Lo screening di massa effettuato in Alto Adige durante lo scorso fine settimana è stato un grande successo dal punto di vista partecipativo, organizzativo e mediatico. I cittadini hanno aderito con convinzione, non ci sono stati problemi particolarmente gravi nella somministrazione dei tamponi e l'operazione ha ricevuto una forte attenzione da parte dei mezzi di comunicazione nazionali ed europei.
Quanto ai risultati ed al loro possibile impatto sul fronte sanitario, è ancora troppo presto per poter trarre delle conclusioni. Il risultato finale parla di uno 0,9% di persone trovate positive, pericolosamente vicino al livello di falsi positivi che ci aspettiamo per i test antigenici rapidi utilizzati nell'ambito dello screening. Dubito seriamente che tutte le persone trovate positive lo siano veramente. Il controllo dei dati sarebbe abbastanza facile: basterebbe ricontrollare le stesse persone con il tampone molecolare. Non ho informazioni in merito alle procedure che la Provincia Autonoma di Bolzano intenderà seguire. Se controllasse i positivi antigenici con i tamponi molecolari sarebbe un formidabile test della effettiva specificità dei tamponi rapidi antigenici utilizzati nell'ambito dello screening.
C'è comunque un dato che balza agli occhi: la percentuale dei positivi è progressivamente calata tra l'inizio e la fine dello screening. I dati comunicati a proposito delle persone che si erano sottoposte a test nelle ore iniziale dello screening parlavano di una percentuale di positivi pari a circa il 2,5%. Il dato complessivo reso noto domenica sera parla di un tasso di positività pari allo 0,9%.
Cosa possiamo dedurre da queste informazioni? Tanto per cominciare, sarebbe interessante conoscere la percentuale dei positivi misurata nel corso di ciascuna delle tre giornate. Secondo notizie di stampa, dopo avere controllato le prime 211.957 persone erano stati trovati 2305 positivi (tasso di positività pari allo 1,09%). Le ulteriori 131.270 persone che sono state controllate durante la fase finale dello screening hanno prodotto 880 positivi con un tasso di positività pari allo 0.67%, quasi identico al tasso di falsi positivi calcolato in base alle specifiche delle ditte produttrici dei tamponi antigenici.
Una possibile interpretazione - tutta da verificare - è che durante il primo giorno dello screening si siano presentate molte persone con sintomi (non gravi evidentemente) che abbiano colto l'occasione per verificare il loro stato virologico senza passare dal medico curante o dai pronto soccorso degli ospedali. Esaurito questo blocco di sintomatici, i dati raccolti nei giorni successivi sono scesi, pur senza avvicinarsi allo 0% perché erano comunque condizionati dalla presenza dei falsi positivi. Questa è una buona notizia perché dimostra che, al momento, il virus non dilaga all'interno dell'Alto Adige.
Quanto all'affermazione secondo cui "grazie allo screening sia stato possibile evitare fino a 95.000 nuovi contagi" mi permetto di esprimere seri dubbi sulla consistenza della stima.
Sarà interessante capire se le Autorità dell'Alto Adige si accontenteranno del successo di immagine o se vorranno approfondire nei dettagli tutti i risultati di questa operazione.
Il governatore della Provincia di Bolzano Kompatscher ha rilasciato una intervista in cui dichiara che i 3000 positivi sarebbero diventati in una settimana 95000. Ha specificato anche la formula che prevede di moltiplicare il numero dei positivi per il parametro Rt pari per l’Alto Adige a 1,5. Ha specificato che 3000 il giorno dopo sarebbe diventato 4500 e così via.
RispondiEliminaHo la sensazione che questo calcolo non sia corretto in quanto ad esempio per avere un andamento esponenziale con raddoppio dei casi in una settimana basterebbe moltiplicare solo per 1,1.
Ho troppa stima di Kompatscher per dire che si è sbagliato. Forse mi è sfuggito qualcosa.
Cosa ne pensa?
Un'altra vittima dell'indice di trasmissione del contagio! Eppure parla tedesco e potrebbe seguire con profitto le lezioni di Angela Merkel.
