L'Irlanda, pochi giorni prima dello scorso Natale, è stata pesantemente investita da una nuova ondata virale legata al cosiddetto ceppo "inglese". Il livello dei contagi ha registrato una crescita impressionante arrivando a sfiorare i 1.000 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti. Le Autorità sanitarie irlandesi sono state costrette ad attivare un rigido lockdown. Per la prima volta, nella storia irlandese della pandemia, sono state chiuse anche le Scuole che erano sempre rimaste aperte nei mesi precedenti.
Malgrado la presenza nella società irlandese di una grande percentuale di persone giovani (l'Irlanda ha un indice di vecchiaia pari a 55, il più basso d'Europa, esattamente l'opposto dell'Italia che ha un indice di vecchiaia pari a 179), l'aumento dei contagi si è rapidamente trasformato in un aumento di decessi. L'Irlanda è arrivata a sfiorare lo stesso numero di decessi (normalizzato rispetto al numero di abitanti) registrato in Italia durante il picco della seconda ondata pandemica.
Se confrontiamo i dati italiani e irlandesi, notiamo che esistono fortissime differenze: la larghezza a metà altezza del segnale che rappresenta i contagi irlandesi è pari a circa 2 settimane e mezza rispetto a quasi 7 settimane per l'Italia. Nel caso della curva dei decessi, i dati non sono ancora stabilizzati, ma la differenza tra Italia e Irlanda sembra essere notevole.
Come spieghiamo questo diverso andamento? Italia e Irlanda hanno adottato strategie completamente diverse per combattere la pandemia: l'Italia ha cercato di contenere la circolazione del virus con misure differenziate su base terriìtoriale e graduate come intensità. L'approccio irlandese è stato invece basato su lockdown generalizzati e piuttosto rigidi. Difficile dire chi abbia sofferto di più dal punto di vista socio-economico anche perché parliamo di due Paesi molto diversi tra loro.
Possiamo cercare comunque di trarre una conclusione: le misure di lockdown sono efficaci per ridurre drasticamente ed in tempi relativamente brevi la circolazione virale ed il numero dei morti, purché siano applicate con rigore e su vasta scala. Le misure molto articolate, basate su modelli scientificamente discutibili (21 parametri ISS) e facilmente eludibili rischiano di mantenere la situazione su livelli critici per un lungo periodo di tempo.
Mantenere il Paese in uno stato di circolazione virale pressoché costante e di
valore assoluto elevato, così come stiamo facendo in Italia, espone il Paese a seri rischi. Se davvero dovesse verificarsi una rapida diffusione di nuovi ceppi virali ad alta contagiosità, rischieremmo di partire da un livello di circolazione virale che è almeno 3 volte quello che c'era in Irlanda al momento dell'arrivo della variante inglese. Questo produrrebbe un ritardo di 1-2 settimane prima che la curva dei contagi mostri l'evidenza di una forte risalita in atto. E quando un nuovo eventuale picco dovesse "emergere" dal "segnale di fondo", sarà troppo tardi per intervenire con provvedimenti efficaci.
Tutti abbiamo imparato (o meglio, avremmo dovuto imparare!) che la prima arma per difenderci dalle ondate pandemiche è quella di non ritardare le decisioni.
Bolzano, le varianti “inglese” e “brasiliana” avanzano: 36 casi - A rilento le vaccinazioni degli over 80
RispondiEliminaValeria Frangipane – altoadige.it - 17 febbraio 2021
Bolzano, il mix è micidiale. Da una parte le mutazioni al virus che avanzano, dall’altra i vaccini che scarseggiano e gli ospedali sopra il livello di guardia. Questa l’ultima istantanea che ci restituisce un Alto Adige in difficoltà.
Iniziamo dalle varianti. Fino ai primi di febbraio non se ne aveva notizia. In due settimane siamo a 30 casi accertati di variante “inglese” e già 6 accertati di variante “sudafricana” sui primi 144 campioni sospetti. Tutte nel Meranese.
Al momento sono in fase di analisi ulteriori 194 provette. Provincia ed ASL sono più che preoccupate: «il virus muta e si è messo a correre», temono la forte contagiosità, il rapido diffondersi dell’infezione e la ridotta capacità dei vaccini contro le mutazioni.
L’assessore Widmann teme soprattutto l’inefficacia del vaccino AstraZeneca contro la variante “sudafricana”. A proposito ricordiamo che forse già da domani inizia la somministrazione - proprio di AstraZeneca - al personale delle scuole di tutto l’Alto Adige. Oggi aprono le prime 3.700 prenotazioni.
