giovedì 22 ottobre 2020

Sette mesi fa

Lo scorso 22 marzo, ad un mese esatto dal primo caso di Codogno, in Italia c'erano poco più di  46.000 persone classificate come "attualmente positive". In un mese erano state contate già 5.476 vittime e le persone ricoverate erano quasi 23.000 corrispondenti a poco meno del 50% delle persone attualmente positive. I ricoveri in terapia intensiva (poco più di 3.000) corrispondevano a circa il 13% del totale dei ricoveri. Erano i giorni, lo ricorderete, in cui era scattata la corsa disperata ai ventilatori ed ai posti aggiuntivi di terapia intensiva.

Oggi 22 ottobre, sette mesi dopo, le persone attualmente positive sono circa 170.000 con poco più di 10.500 ricoveri, di cui quasi 1.000 in terapia intensiva. Negli ultimi 30 giorni sono state contatte 950 vittime. Rispetto a marzo, abbiamo circa quattro volte il numero degli attualmente positivi, con circa la metà dei ricoveri complessivi e un terzo dei ricoveri in terapia intensiva. La percentuale di attualmente positivi che si trova ricoverata in ospedale è scesa da marzo in poi fino a raggiungere un minimo leggermente sotto il 6% a fine agosto. Attualmente il valore è leggermente cresciuto e viaggia intorno al 6,5%, ma non ci sono segnali di particolari tendenze al rialzo.

A marzo venivano sottoposte a tampone solo le persone che manifestavano i sintomi più gravi. Gli asintomatici erano una tipologia di positivi quasi sconosciuta (a parte Vo' Euganeo) e taluni ne negavano addirittura l'esistenza. Spesso le persone arrivavano in ospedale quando le loro condizioni erano talmente gravi da richiedere l'immediato trasferimento alla terapia intensiva. In alcuni casi, a marzo  il tampone veniva fatto solo dopo il decesso, allo scopo di accertare se il paziente fosse effettivamente affetto da Covid-19. Oggi, grazie al ricovero precoce di molti pazienti e al miglioramento dei protocolli di cura, è stato possibile ridurre l'insorgenza di possibili complicanze, riducendo sensibilmente il valore della letalità.

Tutto bene dunque? Direi proprio di no! Se continuiamo ad aumentare il numero dei nuovi contagi con il ritmo attuale (raddoppio nell'arco di circa una settimana), anche riuscendo a mantenere al 6,5% la percentuale di attualmente positivi ricoverati in ospedale, arriveremo rapidamente alla saturazione dei posti letto disponibili per i malati di Covid in molte parti d'Italia. Questo costringerà le Autorità sanitarie  a prendere una dolorosa decisione: ampliare l'offerta di posti letto per i malati di Covid-19 riducendo forzatamente la cura di tutte le altre patologie o limitare i ricoveri dei pazienti Covid-19 solo ai casi particolarmente gravi? Il rischio di ricadere nella stessa situazione sanitaria di marzo è elevato, anche se i numeri assoluti potrebbero essere molto diversi. 

Bisogna senza ulteriori ritardi interrompere la catena del contagio e riportare il numero dei nuovi positivi a livelli "gestibili". Serve non solo per la salvaguardia degli ospedali, ma anche per permettere ai sistemi di tracciatura dei contagi di aiutarci a limitare la circolazione del virus

Sembra che la linea attuale sia "Ognuno per sé e Dio per tutti!" ed infatti vediamo un fiorire di ordinanze locali più o meno scorrelate tra loro. Illudendoci forse che qualcuno possa uscire da questa difficile situazione anche se gli altri faranno una brutta fine. Non serve certamente un'unica rigida ricetta uguale per tutti (come il vecchio lockdown), ma è necessario comunque agire in modo correlato ed il più possibile armonioso. Senza ulteriori ritardi perché, lo ricordo, andando avanti di questo passo ogni settimana raddoppieremo le dimensioni del problema.

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