venerdì 30 ottobre 2020

Ecco un déjà-vu: quando arriva il picco dei nuovi contagi?

"Bisognava chiudere prima ma la gente deve vedere i letti pieni" 
Angela Merkel

Sembra di essere tornati al mese di marzo quando tutti si chiedevano ansiosamente quando si sarebbe verificato il picco dei nuovi contagi.  Oggi, nel pieno della seconda ondata molti si stanno ponendo la stessa domanda. Sono andato a rivedere cosa scrivevo nei post di 7 mesi fa e le risposte odierne non sono molto diverse da allora. Sinteticamente potremmo dire: "dipende!".

Rispetto ad allora possiamo dare alle risposte un contenuto un pochino più quantitativo. Torniamo allora brevemente ai giorni di fine febbraio-inizio marzo quando la pandemia apparve ufficialmente nel Bel Paese. In realtà era arrivata molte settimane prima, ma non ce ne eravamo accorti. Nel periodo dal 22 febbraio (data di inizio ufficiale) fino al 10 marzo (inizio del lockdown) l'indice di riproduzione del contagio R si collocava intorno al valore 2,5. Questo è il numero medio di contagi tipico della Covid-19 in assenza di qualsiasi provvedimento di contenimento della diffusione del virus. Ricordo che allora le mascherine erano "merce rara" e la vita continuava con lo stile "pre-Covid" in gran parte del Paese, a parte le due zone rosse di Codogno e Vo' Euganeo. Il lockdown esteso e generalizzato deciso intorno al 10 marzo cambiò sostanzialmente la situazione, anche se ci vollero almeno due settimane per vederne gli effetti. Intorno al 25 marzo si verificò il picco dei nuovi contagi registrando un valore pari a circa 5000 casi, concentrati per la maggior parte in Lombardia e nel resto del Nord-Italia. In realtà, non fu facile notare la presenza del picco dei contagi perché il numero di casi giornalieri era soggetto a forti oscillazioni statistiche e, durante quel mese di marzo, anche altre Regioni iniziarono a seguire la scelta pionieristica del Veneto di fare il maggior numero possibile di tamponi. Questo portò ad un apparente incremento del numero dei contagi, ma in realtà si stava solo migliorando la capacità (allora molto limitata) di riconoscere le persone virologicamente positive. 

Tornando all'indice di riproduzione dei contagi, il massimo dei contagi giornalieri corrisponde praticamente al raggiungimento del valore R = 1. Da inizio aprile in poi iniziò la discesa dei contagi, inizialmente lenta e progressivamente sempre più veloce fino ad arrivare al famoso "virus clinicamente morto" in coincidenza con l'arrivo dell'estate.

Oggi la situazione è diversa perché partiamo da un valore di R sostanzialmente minore rispetto a quello di marzo. Parliamo infatti di un valore intorno ad 1,5 e dobbiamo ricordare che, ai fini dell'andamento della curva dei contagi, è necessario scendere sotto ad 1. Quindi oggi dovremmo ridurre R fino a circa il 67% del suo valore attuale, mentre a marzo occorreva abbatterlo fino al 40%. Ai fini pratici questo significa che lo sforzo  sarà probabilmente minore (in termini di tempo) rispetto allo scorso marzo. Non a caso, gli israeliani che i conti li sanno fare (e sanno anche salvaguardare le attività economiche) il secondo lockdown lo hanno fatto prima degli altri. Purtroppo, come commenta amaramente Angela Merkel, queste cose non sono facili da spiegare e la gente si convince a fare i sacrifici solo quando si ritrova con le spalle al muro. Non capendo che se si fosse agito prima, i sacrifici avrebbero potuto essere  minori.

Alla fine di questa lunga discussione, se volete sapere quando registreremo il nuovo massimo dei contagi dovrò deludervi. Certamente molto prima di Natale perché se dovessimo continuare con il ritmo attuale a metà dicembre dovremmo avere milioni di nuovi contagi ogni giorno. In pratica non basterebbero tutti gli italiani per reggere il ritmo. In realtà tra provvedimenti più o meno maldestri della politica, autolimitazioni dei cittadini che riducono i loro contatti spontaneamente ed effetti tecnici (il famoso effetto "harvesting") è probabile che il massimo si raggiunga a novembre, ma non chiedetemi quando perché ogni ipotesi sarebbe campata in aria. Quale sarà il prezzo da pagare in termini di criticità del Sistema sanitario, decessi e danni socio-economici è tutto da capire. Senz'altro molto più alto rispetto a quanto sarebbe stato se ci fossimo già mossi.

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