lunedì 15 febbraio 2021

Paese che vai, protesta che trovi ...

Dopo un anno di pandemia, cresce in tutto il mondo l'insofferenza  verso le misure di lockdown. I danni economici, soprattutto per alcune categorie, sono stati durissimi ed è sempre più difficile capire che - se non faremo errori grossolani - ormai manca poco alla fine dell'emergenza.

Oggi dobbiamo fare l'ultimo sforzo per ridurre la circolazione virale a livelli "gestibili", evitando la trappola legata alla diffusione di nuovi ceppi virali resistenti ai vaccini. Solo così, oltre a salvaguardare la salute pubblica, garantiremo una rapida e duratura ripresa di tutte le attività economiche. 

I vaccini stanno arrivando, non così velocemente come sarebbe auspicabile, ma entro l'estate potremmo finalmente vedere i primi segnali decisivi, a cominciare dall'uscita dall'emergenza ospedaliera e da una sostanziale riduzione dei decessi. Poi, con l'autunno, dovrebbero essere disponibili le nuove versioni dei vaccini, ottimizzate per le nuove varianti.

Intanto le proteste contro le misure di lockdown sono numerose e diffuse in tutto il mondo. Ma senza vaccino, alla fine si rischia di ripetere quanto accaduto - nei mesi scorsi - in Israele ...

Londra, copyright: ANSA

Tel Aviv

Bolzano, copyright: Alto Adige


6 commenti:

  1. Vaccini in Trentino

    Giorno - dosi totali
    15 febbraio – 31.415
    08 febbraio – 25.842
    01 febbraio – 19.862
    23 gennaio - 14.432
    16 gennaio - 10.474

    ... in pratica (finora): 1000 al giorno

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    1. A questo ritmo, ci vorrebbe un anno per vaccinare il 70% della popolazione trentina. Forse è meglio accelerare, per evitare gli effetti delle varianti del virus.

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    2. Un anno per una singola iniezione. Due anni per le 2 iniezioni previste sia da Pfizer, che da Moderna, che da Astra Zeneca, che dallo Sputnik.

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    3. Vaccini in Trentino (aggiornamento)
      --------------------------------------------

      Giorno - dosi totali somministrate
      22 febbraio > 36.410
      15 febbraio > 31.415
      08 febbraio > 25.842
      01 febbraio > 19.862
      23 gennaio > 14.432
      16 gennaio > 10.474

      ...in pratica (finora): siamo sempre a 1000 dosi al giorno

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  2. Arcuri, il grande bluff di un piano vaccinale ancora a metà
    Simone Cosimi – wired.it - 17 febbraio 2021

    I capisaldi della campagna vaccinale in Italia non sono ancora definiti: al 17 di febbraio, 50 giorni dopo le prime iniezioni,
    - le Regioni non condividono una piattaforma gestionale unica,
    - i medici di base non sono stati coinvolti nelle somministrazioni con un accordo nazionale (si sono mosse solo le Regioni più efficienti, in base a patti locali),
    - non siamo riusciti a chiarire i ritmi dell’approvvigionamento né tanto meno a capire se le Regioni possano procedere autonomamente con l’acquisto di ulteriori lotti di vaccini, garantendone sicurezza e costi di mercato (fuori dall’accordo-quadro europeo, Stati e Regioni possono comprare solo vaccini per cui non siano stati firmato contratti, quindi parliamo di Sputnik V, “cinese” e simili) oltre alla perequazione col resto del Paese.

    Non tutto questo, e molto altro su cui siamo in ritardo (vaccinatori, unità mobili per chi non è auto-sufficiente o per i territori rurali, programma di sequenziamento del genoma virale per tenere traccia della diffusione delle varianti), dipendeva dalla struttura commissariale di Arcuri:

    ma arrivare a paventare un lockdown senza sufficienti dosi in mano per accelerare la campagna e dopo aver esitato per 2 mesi su primule e molte altre mancanze è - come minimo - fallimentare.

    Perché prevede nuovi sacrifici, forse inevitabili, ma senza offrire nulla ai cittadini: un anno fa era l’unica strada possibile, 12 mesi dopo abbiamo esempi (da Israele alla Gran Bretagna) che dentro il loro lockdown hanno infilato un pezzo fondamentale dell’immunizzazione di massa.

