AGENAS è l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali e nel suo sito mostra un interessante rapporto sull'andamento della pandemia in Italia con particolare attenzione alla situazione delle strutture ospedaliere. Poche ore fa il sito è stato arricchito da una serie di nuovi grafici che aggiungono informazioni interessanti sull'andamento dell'occupazione dei posti letto nei reparti Covid delle diverse Regioni/PPAA.
Avevo già utilizzato il sito AGENAS nei giorni scorsi per evidenziare l'anomalia trentina relativa al rapporto tra persone ricoverate e persone (ufficialmente) virologicamente positive. Qui vi segnalo due nuovi grafici che mostrano l'andamento temporale della percentuale di posti utilizzati nei reparti Covid ordinari e di terapia intensiva:
Percentuale di occupazione dei posti letto Covid ordinari. Tratto da AGENAS |
Percentuale di occupazione dei posti letto Covid in terapia intensiva. Tratto da AGENAS |
Il dato blu corrisponde al Trentino, mentre quello giallo corrisponde alla media nazionale. Poiché la percentuale è calcolata rispetto al numero di letti disponibili si osservano ogni tanto delle brusche discese legate alla messa a disposizione di un numero maggiore di letti (con conseguente chiusura di altre attività ospedaliere).
Osservando i grafici, notiamo che il dato più preoccupante per il Trentino è quello relativo ai reparti ordinari. Da circa 10 giorni si è aperta una forte divaricazione con il dato trentino molto al di sopra del dato nazionale. La piccola discesa registrata lo scorso 16 novembre è già stata in parte riassorbita. Per quanto riguarda le terapie intensive, il dato trentino è decisamente migliorato una settimana fa grazie alla messa a disposizione di nuovi posti, ma ora è già tornato sul valore della media nazionale.
Negli ultimi giorni osserviamo che il Trentino mostra una tendenza alla crescita della percentuale di posti letto Covid occupati molto più marcata della media nazionale. Siccome i posti da aggiungere non sono infiniti e, soprattutto, non basta aggiungere letti, ma bisogna dotarli di personale medico ed infermieristico qualificato, risulta evidente come sia indispensabile assumere al più presto misure serie per affrontare il problema alla radice, riducendo sensibilmente la circolazione del virus.
Ancora una volta, nascondere i numeri veri dei nuovi contagi non serve proprio a nulla.
Pubblico un commento ricevuto da un lettore che gentilmente mi segnala ogni giorno i molti (troppi) refusi che infilo nei miei post. Lo ringrazio per il suo paziente lavoro.
RispondiEliminaEcco il commento:
Carlo Palermo, Segretario nazionale dell’Anaao Assomed (Associazione dei medici anestesisti e rianimatori): "I posti di terapia intensiva oggi disponibili ed attivi in Italia sono intorno a 7.500 e non 11mila". La soglia di allarme, quindi, sarebbe già ampiamente superata. "La soglia del 30%, indicata come livello di allarme, di posti letto di terapia intensiva dedicati alla Covid-19 è posta intorno a 2.300 ricoveri. I dati sui ricoveri totali di malati Covid-19 in terapia intensiva, 3.492, indicano che ormai siamo ben oltre il 40% dei posti presenti", ha detto Palermo al Corriere della Sera. Il segretario dell'Anaao, infatti, ha denunciato che spesso i pazienti aspettano ore, se non giorni, anche intubati, nei pronto soccorso prima di essere avviati nei reparti intensivi. Ha poi aggiunto che per 6 pazienti servono 3 medici intensivisti (3 turni da 8 ore) e 2 infermieri specializzati.