L’aumento della circolazione del virus comporta modifiche sostanziali dei meccanismi che sono alla base della diffusione degli ulteriori contagi. Si tratta di processi che hanno una natura non lineare e che non sono sempre facili da comprendere e quantificare. Qui vorrei limitarmi a due di questi fenomeni che – ai fini dello sviluppo futuro dell’epidemia – possono produrre effetti diametralmente opposti.
Un fenomeno ben noto è quello dei contagi simultanei che possono arrivare da diverse persone virologicamente positive. Se una persona suscettibile (che non ha una protezione immunitaria specifica per il SARS-CoV-2) viene a contatto in un ristretto arco di tempo con più di una persona virologicamente positiva può ricevere il virus da più fonti, aumentando in modo sensibile la quantità di virus complessiva a cui è esposto. Tanti piccole esposizioni al virus possono essere pericolose quanto una singola forte esposizione e possono produrre forme gravi di malattia. Finché ci troviamo in un ambiente dove la densità di persone virologicamente positive è molto bassa possiamo dire che la probabilità di essere esposti – in un arco di tempo temporalmente limitato, diciamo 24 ore – a due o più persone potenzialmente contagiose è sostanzialmente trascurabile. Ma quando la densità dei positivi che circolano liberamente cresce, cresce anche la probabilità di contrarre il contagio cumulando diverse esposizioni al virus e cresce in modo non lineare. Questo è il fenomeno che, all’inizio dell’epidemia, ha fatto tanti danni nelle strutture sanitarie e nelle RSA anche perché allora c’era una grave carenza di mascherine e di altri dispositivi di protezione individuale.
Un altro fenomeno che si innesca con la crescita dei contagi è quello che potremmo definire il meccanismo di “auto-limitazione” dell’epidemia. Non mi riferisco alla cosiddetta immunità di gregge che si raggiunge soltanto quando una parte preponderante della popolazione ha sviluppato specifici anticorpi che la difendono dal virus, magari grazie ad un vaccino. I fenomeni di auto-limitazione non sono quasi mai inclusi nei modellini matematici che vengono utilizzati per prevedere l’andamento delle epidemie, anche perché sono piuttosto difficili da quantificare. Qualitativamente parlando possiamo pensare ad un incendio che si propaga rapidamente finché trova materiale facilmente combustibile. Quando questo materiale inizia a scarseggiare, l’incendio tende a rallentare e talvolta sembra quasi che stia per spegnersi, salvo riattivarsi con rinnovata violenza appena riesce a raggiungere altro materiale combustibile. Fuor di metafora, il materiale combustibile per l’epidemia siamo noi con i nostri comportamenti e con le nostre fragilità. L’epidemia può raggiungere chiunque, ma “brucia” bene coloro che stanno a stretto contatto con molte altre persone, non adottano adeguate misure di protezione e sono più fragili fisicamente. Una volta esaurito questo “materiale umano facilmente combustibile” l’epidemia tende spontaneamente a rallentare anche se non vengono adottate particolari misure straordinarie per spegnerla, salvo poi riprendere appena si rende disponibile in abbondanza nuovo "materiale combustibile". È esattamente quello che sta accadendo durante questo autunno dopo l’apparente calma estiva.
Questo è il motivo per il quale – secondo il mio parere – non ha molto senso estrapolare a uno o due mesi da oggi l’andamento dei contagi e dei decessi di queste due prime decadi di ottobre. Durante le ultime tre settimane i nuovi contagi sono raddoppiati ogni 7 giorni circa. Per i decessi, si è osservato un raddoppio, sempre nell’arco di circa 7 giorni, durante le ultime due settimane. In pratica, sia pure con un certo ritardo, i decessi seguono i nuovi contagi. Come faceva notare in un suo commento ad un altro post il lettore Maurizio, se supponessimo che questo andamento dovesse procedere inalterato per 8 settimane, dovremmo aspettarci, poco prima di Natale, circa 4 milioni di contagi al giorno (2 elevato alla 8 è uguale a 256 che è esattamente il numero con cui dovremmo moltiplicare i dati attuali per estrapolarli ai giorni pre-natalizi). Personalmente ritengo che assisteremo ad un ulteriore importante aumento dei nuovi contagi (tale da mettere a rischio la funzionalità del nostro sistema sanitario), ma non arriveremo a milioni di nuovi contagi giornalieri. Parlare di milioni di nuovi contagi al giorno, significherebbe arrivare rapidissimamente alla immunità di gregge, ma dubito che questo scenario potrà mai realizzarsi, esattamente come non si è ancora realizzato in Svezia. Indipendentemente dalle decisioni adottate dalle Autorità sanitarie, scatterebbe per molti italiani una sorta di auto-lockdown che li renderebbe meno facilmente attaccabili dal virus. Se poi le Autorità politiche e sanitarie riuscissero ad adottare provvedimenti sensati, coordinati e tempestivi la limitazione dei contagi arriverebbe ancora prima (mettendo in sicurezza gli ospedali), senza dover contare solo sulle quarantene fai-da-te.
In conclusione, il momento è molto delicato e in attesa che qualcosa si muova a livello collettivo, è importante che tutti noi facciamo il possibile per evitare di offrirci al virus come “materiale umano facilmente infiammabile”.
Se non vi fidate di me, date retta ad Angela Merkel.
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