martedì 13 ottobre 2020

Il CTS questo sconosciuto

Il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) che consiglia il Governo italiano sulle azioni da intraprendere per il contrasto alla pandemia di Covid-19 è stato recentemente oggetto di numerosi attacchi, anche da parte di taluni esponenti governativi. Il CTS è stato originariamente costituito lo scorso 5 febbraio e formalmente è un organo consultivo della Protezione Civile Nazionale. Successivamente il CTS è stato allargato a  nuovi esperti e la sua attuale composizione è stata fissata con un decreto dello scorso 18 aprile.

Recentemente il prof. Crisanti ha affermato: "Nel Comitato Tecnico Scientifico mancano le menti migliori dell'università" che tradotto dal gergo accademico al linguaggio corrente potrebbe suonare più o meno così: "La grande maggioranza degli attuali componenti capiscono poco di Scienza. Metteteci persone competenti (me incluso, ça va sans dire)".  

Personalmente non sono in grado di valutare i CV degli attuali componenti del CTS che comunque mi sembra sbilanciato verso una composizione fatta più da alti burocrati dello Stato piuttosto che da scienziati. Va detto che il CTS non è solo un organo di consulenza scientifica. Come indica il suo stesso nome, il Comitato è chiamato a esprimere valutazioni di merito sui diversi provvedimenti che il Governo intende assumere e a fornire al Governo specifiche indicazioni sulle azioni pratiche da avviare. Quindi nel comitato serve il giusto mix di competenze scientifiche in grado di comprendere i difficili e molteplici aspetti della pandemia con persone che conoscano bene l'apparato dello Stato (e delle Regioni) e siano in grado di capire se le azioni proposte siano veramente attuabili. Anche se l'ultima decisione è affidata sempre alla politica, il CTS ha il compito di istruire al meglio i diversi dossier illustrando con chiarezza i pro ed i contro di ogni iniziativa.  

Un tipico esempio di tale lavoro è rappresentato dalla recente decisione di ridurre i tempi di isolamento da 14 a 10 giorni. Qui la decisione non è solo scientifica perché anche dopo 14 giorni (e ancora di più dopo 10) esiste una marginale probabilità che qualcuno manifesti una carica virale tale da produrre ulteriori contagi. Ci sono tuttavia anche motivazioni di Realpolitik. Se la quarantena è troppo lunga, molti tenderanno ad eluderla, aumentando i rischi complessivi di diffusione del contagio. Un discorso analogo si può fare per la recente decisione di ridurre da due ad uno i tamponi negativi necessari per dichiarare la negatività di un paziente che fosse in precedenza virologicamente positivo. Facendo un solo tampone si rischia che falsi negativi (sempre possibili anche con i tamponi molecolari) liberino prima del tempo qualcuno che sia ancora contagioso. D'altra parte con questa decisione si riduce drasticamente il carico per i laboratori che fanno i tamponi, liberando risorse per tracciare i contatti dei nuovi positivi. Il rischio che si assume facendo un solo tampone al termine della malattia è compensato da una maggiore capacità di isolare i nuovi focolai. Come vedete le considerazioni di carattere scientifico sono strettamente connesse con quelle di natura tecnica e pratica, in un groviglio che uno scienziato, per quanto bravo, avrebbe difficoltà ad affrontare nella sua complessità.

In conclusione il lavoro del CTS è un lavoro complicato, impegnativo, che espone a critiche feroci (non sempre giustificate) e che, tra l'altro, viene fatto dai suoi componenti a titolo gratuito. Forse la composizione del CTS potrebbe essere migliorata, garantendo anche un turn-over a chi in questi mesi è stato impegnato in un ruolo oggettivamente sfibrante. Come cittadino (ed  accademico) non mi sentirei particolarmente tutelato se il CTS fosse fatto esclusivamente dalle "menti migliori delle università" anche perché talvolta le menti più brillanti sono anche particolarmente litigiose. La cosa fondamentale - secondo me - è che il CTS, qualunque sia la sua composizione, attivi canali regolari di ascolto e discussione con i numerosi e validi esperti che ci sono nelle università e nei centri di ricerca italiani. 

Di fronte ad un problema complesso, non ci sono ahimé soluzioni semplici!

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