Il Sole 24 Ore presenta una mappa dell'Italia, suddivisa su base provinciale, nella quale viene messa in evidenza la forte differenza che si registra, anche all'interno delle singole regioni, nella circolazione virale:
Tratto da Il Sole 24 Ore |
Questo tipo di mappa è simile a quella utilizzata da sempre in Germania, anche se i livelli di circolazione virale utilizzati per l'assegnazione dei colori non sono gli stessi:
Tratto da rapporto giornaliero RKI |
Nel caso dell'Italia, è evidente l'esistenza di un'isola a forte circolazione virale costituita dalle Province di Bolzano, Trento e Brescia. C'è poi una sorta di fascia "emiliano - adriatica" che comprende le Province di Bologna, Rimini, Ancona e Pescara. Notiamo che la Provincia di Perugia, pur essendo interessata da forti criticità legate alla presenza di varianti ad alta contagiosità, non risulta tra quelle colorate in rosso. In effetti il suo dato di circolazione del virus è di poco inferiore rispetto alla soglia dei 250 nuovi casi settimanali per ogni 100.000 abitanti utilizzata da Il Sole 24 Ore per l'assegnazione del colore rosso. Se la mappa italiana fosse stata fatta utilizzando le soglie adottate in Germania, la descrizione sarebbe stata meno grossolana.
Sempre nella mappa italiana notiamo che in Calabria e nelle Isole, oltre che in Valle D'Aosta, ci sono delle zone bianche (circolazione inferiore a 50 contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti.
L'analisi del Sole 24 Ore ci insegna che:
- Soprattutto per le Regioni più grandi, le medie fatte a livello regionale possono essere troppo grossolane per descrivere l'effettivo stato della pandemia. Meglio usare una scala geografica più piccola ed individuare le zone a più alta criticità dove devono essere introdotte le misure più rigide.
- Qualsiasi limitazione basata sul dato della prevalenza non può prescindere da una verifica seria sul numero di tamponi fatti, sui criteri di somministrazione dei tamponi e sul tracciamento dei contagi. La tentazione di "nascondere la polvere sotto al tappeto" è sempre in agguato e se non si scoprono (e si sanzionano severamente) i comportamenti elusivi, l'intero sistema di monitoraggio perde di significato.
- Le limitazioni agli spostamenti tra regioni non bastano se si consentono gli spostamenti intra-regionali anche tra territori dove c'è un'alta circolazione virale.
- L'attuazione di provvedimenti mirati (stile zona rossa di Codogno, per intenderci), anche su scala sub-provinciale può essere necessaria quando si verifichi la presenza di ceppi virali particolarmente pericolosi (ad esempio, variante sudafricana). Ovviamente bisogna verificare che i sequenziamenti virali vengano fatti con la necessaria frequenza e tempestività.
Sul bianco della Valle d'Aosta, ho commentato all'articolo "Viaggiare Covid free"
RispondiEliminaCoronavirus in Sardegna, Mario Nieddu: “Isola quasi bianca, impensabili nuove chiusure” - L’assessore alla sanità: contro le varianti puntiamo su una stretta dei controlli
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Antonello Palmas - lanuovasardegna.it - 16 Febbraio 2021
La Sardegna da “gialla” sogna di andare in “bianco” grazie al miglioramento dei suoi numeri. «È un mese che Ricciardi minaccia di chiedere il lockdown totale diffuso a livello nazionale – dice Mario Nieddu, assessore regionale della sanità – Ma per noi sardi una scelta simile, in un momento del genere, sarebbe incomprensibile, dato che abbiamo numeri in contro-tendenza rispetto al Paese; insieme alla Valle d’Aosta siamo l’unica Regione sotto la soglia dei 50 contagi settimanali per 100mila abitanti. Non sarebbe giustificabile».
Nieddu ammette di capire Ricciardi: «È preoccupato dall’ IMPATTO DELLE VARIANTI che rendono il rischio reale, specie quella “brasiliana” e quella “sudafricana” sono aggressive e a quanto pare resistenti al vaccino AstraZeneca. Ad oggi, in Sardegna, facendo i debiti scongiuri, non sono ancora entrate».
Cosa potrebbe impedire uno sbarco anche nell’isola? «Vogliamo fare in modo che non succeda. Stiamo ragionando su una stretta nei controlli agli arrivi, se riuscissimo a tenerci “puliti” non sarebbe male, in attesa di avere un impatto della vaccinazione importante. Ho avviato da parte della struttura una richiesta precisa di una valutazione SU COME MUOVERCI».
Non mi dica che si va verso la ri-proposizione del famoso “passaporto sanitario”... «Non parliamo né di passaporto né di tesserino, NON DIAMOGLI UN NOME, l’importante è che sia efficace per lo scopo che ci prefiggiamo», si affretta a sottolineare Nieddu.
(NdC) Dopo "l'algoritmo oscuro", il "controllo senza nome"?