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  3. Vaccini, Israele rallenta: colpa di rabbini no-vax e disinformazione
    Biagio Simonetta – ilsole24ore.com - 16 febbraio 2021

    Da una parte i dati, che ne fanno un punto di riferimento e forse un po’ anche la speranza del mondo intero. Dall’altra UNO STALLO IMPREVISTO, una riluttanza inaspettata spinta dalla disinformazione. La storia di Israele e dei vaccini scrive un capitolo nuovo.

    Il più grande operatore sanitario israeliano, il Clalit, ha analizzato la storia di 600mila persone che hanno ricevuto le 2 dosi del vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech. E i dati dicono che le infezioni sintomatiche da Covid-19 sono scese del 94%. Lo stesso gruppo di persone, inoltre, ha il 92% di probabilità in meno di sviluppare una malattia grave dal virus. Dati del tutto confortanti, dunque, in un Paese che fino a oggi è stato – assieme alla Gran Bretagna – un po’ un esempio per il mondo intero su come condurre una campagna vaccinale di larga scala. Da dicembre (quando hanno lanciato la campagna) a oggi, oltre un quarto della popolazione del Paese - 2,5 milioni di persone - ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino Pfizer. E oltre il 42% ha ricevuto la prima inoculazione.

    Ma cosa sta succedendo, adesso, in Israele? Le cronache che arrivano dal Medio Oriente raccontano di un improvviso rallentamento nelle somministrazioni di vaccino. E la colpa sarebbe di una massiccia campagna di disinformazione on-line che sta frenando la corsa alla somministrazione. Da alcuni giorni, il Ministero della Salute israeliano sta spingendo sull’acceleratore per cercare di recuperare il passo, con nuove forme di incentivo per persuadere i riluttanti a farsi vaccinare. Il Governo ha messo in campo una task force digitale per contrastare la disinformazione sui vaccini.

    Edelstein, Ministro della Salute israeliano, su Twitter promuove la campagna vaccinale in ogni modo, con spot creati ad hoc anche per San Valentino. Ed è un grande sostenitore dell’idea di rendere OBBLIGATORIO il vaccino anti-Covid per alcune categorie professionali (come insegnanti, operatori sanitari e autisti). Proprio Edelstein ha presentato un piano ben dettagliato, che chiaramente ha scatenato grande dibattito. Per il Ministro la strada deve essere quella: «Un insegnante che non è vaccinato minaccia la sicurezza degli studenti e costituisce un abuso di potere».

    Nelle ultime settimane, Israele ha dovuto fare i conti con un calo dei tassi di vaccinazione. Nei giorni di febbraio – da quando il vaccino è disponibile per tutti i maggiori di 16 anni – il Paese ha registrato una media di poco più di 106mila vaccinazioni al giorno, in calo rispetto alla media giornaliera di gennaio di oltre 127mila. E oggi la riluttanza di alcuni gruppi della popolazione a farsi vaccinare è una delle ragioni principali per cui i tassi di infezione rimangono alti, con 5mila nuovi casi al giorno (nell’ultima settimana) a fronte di una popolazione complessiva di 9,3 milioni di cittadini.

    La scorsa settimana, il primo ministro, Netanyahu ha affrontato il capitolo relativo al rallentamento, additando «le notizie false e le credenze superstiziose e talvolta maligne che crescono su Internet». Il punto è che oggi, in Israele, diversi segmenti della società stanno provando a resistere alle richieste di farsi vaccinare. I motivi sono diversi.

    Fra gli ultra-ortodossi, alcuni leader religiosi molto influenti hanno chiesto ai loro seguaci di non essere immunizzati. A ciò si aggiunga che la minoranza araba non ha grande fiducia nella leadership ebraica. E poi MOLTI GIOVANI si sono convinti di non potersi ammalare gravemente di Coronavirus, così – ora che è il loro turno – i numeri della campagna vaccinale si sono abbassati.

    Sui social il rabbino Asherov - famoso predicatore con un certo seguito on-line - ha pubblicato numerosi video a sfondo no-Vax ottenendo in pochi giorni centinaia di migliaia di visualizzazioni. «Perché correre? Perché vaccinarsi adesso? Facciamolo in un altro semestre, forse. Vediamo cosa succede. Perché gli svizzeri e i cinesi dovrebbero usarci COME CAVIE per vedere cosa succede?».

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