Matteo Villa, ricercatore dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) ha presentato una interessante analisi della mobilità degli italiani durante la pandemia. L'analisi è basata sui dati Google collegati alla frequentazione delle stazioni dei mezzi di trasporto pubblico in Italia:
Tratto da Datavirus: Occhio alla curva (degli spostamenti) di Matteo Villa |
Il grafico mostra il livello di frequentazione misurato da fine febbraio 2020 fino alla fine di gennaio 2021, espresso come variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il lockdown del marzo 2020 aveva ridotto drasticamente la mobilità degli italiani. Da fine aprile in poi c'e stata una progressiva ripresa degli spostamenti, senza mai comunque tornare al livello dell'anno precedente. Probabilmente ciò è dovuto anche al cambio di abitudini di molte persone che hanno preferito evitare di usare i mezzi pubblici anche quando, durante il periodo estivo, la pandemia sembrava essere ormai solo un ricordo. Senza contare che, in base ad una sorta di effetto "è nato prima l'uovo o la gallina?", taluni possono essere stati indotti ad abbandonare l'uso dei mezzi di trasporto pubblico a causa della riduzione dei servizi che, in molto casi, è stata attuata a seguito del calo della domanda.
Una nuova discesa della mobilità è stata osservata a seguito dell'emanazione del DPCM dello scorso 24 ottobre quando - a seguito di una forte crescita dei contagi - sono state istituite le zone gialle/arancio/rosse. Prima delle vacanze di Natale c'era stata una forte ripresa della mobilità seguita da un netto calo legato alla istutuzione delle zone arancio/rosse generalizzate durante le feste di fine anno. Subito dopo è stata osservata una nuova crescita della mobilità legata anche alla ripresa delle Scuole ed attualmente ci aspettiamo una ulteriore crescita in corrispondenza del ritorno generalizzato dell'Italia in zona gialla.
C'è una forte correlazione tra andamento dei contagi e mobilità. Il primo lockdown aveva determinato un rapido calo dei contagi, mettendo le premesse per il lungo periodo estivo caratterizzato da una bassa circolazione di contagi.
La seconda ondata è stata, per quasi tutte le Regioni/PPAA, molto più impegnativa della prima, anche a causa dell'adozione di misure di contenimento della mobilità molto più blande rispetto al primo lockdown. In generale, dove a novembre è stata istituita una zona rossa si è osservato un calo significativo dei contagi, mentre le zone gialle sono state molto meno efficaci nel controllo della circolazione virale.
La ripresa della circolazione prima di Natale aveva prodotto una crescita temporanea sia dei contagi che dei ricoveri ospedalieri, subito riassorbita grazie alle misure di restrizione adottate durante le feste di fine anno.
Al momento, a livello di contagi siamo in una situazione di stallo. Il dato italiano è comunque inferiore rispetto alla media europea. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che già a settembre l'Italia assisteva all'arrivo della seconda ondata pandemica in altri Paesi Europei illudendosi di poterla evitare.
Entro la fine del mese di febbraio, la situazione dovrebbe diventare più chiara. Ci sono vari elementi da considerare:
- La possibile circolazione di ceppi virali più contagiosi. Purtroppo l'Italia non dispone di un sistema di sorveglianza genetica adeguato e le poche informazioni disponibili non permettono di capire cosa stia effettivamente accadendo.
- L'effetto della maggiore mobilità locale delle persone legata al passaggio generalizzato in zona gialla di gran parte delle Regioni italiane.
- La possibile ripresa - a breve - della mobilità tra le varie Regioni/PPAA.
- La progressiva protezione offerta dai vaccini che - soprattutto per gli ospiti delle RSA - dovrebbero produrre i benefici attesi nel giro di poche settimane. Anche se il numero degli ospiti delle RSA è troppo piccolo per incidere significativamente sul numero complessivo dei contagi, si tratta comunque di persone molto fragili che hanno una elevata probabilità di contrarre forme gravi di Covid-19.
La conclusione di Matteo Villa (dal sito ISPI):
RispondiEliminaC’è da riconoscere che al momento le misure di contenimento adottate in Italia sembrano stare avendo l’effetto desiderato, ovvero quello di RALLENTARE in maniera efficace la circolazione virale. Il forte legame che continua a sussistere tra la mobilità degli italiani e la circolazione virale ci dice due cose.
La prima è una buona notizia: la stretta di Natale sembra essere stata PROVVIDENZIALE a evitare il precipitare della situazione nella prima parte di gennaio.
La seconda, invece, deve servire da monito: verso la fine di gennaio la mobilità degli italiani è tornata a crescere, sembra rapidamente. I dati si fermano al 31 gennaio, proprio il giorno prima di quello in cui, il 1° febbraio, le Regioni in zona rossa scendevano da due a zero mentre quelle in zona gialla da 5 a ben 17 (mentre solo 4 rimanevano in zona arancione).
IL RISCHIO davanti a noi, dunque, è molto chiaro: quello che, come accaduto a dicembre, un rapido aumento della mobilità degli italiani possa compromettere tutti i progressi che abbiamo fatto negli ultimi due mesi.