Una settimana fa ci eravamo lasciati con la domanda: "i nuovi contagi salgono o scendono?". Dopo 7 giorni siamo, più o meno, allo stesso punto, con la curva dei nuovi contagi che si è sostanzialmente stabilizzata e l'indice di trasmissione del contagio R che punta decisamente verso il valore unitario. L'unico dato consolante è quello dei ricoveri ospedalieri che, anche se molto lentamente, sono diminuiti anche nel corso di quest'ultima settimana.
Non è facile fare previsioni per il futuro. Molto dipenderà dalla politica che sarà adottata dal nuovo Governo nazionale, sperando che - nello spirito di ritrovata concordia - i presidenti regionali la smettano di fare le bizze e di sostenere - spesso per principio preso - esattamente l'opposto di quello che viene sostenuto a livello nazionale.
Siamo in una fase molto delicata a causa della possibile diffusione di nuovi ceppi virali molto più contagiosi rispetto ai precedenti. Il fatto stesso che, di fronte ad una sostanziale stabilità dei contagi, ci sia comunque un calo dei ricoveri potrebbe essere una indicazione della presenza di nuove varianti che, in questa prima fase, stanno colpendo preferenzialmente le persone più giovani e quindi non a rischio di gravi complicanze. Se fosse così, sarebbe solo una questione di tempo, ma poi i nuovi ceppi si diffonderebbero anche tra le altre fasce d'età, generando il rischio di una forte ripresa sia dei contagi che dei ricoveri.
Per il momento, non ci resta che attendere, auspicando che le Autorità sanitarie attivino finalmente le necessarie campagne di sequenziamento virale senza le quali tutte le discussioni sulle nuove varianti si riducono ad "aria fritta".
Vediamo i dati di carattere nazionale:
Vediamo adesso il dato relativo alle nuove entrate nei reparti Covid di terapia intensiva, a livello nazionale e per Veneto, Trentino ed Alto Adige:
Chiudo questo post con un confronto dei contagi registrati da metà gennaio in poi in Trentino ed in Alto Adige. L'analisi è completata da un confronto dell'indice Rt calcolato dall'Istituto Superiore di Sanità per le due Province Autonome:
Stima dell'indice di trasmissione del contagio Rt rilasciata da ISS nel corso delle ultime 3 settimane |
Il dato dei contagi del Trentino dello scorso 15 gennaio tiene conto solo dei nuovi contagi, anche se quel giorno (e solo quel giorno) la Provincia Autonoma di Trento comunicò anche le conferme con tampone molecolare di precedenti tamponi antigenici. Superate le diverse "interpretazioni" delle regole nazionali, possiamo ragionevolmente supporre che i contagi riportati in figura rappresentino i numeri "veri" sia per il Trentino che per l'Alto Adige.
La stima dell'indice Rt per l'Alto Adige è tutto sommato realistica. Già in data 20 gennaio l'indice superava il valore unitario e 7 giorni dopo raggiungeva un valore medio pari ad 1,25, segno di una forte crescita dei contagi. Questo andamento è esattamente quello che osserviamo nella curva dei contagi dell'Alto Adige. Negli ultimi giorni i contagi altoatesini sembrano indicare di essere arrivati ad una certa stabilizzazione, ma solo nelle prossime 2 settimane potremo capire se le severe misure di lockdown adottate dall'Alto Adige avranno prodotto il loro effetto.
La situazione del Trentino è molto diversa. Sia il 13 che il 20 gennaio, ISS ha stimato un indice prossimo a 0,6 a cui sarebbe dovuto corrispondere un fortissimo calo dei contagi. Di questo calo non c'è traccia nei contagi reali, anzi si osserva una debole tendenza alla crescita. Non forte come in Alto-Adige, ma senz'altro non c'è traccia di discesa. Il 27 gennaio (dato comunicato oggi, ovvero 15 giorni dopo) improvvisamente l'indice Rt del Trentino balza al valor medio 1,2. In corrispondenza di questo enorme salto ci aspetteremmo di osservare una netta inversione di tendenza nella curva dei contagi che tuttavia non c'è stata.
Cosa è successo? Il motivo lo conosciamo bene: la scelta fatta da ISS di considerare solo i positivi molecolari ha sfacciatamente favorito il Trentino fino al 20 gennaio.