RispondiEliminaIl calcolo dell'indice tiene conto di tutto il periodo durante il quale una persona rimane contagiosa (diciamo una settimana almeno). Se fosse riferito ad un solo giorno, con l'indice uguale a 2 sarebbe una strage!
Il presidente Kompatscher ha dimostrato di essere un ottimo amministratore, ma come epidemiologo non è un granché (comunque si trova in ottima compagnia).
A proposito del periodo di contagiosità si veda:
RispondiEliminahttps://doi.org/10.1016/S2666-5247(20)30172-5
Questo articolo su The Lancet mi sembra cruciale. Se "Nessuno studio ha rilevato virus vivi oltre il giorno 9 di malattia, nonostante cariche virali persistentemente elevate, che sono state desunte dai valori di soglia del ciclo" , allora, perché in Italia, in media, si esce dalla Covid-19, per guarigione o decesso, dopo circa 24 giorni? Un motivo potrebbe essere che, anche se il virus, dal 10° giorno in poi non è più vivo, tuttavia ne rimangono le conseguenze negative sui diversi organi che ha invaso e che hanno bisogno di molti altri giorni per essere curati. Invece, sui positivi che restano asintomatici e in isolamento per 10 giorni, sembra corretto, a seguito dell'articolo di Muge Cevik et al., ritenerli non più infettivi al termine di questo periodo. Le curve del totale dei guariti (più i deceduti) e del totale degli infetti in Trentino, calcolati da agosto in poi, mostrano, negli ultimi 2 mesi, una distanza pressoché costante intorno ai 13 - 11 giorni, indice, mi sembra, dell'automatica supposizione delle Autorità sanitarie di non infettività dopo 10 giorni dei positivi non gravi e quindi della automatica dichiarazione di guarigione dalla malattia. E' questo, mi sembra, ciò che ha prodotto l'anomalia dei dati trentini, con moltissimi guariti ogni giorno e perciò pochi "attualmente infetti", con la conseguenza che i parametri che si calcolano avendo a denominatore il numero degli attuali infetti risultano molto superiori, e perciò peggiori, nel Trentino rispetto al resto d'Italia, dove, verosimilmente, il fine malattia è basato soprattutto, penso, su due tamponi molecolari negativi. La scelta della Sanità trentina, pur modificata domenica scorsa, ha però qualche vantaggio, dal significato soprattutto politico, che sono il numero di attuali positivi sensibilmente ridotto e la discesa precoce della curva degli "attuali positivi", che viene anticipata di una dozzina di giorni. Il Veneto non ci copia, ma la Lombardia sì, per quel che si vede nelle curve degli ultimi giorni.
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EliminaPurtroppo non abbiamo dati certi su quanto sia la distribuzione del tempo di permanenza nello stato "virologicamente positivo", né in Trentino e neppure nelle altre Regioni/PPAA.
EliminaSarebbe un dato interessante e potrebbe spiegare (assieme alla difficoltà di ricoverare nuovi pazienti) il dato del rapporto particolarmente basso del rapporto ricoverati/positivi di talune Regioni.
Ricordo comunque che il numero delle persone attualmente positive è il risultato di un flusso in entrata (i nuovi contagi) e di un flusso in uscita (legato al tempo di permanenza e ahimé anche ai decessi).
Se si riduce artificialmente il flusso in entrata nascondendo sotto il tappeto 2/3 dei nuovi contagi il numero delle persone attualmente positive fatalmente crolla. L'effetto del tempo di permanenza ci potrebbe essere, ma non sarebbe tale da spiegare la divergenza che ho mostrato nei dati della Provincia Autonoma di Trento.
Buona sera,
RispondiEliminaA questo link si trovano tutti i dati dettagliati del mass screening, in parte anche divisi per stazione test. In particolare sono sempre distinti i test eseguiti tramite MMG. In fase pre-screening i giorni 17-18 i medici già erano attivi. Loro avevano delle percentuali di "positivi" molto maggiori ca. 5-6%. Nei giorni di screening veri e propri i dati sono semplicemente stati sommati a quelli iniziali. Man mano che aumentavano i numeri, il peso dell'alta incidenza dei tamponi fatti dai medici diminuiva, fino a diventare trascurabile.
