venerdì 6 novembre 2020

I tamponi di oggi come le mascherine a primavera?

Vi ricordate quando all’inizio della pandemia ci raccontavano che le mascherine non servivano? La realtà la conosciamo bene: allora le mascherine non c'erano ed erano a mala pena disponibili per il personale sanitario. Meglio sostenere il falso, piuttosto che allarmare l'opinione pubblica. Oggi sento ripetere discorsi abbastanza simili a proposito dei tamponi. Sappiamo che ci vogliono molti giorni per poter fare un tampone molecolare e spesso ci sono ulteriori significativi ritardi per ricevere la risposta.

Numerosi casi critici sono stati segnalati a proposito del controllo dello stato virologico del personale delle RSA. A questo proposito, vorrei ricordare l'improvvida decisione adottata a fine estate a proposito delle verifiche periodiche da effettuare sul personale delle RSA. Allora si decise di rallentare i controlli perché le risorse disponibili erano limitate e dovevano essere prioritariamente dedicate al controllo dei braccianti agricoli stagionali e degli insegnanti che stavano rientrando a Scuola. Sarà un caso, ma a inizio ottobre, puntuale, si è ripresentata una seconda ondata di contagi e decessi all'interno delle RSA trentine.

Un altro dato che ci fa capire quanto sarebbe necessario disporre di una adeguata capacità diagnostica è quello del numero di positivi al test rapido antigenico che attendono di fare il tampone molecolare. Per circa una settimana i numeri sono stati comunicati, poi sono spariti dai radar perché si temeva che "confondessero" l'opinione pubblica. Alla faccia della buona amministrazione e della trasparenza!

E vorrei ricordare che siamo ancora lontani dal picco della normale influenza con il conseguente aumento di sintomi simil-Covid. L'uso delle mascherine e del distanziamento sociale potrebbe ridurre le dimensioni dell'epidemia influenzale, ma non ne siamo certi e dovremmo quindi prepararci anche ad affrontare questo problema.

Purtroppo non riusciamo a fare tutti i test che sarebbero necessari anche perché a giugno c'è stata la sciagurata decisione di non continuare la collaborazione con il CIBIO. Proprio ieri è stato annunciato un ripensamento e speriamo che l'Università possa rientrare al più presto tra i soggetti impegnati a fronteggiare la pandemia. 

Molto probabilmente a breve vedremo il picco anche per questa seconda ondata, ma se vogliamo che la fase discendente sia la più rapida possibile e soprattutto se vogliamo evitare che ad inizio 2021 arrivi una terza ondata, dobbiamo aumentare in modo significativo la nostra capacità di tracciamento dei contagi. Senza una adeguata capacità diagnostica tutto ciò non sarà possibile. Ovviamente non è detto che la capacità diagnostica debba essere utilizzata sempre al suo livello massimo, ma - quando serve - deve essere disponibile immediatamente e garantire risposte nel più breve tempo possibile.

A mio parere, le dichiarazioni che tendono a sminuire l'importanza dei tamponi rilasciate da parte di chi aveva la responsabilità di organizzare i sistemi di tracciamento e di dotarli di strumenti diagnostici adeguati,  rientrano nella categoria "excusatio non petita, accusatio manifesta".

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