Quindi è inutile perdere tempo con fantasiose interpretazioni. C'è chi ipotizza che l'improvviso aumento dell'indice Rt sia collegato all'arrivo in Trentino della variante inglese. Si tratta di una ipotesi priva di fondamento: anche se la variante inglese si fosse diffusa in Trentino durante gli ultimi giorni, (ipotesi tutta da verificare considerato che di sequenziamenti genetici se ne fanno pochissimi) dobbiamo ricordare che le stime dell'ISS arrivano sempre con due settimane di ritardo e quindi non tengono conto dei contagi più recenti.
Si tratta invece di una sorta di "legge del contrappasso": dopo aver schivato per mesi i controlli dell'ISS adottando criteri "autonomi" per contare i contagi e dopo aver "sapientemente" ritardato la comunicazione dei contagi per molte settimane, quando finalmente l'ISS ha iniziato a valutare tutti i contagi (antigenici + molecolari), il Trentino è stato penalizzato finendo addirittura per avere un Rt superiore rispetto a quello reale.
La questione è un po' complicata da spiegare. Qui mi limito ad una spiegazione semplificata: avendo fatto scomparire troppi contagi nelle settimane precedenti, quando finalmente l'ISS ha tenuto conto di tutti i contagi, si è determinata una discontinuità nella derivata prima della funzione dei contagi che ha prodotto una stima di Rt superiore rispetto al dato reale.
Dal 15 gennaio fino ad oggi, il vero andamento dell'indice Rt del Trentino è sempre stato leggermente superiore ad 1 e quindi sempre da "zona arancione". Questo i vertici politici e sanitari del Trentino lo sapevano benissimo e mi stupisco che ora parlino di "evento imprevisto".
Tuttavia il 27 gennaio, pur superando il valore unitario, l'indice Rt del Trentino era inferiore rispetto al valore 1,2 comunicato oggi dall'ISS. E pensare che ci è andata anche bene, perché per un pelo il balzo verso l'alto non è stato tale da portarci direttamente in zona rossa, anche in Italia.
Senza il giochino dei tamponi antigenici usciti fuori dalle statistiche, in zona arancio probabilmente ci saremmo finiti prima, proprio nelle settimane durante le quali i vertici provinciali si vantavano per "l'indice Rt più basso d'Italia", ma forse oggi ne saremmo già usciti con meno contagi e con la possibilità di riaprire gli impianti di risalita.
Come si dice: "non sempre le ciambelle escono col buco!"
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RispondiEliminaCovid, le varianti spingono verso le chiusure a zone: ecco le Regioni a rischio arancione
RispondiEliminaMichele Bocci – repubblica.it - 17 febbraio 2021
Sono 5 le Regioni in bilico: rischiano di passare all’arancione, la decisione verrà presa venerdì. Un rischio, di andare dal giallo all’arancione, che tocca EMILIA-ROMAGNA, il cui presidente Stefano Bonaccini ha già anticipato il cambiamento; la LOMBARDIA, che nell’area milanese avrebbe un Rt superiore a 1 e dove da oggi pomeriggio 4 comuni entrano in zona rossa, rischia anche il PIEMONTE, in bilico FRIULI VENEZIA GIULIA e MARCHE.
Alcune di queste Regioni potrebbero aggiungersi ad Abruzzo, Liguria, Toscana e Provincia di Trento (già arancioni) e a Umbria e Provincia di Bolzano che sono in parte (la provincia di Perugia) o tutte rosse.
Le varianti spaventano i tecnici, si teme la ripresa dell’epidemia mentre vengono create nuove zone rosse, ma intanto i dati sulla circolazione del virus in Italia non cambiano. Il nostro Paese si trova in un plateau ormai da 4 settimane:
- dal 10 al 16 febbraio, i nuovi positivi sono stati 84.347
- la settimana prima il dato era praticamente identico: 84.749
- prima ancora (dal 27 gennaio al 2 febbraio) il numero era 84.702
- mentre dal 20 al 26 gennaio i contagi assommavano a 85.397
Praticamente è TUTTO FERMO in attesa di capire l'effetto reale che l'impatto delle nuove varianti avrà sulla curva.