mercoledì 21 ottobre 2020

Come diceva quel tale: "Per i miracoli ci stiamo attrezzando"

In una intervista rilasciata oggi il super-commissario Arcuri ci informa che tra due mesi potremo arrivare a fare una media giornaliera di 200.000 tamponi. Pochi comunque perché nel frattempo ci saranno molti falsi allarmi dovuti all'influenza, ma meglio di quanto succeda oggi. Con 10.000 nuovi contagi al giorno i tamponi che si riescono a fare sono troppo pochi e significano sostanzialmente la rinuncia a qualsiasi efficace politica di tracciamento. Sulla stampa nazionale e locale appaiono numerose segnalazioni di gravi ritardi nella somministrazione dei tamponi e nella loro analisi. Questo lo può verificare chiunque abbia avuto un figlio o un nipote che, dopo aver avuto anche un solo giorno di febbre, ha dovuto attendere molti giorni anche solo per poter fare un test antigenico rapido. 

In Trentino scopro che fino ad oggi l'ufficio che si occupa del tracciamento era dotato di due sole linee telefoniche (adesso le porteranno a 5 e, udite, udite, si doteranno anche di un numero verde!). Sembra una sciocchezza, ma provate a telefonare per avere informazioni su come comportarvi nel caso in cui ci sia un rischio serio di contagio e capirete cosa significhi sentire la linea sempre occupata. Non oso neppure chiedere quale sia la dotazione dell'Ufficio in termini di collegamento a database e a geolocalizzazione dei contagi.

Tra un po' ci racconteranno che è arrivato uno tsunami e che non è colpa loro se anche questa volta ci siamo fatti cogliere impreparati. Ma sappiamo tutti che a parte qualche cialtrone, molti parlvano del possibile ritorno dell'epidemia alla fine della stagione estiva. Evidentemente le Autorità sanitarie hanno preferito lasciare al solitario prof. Crisanti il ruolo di "grillo parlante", illudendosi che il peggio fosse passato.  Non essersi preparati e dover aspettare altri due mesi per fare le cose che ci servirebbero subito significa aprire una autostrada per il virus e le conseguenze le pagheremo duramente non solo sul piano sanitario, ma soprattutto su quello socio-economico.

E intanto in Trentino qualcuno dovrebbe spiegarci perché la Provincia ha rinunciato all'aiuto dell'Università per aumentare la capacità di analisi dei tamponi.

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