Insomma c’è tanta fretta di immunizzare, soprattutto anziani e malati fragili in perenne attesa, ma le dosi continuano ad arrivare col contagocce. Le dosi scarseggiano e il sindaco di Bolzano chiede di informare gli anziani in lista d’attesa. «Mi fermano per strada per chiedere se ho novità sui vaccini e non so cosa rispondere. Mi dicono che si sono messi in lista, ma l’Asl non li ha più chiamati. Credo che gli over-80 vadano informati».
Luca Armanaschi - coordinatore amministrativo del Comprensorio sanitario di Bolzano - ha in mano i numeri. «In tutto l’Alto Adige fino ad ora sono stati immunizzati con prima e seconda dose quasi 7.300 over-80, mentre ne abbiamo più di 8mila in lista d’attesa. Facciamo i salti mortali, ma le consegne sono quelle che sono. Ieri sono arrivate altre 4.680 dosi Pzifer BioNtech che al momento servono per il personale sanitario e l’Azienda servizi sociali. Cominceremo a richiamare gli over-80 in lista dal 23 febbraio, non prima».
Chiudere tutto ciò che ragionevolmente si può chiudere
RispondiEliminaGiuliano Ferrara – ilfoglio.it - 19 febbraio 2021
È straziante l’idea, ma il primo “whatever it takes” di Draghi deve essere questo - UN LOCKDOWN TOTALE come nel resto d'Europa per frenare la corsa delle varianti.
Scrive Giuliano Ferrara: "Credo che il Governo Draghi debba farci un pensiero, non un pensierino. A Parigi e in Francia si sta casa dalle ore 18, le 6 del pomeriggio. In Germania e in Gran Bretagna, nel secondo caso nonostante il clamoroso successo nella campagna vaccinale, "STAY HOME (statevene a casa)" è la parola d'ordine perentoria del disciplinamento anti-epidemico.
Anche la questione delle scuole, a parte gli interessi più che legittimi di artigiani, commercianti, ristoratori, piccoli imprenditori in ogni settore di servizi e produttivo, a parte le esigenze drammatiche dell'ambito turistico, della cultura e dello spettacolo, a parte tutto, è controversa, e non si può giocare a fare il buon pedagogo premuroso se si compromette la salute sociale generale, quella di allievi, insegnanti, personale compresi".
"La Toscana, codice leopoldino alla mano, è stata fiera di riaprire a gennaio in solitario, e in presenza, come si dice. Ora da “gialla” che era è passata “arancione”, e le prospettive - a sentire le notizie che arrivano da ogni parte - sono tutt'altro che buone. E' un lavoro sporco quello di segnalare il pericolo, ma qualcuno lo deve pur fare. E qualcuno deve pur decidere, come sa bene un tipo tosto come Draghi, WHATEVER IT TAKES.
E' impopolare, è straziante la sola prospettiva, ma se un SEMAFORO ROSSO GENERALIZZATO servisse a ridurre il rischio di ricominciare da capo, e dunque di mettere definitivamente in ginocchio e la salute e l'economia, chi si sentirebbe a cuor leggero di escluderne l'urgenza?".
Irlanda in lockdown almeno fino al 5 aprile, la minaccia delle varianti spaventa
RispondiEliminailfattoquotidiano.it - 23 febbraio 2021
L’Irlanda resta in lockdown almeno per altri 40 giorni. Lo ha annunciato oggi il premier, Micheal Martin, confermando al Parlamento di Dublino il mantenimento fino al 5 aprile DEL MASSIMO LIVELLO DI RESTRIZIONI introdotto nell’isola circa due mesi fa in seguito alla minaccia varianti.
Dopo aver fatto segnare novembre 2020 uno dei picchi più bassi d’Europa di morti per Covid, a differenza del grande vicino britannico, l’Irlanda ha toccato per un paio di settimane a inizio 2021 livelli record mondiali di decessi quotidiani in rapporto alla popolazione, prima d’iniziare a riportare sotto controllo la situazione con un lockdown risoluto.
Le scuole primarie comunque riapriranno lunedì, così come torneranno in classe gli studenti DELL’ULTIMO ANNO delle secondarie. Gli altri rientreranno a scaglioni.
Il programma di vaccinazioni del Paese è stato rallentato a causa dei problemi di approvvigionamento delle fiale.