Oggi è stato sfiorato il livello di quasi 25.000 nuovi contagiati. Se vi può consolare, se avessimo continuato con la tendenza mostrata durante le prime due settimane di ottobre, oggi di nuovi contagi ne avremmo dovuti contare circa 30.000. Sappiamo che i dati giornalieri non sono significativi perché soggetti a forti fluttuazioni, ma se mediamo a 7 giorni, si nota che l'aumento più veloce dei contagi è accaduto nella seconda settimana di ottobre (contagi settimanali pari a poco più di due volte quelli della settimana precedente). Attualmente siamo leggermente scesi e stiamo attorno ad un fattore 1,9. Il mitico Totò avrebbe detto "bazzeccole, quisquilie, pinzellacchere!" perché siamo comunque di fronte ad una rapida crescita dei contagi che, a sua volta, produce un aumento dei ricoveri e, tra qualche settimana, si rifletterà anche sul tragico bilancio dei decessi. A questo proposito, nel suo ultimo rapporto, l'Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato il calcolo del tempo che passa tra la comparsa dei sintomi ed il decesso (valore della mediana ovvero del tempo che passa perché si verifichi il 50% degli eventi). La stima riferita ai mesi da giugno ad agosto era di 38 giorni. Non è detto che tale stima sia ancora valida, ma è un valore certamente più grande rispetto ai 12 giorni corrispondenti all'analogo calcolo che l'ISS ha fatto considerando il periodo marzo-maggio.
Tornando ai nuovi contagi, probabilmente il piccolo rallentamento registrato nella velocità di crescita potrebbe essere messo in relazione con l'introduzione di norme più stringenti sull'uso delle mascherine (ci vogliono sempre un paio di settimane prima di vedere gli effetti dei diversi provvedimenti). Non mi aspetto effetti particolarmente significativi perché già prima dell'estensione dell'obbligo, molti usavano abitualmente la mascherina soprattutto nei luoghi più a rischio. Poi se camminate da soli per strada ed il pedone più vicino a voi si trova a 50 metri di distanza capite bene che usare o meno la mascherina non fa una grande differenza. Comunque come si dice "tutto fa brodo!".
Continuo a temere che, malgrado l'introduzione di nuove misure con i DPCM più recenti non ci siano concrete possibilità di riportare rapidamente l'indice di trasmissione del contagio sotto al valore critico pari ad uno. Ma spero vivamente di sbagliarmi!
Buongiorno.
RispondiEliminaRelativamente alla valutazione dei numeri della pandemia volevo sapere se ritiene possibile, dati alla mano, misurare oggettivamente l’andamento della curva o almeno definire un criterio ragionevolmente “standard”. Sentiamo gli organi di informazione parlare di andamento esponenziale ma non sempre dare la “forza” di questo andamento.
Vedo che lei ha riportato nel post il dato di crescita 2 che é sceso a 1,9.
Ho compreso la sostanza del suo discorso tendente a dare una indicazione su trend ma non ho ben compreso quale è o quale deve essere la modalitá di calcolo piú corretta.
In particolare non mi è chiaro il periodo di osservazione consigliato per misurare una situazione come l’attuale ( dati di 1, 2 , 3 , 4 settimane o piú a partire da una certa data)
fatta di accelerazioni e di qualche pausa. Grazie
Difficile fare previsioni o modelli accurati quando un processo così complicato è in evoluzione. In particolare, non c’è un metodo di riferimento per descrivere quello che succede, anzi spesso si dicono le stesse cose usando terminologie diverse
RispondiEliminaAttualmente ci sono tre fattori da considerare: a) l'introduzione progressiva di norme che cercano di limitare la progressione del virus (vedi DPCM e lockdown vari), b) i meccanismi di "auto-lockdown" ovvero i cambi di comportamento che i singoli cittadini (non tutti!) tendono spontaneamente ad adottare quando si rendono conto della criticità della situazione e c) l'effetto "harvesting": l'epidemia colpisce prioritariamente (ma non solo!) le persone più esposte e più fragili. Questo porta ad una "fiammata" iniziale a cui possono seguire momenti di calma più o meno apparente, esattamente come può accadere durante la propagazione di un incendio.
Descrivere tutto questo tramite il coefficiente di un esponenziale (o se preferite nell'indice di trasmissione del contagio R) è oggettivamente una forte semplificazione, soprattutto se pretendiamo di usare i dati di oggi per fare previsioni a medio termine.
In questa fase mi aspetto che la combinazione dei diversi fattori che ho illustrato sopra porti ad un progressivo piegamento della curva dei nuovi contagi, fenomeno che possiamo descrivere come una riduzione del coefficiente dell'esponenziale (o se preferite un aumento dei giorni che dobbiamo aspettare per osservare un raddoppio dei nuovi contagi). Va detto che parlare di coefficiente dell’esponenziale (o del tempo di raddoppio dei nuovi contagi) ha pieno senso solo quando siamo nella fase iniziale dell’ondata epidemica. Quando la curva inizia a piegare sensibilmente (speriamo presto) il semplice modello esponenziale diventa troppo grossolano. Addirittura, quando si arriva al massimo della curva, il calcolo dei giorni necessari per avere un raddoppio dei nuovi contagi diverge.
Per stimare il coefficiente dell’esponenziale dobbiamo mediare su un ragionevole numero di giorni, preferibilmente multiplo di 7 per ridurre l’effetto delle tipiche fluttuazioni che avvengono durante l’arco della settimana. Quindi almeno 7 giorni, massimo direi 21 perché se cambia molto la pendenza (su scala semi-logaritmica ovviamente) l’effetto della media diventa troppo distorcente.