Nei salotti televisivi infuriano le polemiche tra esperti (più o meno affidabili) rispetto al ruolo effettivo che potrà essere svolto dai vaccini nella lotta alla Covid-19.
Non ci consola il fatto che una persona qualificata come il prof. Guido Rasi, che ha da pochi giorni lasciato l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), da lui diretta per 9 anni, abbia dichiarato: "95%, 90%, 62%. I dati diffusi dalle aziende sono buoni per il bar dello sport. La partita deve ancora iniziare. E il risultato, sui vaccini, sarà l’EMA a darlo". Osservazione forte, ma giusta considerato che un conto è inviare notizie agli azionisti ed un conto è sottoporre le informazioni necessarie per ottenere il via libera alla somministrazione di un vaccino.
Dall'intervista del prof. Rasi apprendiamo anche che EMA, in collaborazione con ECDP, costruirà un data base europeo per tenere sotto controllo la durata temporale dell'immunità indotta nelle persone vaccinate e la presenza di eventuali effetti collaterali di medio-lungo termine. A mio parere, un approccio serio, l'unico che abbia senso in questo momento.
Per tornare alle polemiche che animano i salotti televisivi, consiglio a chi volesse schiarirsi le idee, di consultare il sito della piattaforma svizzera di informazione sui vaccini INFOVAC. In particolare consiglio di leggere questo breve documento. Nel sito si spiega bene la differenza tra un vaccino che fornisca una vera e propria immunità ovvero blocchi la possibilità di essere infettato rispetto ad un vaccino che impedisca al virus di propagarsi oltre le mucose di naso e gola, raggiungendo i polmoni e altri organi dove può generare le complicanze più gravi.
Afferma INFOVAC: "Forse occorrerà accontentarsi di vaccini in grado di proteggere contro le complicazioni del COVID-19,
cioè capaci di rallentare la moltiplicazione e la diffusione del virus
ad altri organi. Resterebbe, ovviamente, un passo molto importante! Ma
significherebbe anche che avremmo un vaccino a priori inutile per 8
persone su 10 in quanto in queste persone il virus non causa
complicazioni. Sarebbe un vaccino che richiederebbe comunque
un'eccellente sicurezza ma allo stesso tempo non sarebbe in grado di
interrompere il contagio, in quanto il virus resterebbe libero di
moltiplicarsi nel naso e nella gola". Mi sembra abbastanza chiaro, non vi pare?
Sulla base dei comunicati stampa fin qui rilasciati dalle ditte produttrici non sappiamo ancora bene quali siano le caratteristiche dei vaccini di "prima generazione" che saranno presto disponibili. L'uso che ne faremo ed, in particolare, la scelta delle persone che saranno sottoposte per prime ai vaccini dipenderà criticamente da queste caratteristiche. Per questo è di fondamentale importanza che EMA svolga il suo lavoro di controllo e di verifica dei dati senza ritardi, ma anche senza pericolose accelerazioni.
Personalmente mi fido di quello che EMA farà e delle sue future indicazioni e farò certamente il vaccino quando sarà disponibile (purché non finisca come con il vaccino dell'influenza che, quest'anno, non sono riuscito a fare)
Non ho capito bene cosa potrà succedere dopo che sarà conclusa la fase di vaccinazione nel caso che venga reso disponibile solo un vaccino che impedisca al virus di propagarsi oltre le mucose di naso e gola evitando in tal modo complicazioni serie e non un vaccino che blocchi completamente l’infezione.
RispondiEliminaIl concetto di immunità di gregge mi è molto chiaro nel caso di un vaccino completamente bloccante, un po’ meno nel caso di vaccino che evita solo di ammalarsi in forma grave.
Gli interrogativi sono i seguenti.
Bisognerà comunque continuare a fare un alto numero di tamponi (molecolari o rapidi) al fine di contenere la trasmissione del virus isolando i positivi o lasceremo che l’infezione comunque si propaghi lasciando a tutti libertà di muoversi senza protezioni specifiche?
Avremo comunque a regime un’ampia quota della popolazione contagiata dal coronavirus con sintomi lievi (febbre e altri disturbi tipici dei paucisintomatici) ed in forma molto ridotta anche significativamente sintomatica?
Bisognerebbe porre la domanda ad un esperto di vaccini.
RispondiEliminaVa detto comunque che di vaccini ne arriveranno molti e di tipo diverso. Non è detto che i vaccini "di prima generazione" forniscano soluzioni ottimali, ma se riuscissero almeno ad evitare i rischi di gravi complicanze cambieranno la situazione in modo radicale. Perché il vero problema - a mio avviso - è quello di evitare che ondate successive della pandemia saturino gli ospedali di malati Covid (anche giovani in alcuni casi) così come è successo per le prime due ondate.
Difendersi con tamponi, quarantene e distanziamento sociale è l'unica arma (spuntata) di cui disponiamo oggi, ma i costi socio-economici di tali azioni saranno sempre più insostenibili. Solo i vaccini ci possono permettere di uscire da questa difficile situazione in tempi ragionevoli.