In un articolo apparso sul Corriere della Sera, Claudio Bozza confronta i dati della pandemia in Italia registrati durante l'ultima settimana con i dati di fine aprile. Il confronto è fatto su scala lineare (vedi sotto) e le conclusioni sono che, pur in presenza di un livello analogo di nuovi contagi, oggi siamo in una situazione molto diversa rispetto ai ricoveri in terapia intensiva e decessi. Da qui la conclusione, da me personalmente condivisa, che parlare oggi di un nuovo lockdown generalizzato sia del tutto fuori luogo.
Tratto da Corriere della Sera |
Può essere comunque utile rileggare gli stessi dati utilizando una rappresentazione grafica differente. In particolare, invece della scala verticale lineare ne usiamo una logaritmica che, come sappiamo, tende a comprimere i dati, ma fornisce una indicazione più diretta delle tendenze in atto. Ecco come appaiono i stessi dati utilizzati nell'articolo del Corriere quando si passa a questa nuova rappresentazione:
Il fit dei dati è fatto con modello esponenziale (una retta in questo tipo di grafico) e riguarda solo l'andamento della settimana presa in considerazione |
A fine aprile, tutti i parametri mostravano, nell'arco della settimana considerata, una tendenza alla discesa. Tale tendenza era appena accennata per i nuovi contagi, anticipando un andamento che sarebbe stato ampiamente confermato nelle settimane successive, mentre era molto più marcata per i decessi. Va detto che a fine aprile si incominciavano a fare, in tutta Italia, più tamponi anche se allora gli asintomatici erano "merce rara". Ricordo anche che a fine aprile i decessi viaggiavano intono ad un valore giornaliero pari a circa 400 unità, tragico retaggio del picco di contagi registrato un mese prima. Anche i ricoveri in terapia intensiva mostravano una lenta tendenza alla discesa, dovuta più ai decessi (ahimé) piuttosto che ad una sensibile riduzione delle nuove entrate. Solo dopo circa un paio di mesi si è registrato quel sostanziale svuotamento dei reparti di terapia intensiva che aveva fatto credere a qualcuno che il "virus fosse clinicamente morto".
La tendenza in atto durante gli ultimi giorni è totalmente invertita rispetto ad aprile. Tutti i parametri sono in aumento, a cominciare dai contagi che mostrano la pendenza più ripida. Meno importante l'aumento degli altri parametri: ad esempio, nella settimana di aprile considerata in questa analisi l'occupazione dei posti di terapia intensiva era diminuita di circa il 22% nell'arco della settimana stessa. Negli ultimi sette giorni, l'occupazione della terapie intensive è aumentata di circa il 15%. Ricordiamo inoltre che l'ultima settimana ha fatto registrare un sensibile scatto a livello di contagi (passati in pochi giorni da valori pari a circa 1500 a 2500 casi). Sappiamo poco sull'età dei contagiati ed è presto per capire quale sarà l'effetto sulle terapie intensive e sui decessi che, come sappiamo, possono seguire l'andamento dei nuovi contagi con un sostanziale ritardo temporale.
Come diceva correttamente qualcuno (che cito senza ricordarne il nome e me ne scuso) non c'è motivo per lanciare "allarmi rossi", ma certamente è necessario seguire le cose con molta attenzione. Vedo che è già ricominciata la commedia Stato-Regioni su chi debba prendere le decisioni e quale debba essere il livello delle nuove precauzioni da attivare. Personalmente, concordo con chi sostiene che in questo momento abbiamo due priorità: a) salvaguardare il funzionamento della Scuola e b) evitare che il nostro Sistema Sanitario debba dedicare tutte le sue energie alla cura dei malati di Covid-19 lasciando che le altre malattie producano danni incontrollati. Per raggiungere questi due obiettivi è fondamentale tenere sotto controllo la crescita dei contagi. Non sarà semplice, ma ce la possiamo ancora fare.
Alessandro Vergallo (Aaroi-Emac): "La curva epidemica si sta alzando, il virus non è diventato meno aggressivo, anche se siamo lontani dall' allarme rosso" - 6 settembre 2020
RispondiElimina“La curva epidemica si sta alzando, e così anche il numero di persone ricoverate in terapia intensiva. E i malati di Covid-19 che vengono ricoverati in questi reparti non sono meno gravi di quelli arrivati a marzo o aprile”. A dirlo è Alessandro Vergallo, presidente nazionale di Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani). Ieri i casi di Coronavirus registrati nelle ultime 24 ore sono stati 1695, con 16 decessi e nessun incremento dei posti in terapia intensiva. Che, però, è stato registrato nei giorni scorsi.
“Non ci convince - rileva Vergallo - quanto detto da alcuni in questi mesi che il virus sia diventato meno aggressivo. La curva epidemica sta risalendo, così come i casi in terapia intensiva, che hanno un’età media più bassa. Per fortuna siamo lontani dal livello di allarme rosso dei mesi di marzo e aprile, grazie al contenimento sociale”.
“La scuola non ha avuto un impatto su aumento contagi se non residuale: nelle prime due settimane il personale docente contagiato è lo 0,047% del totale, gli studenti lo 0,021%, il personale Ata 0,059%. I contagi nelle scuole sono casi sporadici e sono stati contratti per lo più fuori dalle scuole“.
RispondiEliminaÈ l’aggiornamento fatto, attraverso un video, dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sull’infezione da Covid-19 all’interno degli istituti scolastici dopo la riapertura di metà settembre. “Gli studenti positivi sono 1492, gli insegnanti 349 e i casi tra il personale non docente sono pari a 116”.
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Temo che non si calcolino così le percentuali, diciamo in modo ''rassicurante'': se esce alla fine zero-virgola, tutti tirano un sospiro di sollievo.
Con lo stesso criterio ''rassicurante'' della ministra
in Italia abbiamo ad oggi 58.900 contagiati su 60,36 milioni di abitanti, pari allo 0,097 %;
e i deceduti - ad oggi - 36mila portano a 0.06 % .