazione del rischio.
RispondiEliminaIo però aggiungerei agli indicatori ( 5 , 10 o 21 che siano) un indicatore nuovo. E prendo spunto dal suo post di domenica scorsa “Breve storia di una anomalia trentina” . L’idea è questa : se una regione o Provincia Autonoma dovesse discostarsi per uno o più parametri dalla media nazionale dovrebbe “guadagnarsi” un salto di classe di rischio, passando da gialla ad arancione o da arancione a rossa. In fondo le formule si possono aggirare aggiustando i dati ma forse è più difficile per una Regione o Provincia Autonoma prevedere i comportamenti degli altri.
PS: grazie per il suo post su Rt, è formazione vera.
Fare confronti con gli altri è uno dei criteri fondamentali per individuare i dati sbagliati. Ovviamente la media nazionale oggi funziona perché solo una minoranza degli Italiani vive in territori classificati "a basso rischio". Tutti gli altri si trovano in zone arancio/rosse. Durante la prima ondata della pandemia sarebbe stato più utile separare il Nord (e la Marche) rispetto al resto del Paese.
RispondiEliminaComunque, in generale, se ci sono delle differenze ci devono essere delle spiegazioni, non necessariamente legate ad una alterazione dei dati. Anche i comportamenti virtuosi possono portare a significative deviazioni rispetto alla media.