In questi ultimi giorni continua ancora l'attività di screening dai MMG. Sarà interessante separare questi dati e vedere se ancora trovano una incidenza di positivi maggiore.
Seguo sempre e apprezzo molto la linearità e chiarezza dell'analisi dei dati, caratteristica del mio stimato professore.
Nadia Oberhofer
Grazie della preziosa informazione. Si tratta di dati molto importanti per comprendere i risultati dello screening
RispondiEliminaUna volta tanto voglio prendere la difesa dei politici. Se in tanti sono finiti in buca sulla comprensione di Rt vuole dire che qualcosa non va a monte. Già a partire da come viene battezzato si vede che qualche ambiguità c’è:
RispondiElimina-numero di riproduzione ( questa sembra la definizione ufficiale tecnicamente parlando)
-indice di contagiosità
-velocità di contagio
-parametro Rt
e chi più ne ha piú ne metta. Sarà responsabilità dei media? Forse anche i tecnici ( virologi, infettivologi, epidemiologi, statistici) ci mettono del loro.
La spiegazione del concetto di Rt non sarà facile, so che quando si parla di concetti di probabilità le cose non sono mai troppo semplici da spiegare.
Quando poi se ne calcola il valore anche una istituzione come ISS parla di una stima del valore medio di Rt ( con relativo intervallo di confidenza) ma poi impariamo che esiste anche un Rt puntuale stimato ad una data specifica in base al quale la politica decide. E qui la nebbia si fa più fitta.
Possiamo fare uno sforzo per vedere se riusciamo a spiegare in modo semplice cos’è alla fine sua maestà Rt, come a grandi linee si calcola e come si deve utilizzare?
So che lei non ama molto parlare di Rt ma se accetterà questa sfida in molti le saremo per sempre riconoscenti.
Grazie prof, in ogni caso.
A causa di un errore di trascrizione è saltato il link al sito segnalato in un commento precedente dalla dott.ssa Oberhofer. Il link a cui accedere è:
RispondiEliminahttps://coronatest.sabes.it/it/muni
Il sito riporta i dati dettagliati dello screening. Una fonte importante per analizzare a fondo i risultati di questa operazione.
Ancora una volta l'Alto Adige ha dimostrato di saper fare le cose per bene, anche a livello informativo.
L'Alto Adige fa proseliti, credo nella seguente logica forzata: "facciamo il test a tutti, così controlliamo la situazione, così poi passiamo ad un colore meno restrittivo"
RispondiEliminaIn Abruzzo (1,3 milioni di abitanti):
Screening di massa in Abruzzo, prima la provincia aquilana. Ma anche altri sindaci chiedono i test. 200mila tamponi antigenici gratis e su base volontaria, la Regione vorrebbe farli partire il 27 ma già si parla dei primi di dicembre.
In Basilicata (564 mila abitanti):
Nel giorno del nuovo record di casi positivi al coronavirus (a fronte comunque di un numero mai effettuato prima di tamponi) e con il rischio "zona rossa" all'orizzonte, la Basilicata (arancione dallo scorso 11 novembre) ha chiesto uno screening di massa sul coronavirus. Così come aveva annunciato ieri nel corso della riunione del Consiglio regionale, il governatore, Vito Bardi (centrodestra), ha ufficialmente inviato l'istanza al commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri.
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...sembrano gli studenti che si offrono volontari nell'ultima settimana di maggio per salvare il voto dei quadrimestre...
Condivido l'impressione che si sia innescato un effetto di imitazione stimolata dal successo mediatico dell'operazione di screening fatto in Alto Adige. Ho sentito molte richieste che vanno in questa direzione, anche in Trentino.
EliminaLe mie perplessità di natura tecnica sull'efficacia della operazione di screening fatta con tamponi rapidi antigenici ve le avevo già manifestate (specialmente quando si ha a che fare con una popolazione dove la circolazione del virus non è particolarmente elevata, diciamo inferiore all'1%).
Ho in preparazione un'analisi dettagliata dei risultati dell'Alto Adige che spero di pubblicare all'inizio della prossima settimana.
Mi sento comunque di raccomandare ai decisori politici di pensarci bene prima di buttare tempo e denaro, magari per ottenere un effimero ritorno mediatico.