Tutti noi conosciamo bene il marchio Johnson & Johnson (J&J) che è associato ad alcuni prodotti per l'igiene personale che troviamo sui banchi dei supermercati. In realtà dietro quel nome c’è una formidabile azienda farmaceutica che fattura circa 100 miliardi di dollari all’anno e copre diversi settori produttivi. Anche l’americana Johnson & Johnson a partire dalla fine del mese di marzo è impegnata nello sviluppo di un vaccino contro la Covid-19, attualmente arrivato alla Fase 3 della sperimentazione. In questa fase sono coinvolti circa 60.000 volontari. Alcuni di loro ricevono il vaccino, ad altri viene somministrato un placebo in modo da potere sviluppare una analisi statisticamente attendibile dei possibili effetti collaterali.
La sperimentazione di Fase 3 del vaccino prodotto da J&J era partita in USA ad inizio settembre ed attualmente il vaccino è uno dei quattro che vengono sperimentati in Fase 3 negli Stati Uniti.
Con un comunicato rilasciato questa notte (ora italiana) J&J ha annunciato la sospensione immediata della somministrazione del vaccino ai volontari della Fase 3 dopo che uno di loro si è ammalato in forma grave. Il comunicato di J&J non specifica quale sia la patologia di cui soffre il volontario. Tra l'altro non è ancora chiaro se il volontario sotto esame abbia ricevuto effettivamente il vaccino oppure un placebo (le informazioni sulla somministrazione del placebo sono criptate e possono essere messe in chiaro solo seguendo una procedura piuttosto complessa). In attesa di capire se ci sia un legame con la somministrazione del vaccino, J&J ha deciso autonomamente di bloccare la sperimentazione prima ancora che la FDA intervenisse.
Questo episodio, analogo a quello che qualche settimana fa aveva interessato l’inglese AstraZeneca, potrebbe far svanire definitivamente la possibilità che un vaccino anti Covid-19 sia approvato a brevissimo termine (prima delle elezioni presidenziali americane, per intenderci). È abbastanza normale che in una sperimentazione di Fase 3 si verifichino degli episodi che richiedono un approfondimento per controllare se esistano significativi effetti collaterali. Anche se c’è una enorme pressione per ridurre al minimo indispensabile i tempi della sperimentazione, certe verifiche richiedono comunque tempo. Non è affatto detto che il blocco attuale porti all’abbandono del progetto di J&J, ma come diceva un vecchio adagio popolare “nove donne non possono fare un bambino in un mese!”.
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