giovedì 4 febbraio 2021

La Fisica nacque anche grazie ad un lontano “lockdown”

Per una volta non vi parlo di contagi, decessi ed altri numeri tristi, ma vorrei dimostrarvi che talvolta anche le epidemie più terribili possono generare una qualche ricaduta positiva. Sia ben chiaro, non voglio assolutamente ridimensionare le aspre criticità che stiamo affrontando oggi, ma consentitemi – almeno in questo post – di trattare argomenti più leggeri.

Oggi vorrei parlarvi, molto brevemente, di come la Fisica nacque grazie al contributo di Isaac Newton che, assieme a Niccolò Copernico (forma italianizzata di Mikołaj Kopernik), Giovanni Keplero (forma italianizzata dell’originale Johannes Kepler) e Galileo Galilei, pose le basi per lo sviluppo scientifico che, dalla metà del Seicento fino ai giorni nostri, ha inciso profondamente sulla storia dell’Umanità.

Non avrebbe senso fare una graduatoria tra questi straordinari personaggi e cercare di capire chi ebbe più meriti. Parliamo di “giganti” del pensiero scientifico che elaborarono idee straordinariamente nuove rispetto alle conoscenze del loro tempo, correndo talvolta seri rischi a livello personale prima di poterle affermare.

Non fosse altro che per motivi anagrafici, il ruolo di Newton (nato nel 1642, anno della morte di Galilei) è stato certamente molto più sistematico rispetto a quello dei suoi predecessori. Quando nel 1666 il 24-enne Isaac Newton studiò la caduta dei gravi arrivando a dimostrare quella che oggi chiamiamo “legge di gravitazione universale”, aveva a disposizione i risultati già raggiunti da Copernico, Keplero e Galileo. Il grande merito di Newton fu quello di elaborare una sistematizzazione formale (matematica) dell'insieme di studi elaborati da lui stesso e dai suoi predecessori, formulando quelle che, da lì in poi, sarebbero state indicate da tutti come “leggi di Newton”.

Le scoperte di Newton non si limitarono al campo della meccanica. I suoi esprimenti pionieristici furono di grande importanza anche per lo sviluppo di quella che noi oggi conosciamo come “ottica classica”.

Tutto questo straordinario lavoro fu fatto da un Newton giovanissimo che si era rifugiato nella sua isolata residenza di campagna di Woolsthorpe per sfuggire alla terribile epidemia di peste che tra il 1665 ed il 1666 colpì l'Inghilterra ed, in particolare, la città di Londra. 
 
Insomma – almeno per chi poteva permetterselo – anche allora il lockdown era il sistema più efficace per ridurre i rischi di contagio. In quel periodo, Newton scrisse alcuni dei lavori scientifici che negli anni successivi lo fecero apprezzare come uno scienziato di straordinario valore. 
 

Woolsthorpe Manor, casa natale di Isaac Newton. Vicino alla casa c'è un vecchio albero di melo, ma non è detto che sia quello da cui cascò la famosa mela

Proprio al tempo trascorso a Woolsthorpe si fa risalire il famoso episodio della mela che, cadendogli in testa, avrebbe fatto “sbocciare” l’idea della legge di gravitazione. Il celebre aneddoto fu a lungo considerato come una leggenda, ma nel 2010 la Royal Society rese pubblico un manoscritto del Seicento in cui si confermava l’autenticità dell’episodio. Forse la mela non gli cadde esattamente in testa, ma la sostanza della storia sembra essere vera.

Rimane solo una domanda: “se a quel tempo ci fossero già stati telefoni, internet e telelavoro, il periodo di forzato isolamento di Isaac Newton a Woolsthorpe sarebbe stato ugualmente proficuo dal punto di vista scientifico?”. Questo purtroppo non lo potremo mai sapere.

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