domenica 8 novembre 2020

I furbetti dell'indicator(ino): II parte

Ero stato fin troppo facile profeta quando qualche giorno fa scrivevo "temo che nell’arco delle prossime settimane ne vedremo delle belle". Invece che settimane sono bastati pochi giorni e fatalmente finirà che tutta Italia sarà costretta ad un lockdown generalizzato rinunciando all'idea (non insensata in linea di principio) di modulare le restrizioni sulla base al livello di circolazione del virus nei singoli territori.

Del resto "mal comune, mezzo gaudio" e nessun Presidente di Regione/PPAA dovrà scusarsi con i suoi elettori per aver gestito la seconda ondata peggio di altri. Anzi tutti si affanneranno a ripetere che "se siamo finiti in un lockdown generale è stato solo per colpa degli altri, ma noi stiamo certamente meglio del resto d'Italia". Sembra di averla già sentita, vero?

In queste ore siamo piombati nel caos con il report settimanale dell'Istituto Superiore della Sanità mandato alle Regioni/PPAA affinché validassero i loro dati e molte Regioni/PPAA che non rispondono o mentono spudoratamente. Per il momento il documento è secretato. Forse sarà reso pubblico domani.

Intanto il mite ministro Speranza dichiara “Il modello dei 21 parametri che definiscono i fattori di rischio incrociati con l’Rt è un modello che esiste da 24 settimane ... Non c’è stata una Regione che ci abbia detto che questo modello non andava bene o una voce parlamentare che ci abbia detto che non funziona”.

Forse non glielo hanno detto in Parlamento, ma anche a me risulta che anche all'interno del CTS più di un esperto abbia fatto notare che 21 parametri sono troppi e che una gran parte di questi parametri potrebbe essere eliminata, concentrandosi su quelli veramente significativi. È un po' come quando si mescolano i colori per dipingere un quadro: se ne mescoli troppi il colore diventa fatalmente marrone. Per non parlare del pasticcio dell'Rt calcolato su base regionale su cui mi sono già espresso varie volte. 

Per quanto riguarda l'affidabilità e la consistenza dei dati, in queste 24 settimane il Ministero della Salute avrebbe potuto attrezzarsi per fare le opportune verifiche. Verifiche da fare a campione mandando i NAS presso le varie realtà territoriali per controllare quali fossero i numeri reali. Senza contare che se si vogliono taroccare i dati bisogna ricorrere a specialisti veramente molto bravi. Altrimenti si rilasciano numeri inconsistenti e basta un banale controllo per verificare la frode (o se preferite, chiamatela pure la cosmesi). Tanto per fare un esempio il numero di ricoveri, il numero e la distribuzione d'età delle persone attualmente positive ed il numero dei decessi sono tutti parametri strettamente correlati tra di loro. Ci possono essere fluttuazioni statistiche anche ampie, ma se una Regione/PPAA si discosta sistematicamente dalla media nazionale vuol dire che c'è qualcosa che non va. Potrei fare numerosi altri esempi dei controlli che si possono fare sulla consistenza dei dati, ma non voglio annoiarvi con dettagli troppo tecnici.

Se il Ministero della Salute avesse fatto i controlli per tempo ed avesse sanzionato severamente le Regioni/PPAA che avevano cercato di aggirare le regole, oggi non saremmo arrivati a questo punto.

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