domenica 8 novembre 2020

Ospedali al collasso?

In questi giorni sono numerose le notizie di stampa che segnalano gravi criticità nei sistemi ospedalieri di alcune Regioni/PPAA. Il numero dei malati di Covid-19 da assistere non è - di per sé - un parametro esaustivo. Molto dipende dalla effettiva disponibilità di posti letto e- soprattutto - di medici e personale sanitario in grado di gestirli.

Leggo spesso di annunci più o meno fantasiosi legati alla imminente disponibilità di nuovi posti letto, ma soprattutto quando si devono trattare pazienti in terapia intensiva (o anche semplicemente nei cosiddetti reparti ad alta intensità) la vera carenza è spesso dovuta alle risorse umane che non sono facilmente ottenibili svuotando altri reparti ospedalieri.

Proprio in queste ore intorno al tema dei ricoveri di pazienti Covid è in corso un vivace dibattito tra il Ministero della Salute ed i rappresentanti delle Regioni/PPAA. I giochi fatti sui numeri comunicati al Ministero della Salute da talune Regioni/PPAA hanno già attirato l'attenzione della Magistratura: purtroppo nel Bel Paese i furbetti ci provano sempre e puntuali partono le inchieste (anche se non si capisce quasi mai dove vadano a finire).

Gli episodi di gravi criticità segnalati dai mezzi di informazione possono essere definiti nel gergo statistico come "aneddotici", ovvero ci raccontano di casi specifici, ma non sappiamo se siano effettivamente rappresentativi della situazione generale. Vediamo allora cosa ci dicono i numeri anche se avendo limitato la mia analisi al dato complessivo nazionale non ho alcuna pretesa di fornirvi informazioni che possano valere per le diverse realtà territoriali.

Partiamo dalla curva dei ricoveri (dato complessivo incluse le terapie intensive). Il dato lo conosciamo bene avendolo discusso con cadenza settimanale fino da quando a metà luglio segnalavo su questo blog che era scattato un “campanellino d’allarme” anche per l’Italia. Nel frattempo il campanellino è diventato una campana che suona a martello. Il dato odierno parla di quasi 30.000 ricoveri, di cui 2.749 in terapia intensiva. D’altra parte ci sono attualmente in Italia oltre mezzo milione di persone virologicamente positive e di queste il 5,2% circa è ricoverato negli ospedali (in Trentino la percentuale delle persone ricoverate sale ad un anomalo 10%). 


Se andiamo a vedere come è variato il numero dei ricoveri nel tempo (matematicamente calcoliamo la derivata della curva mostrata nelle figura precedente) capiamo come varia nel tempo il numero delle persone ricoverate. Questa informazione è fondamentale per chi deve gestire i sistemi ospedalieri e deve quindi prepararsi ad affrontare la situazione che potrà trovarsi davanti tra una o due settimane. 
 
Per rendere il dato più leggibile ho trasformato la derivata (tecnicamente parliamo di derivata logaritmica) in una percentuale e mediato il dato su 7 giorni per ridurre le fluttuazioni statistiche. In altre parole se scrivo che la variazione è stata pari al 5%, vuol dire che durante gli ultimi sette giorni il numero dei ricoveri è mediamente aumentato del 5% ogni giorno rispetto al valore del giorno precedente. Il grafico della variazione percentuale dei ricoveri giorno su giorno lo trovate qui sotto


Notiamo che all’inizio dell’estate il valore della variazione era ancora negativo, ovvero i posti occupati diminuivano con il passare dei giorni. La percentuale (in valore assoluto) è scesa fino ad azzerarsi intorno a fine luglio. Da fine luglio in poi notiamo valori percentuali positivi e crescenti. Un primo picco nel valore lo osserviamo a fine agosto ed è la conseguenza diretta delle follie ferragostane. Notiamo però che dopo aver raggiunto un picco intorno al 5% il dato ha mostrato, durante il mese di settembre,  una chiara tendenza a scendere. Notate che parliamo comunque di una derivata e quindi il valore assoluto dei ricoveri a settembre non scendeva, ma si stava stabilizzando su livelli assolutamente non critici.

L’impennata di nuovi contagi contata da inizio ottobre (più o meno due settimane dopo la ripresa di Scuole e di molte attività produttive) ha portato fatalmente ad una crescita dei ricoveri, la cui derivata ha registrato un secondo chiaro picco a fine ottobre. Oggi la tendenza è ad una riduzione della derivata (percentuale mostrata in figura) che è comunque sempre positiva (il numero assoluto dei ricoveri continua a crescere), ma attualmente siamo poco sopra al 5% di ricoveri in più giorno su giorno. Parliamo comunque di un incremento del 5% calcolato su una base di 30.000 persone ricoverate che, in termini reali, ha un effetto molto più dirompente rispetto al 5% di fine agosto, quando le persone ricoverate erano poco più di mille.

Ovviamente prima di poter parlare di fine dell’ondata di ricoveri ospedalieri bisognerebbe che la percentuale tornasse a zero o – preferibilmente – diventasse negativa (riduzione del numero assoluto dei ricoveri). Vi faccio notare che la riduzione osservata da fine ottobre fino ad oggi può essere dovuta a due diversi effetti: a) minore incremento dei contagi o b) innalzamento del livello di gravità che viene scelto per selezionare i pazienti da ammettere in corsia. Purtroppo non ho elementi per distinguere quale di questi due effetti sia predominante.

In conclusione, è in atto una tendenza che – se rafforzata – potrebbe portare quanto meno ad una stabilizzazione dei ricoveri ospedalieri. Al momento i numeri sono comunque molto alti e non bisogna perdere ulteriore tempo se vogliamo riportare la situazione sotto controllo. 
 
Ricordando sempre che – nel frattempo – abbiamo drammaticamente ridotto la capacità di curare tutte le altre patologie.

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