Come discusso in precedenti post, durante questo inizio d'anno 2021 Israele è diventato una sorta di "laboratorio vivente", utile per capire quale sia l'effettivo funzionamento del vaccino Pfizer-BioNTech quando viene somministrato nel "mondo reale".
Grazie alla sua formidabile campagna vaccinale, Israele è già riuscito a somministrare la doppia dose del vaccino a quasi il 90% della sua popolazione ultra sessantenne. Alcuni giorni fa vi avevo presentato i primi risultati relativi ai nuovi contagi ed ai ricoveri ospedalieri che, nel corso delle ultime settimane, mostravano un progressivo significativo calo per i cittadini di età superiore ai 60 anni.
Recentemente è stato diffuso un nuovo studio (disponibile come pre-print, ma non ancora sottoposto a revisione per la pubblicazione) dove si analizza la carica virale delle persone ultra sessantenni (vaccinate e non vaccinate) trovate positive al virus. La buona notizia è che, nel corso degli ultimi giorni, i positivi di età superiore ai 60 anni stanno mostrando una carica virale che, mediamente, sta progressivamente scendendo rispetto a quella dei cittadini israeliani più giovani.
Nel corso dell'ultima settimana si osserva, nella figura superiore, una chiara sepazione dei dati
che, fino alla prima metà di gennaio erano praticamnete sovrapponibili.
La carica virale media dei cittadini 60+ (dati azzurri) è diminuita (il valore di Ct cresce perché ci vogliono più cicli di amplificazione per arrivare ad un segnale rilevabile). La figura inferiore rappresenta il tasso di vaccinazione in
funzione del tempo, per le due categorie di cittadini.
Ricordo che i
dati relativi alla carica virale (figura superiore) per le diverse classi di età comprendono tutti i cittadini trovati
positivi al virus (vaccinati e non vaccinati). Il tasso di
vaccinazione (figura inferiore) è cresciuto nel tempo per tutti i cittadini, ma attualmente è molto più alto per i
cittadini 60+.
Anche se il risultato presentato in questo studio è assolutamente preliminare, va comunque nella direzione auspicata. Infatti sembra indicare una certa efficacia del vaccino anche rispetto alla cosiddetta funzione "sterilizzante". In altre parole, chi è stato vaccinato, oltre ad essere protetto dal contagio, nel caso in cui diventi comunque virologicamente positivo sembra avere una carica virale mediamente inferiore rispetto alle persone non vaccinate e quindi avrà anche una minore capacità di infettare altre persone. Se confermato, questo risultato costituirebbe un ulteriore progresso verso la tanto agognata "immunità di gregge".
Dati in cambio di vaccini, così Israele vuole estinguere il Coronavirus
RispondiEliminacontroradio.it - 4 Febbraio 2021
Il Governo israeliano ha fatto un accordo con Pfizer che prevede la raccolta e l’invio all’azienda farmaceutica di informazioni sui pazienti vaccinati in cambio di una fornitura di dosi continua.
Al momento dell’annuncio dell’efficacia del vaccino di Pzizer, Israele si è mossa d’anticipo rispetto agli altri Paesi. Il Governo israeliano ha pagato un sovrapprezzo per garantirsi una fornitura anticipata di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech e soprattutto ha deciso di fornire all’azienda dati sull’andamento e gli effetti delle vaccinazioni in cambio di consegne regolari e continue.
L’accordo tra Pfizer e Israele prevede che l’Istituto Centrale di Statistiche Mediche informi l’azienda farmaceutica sulla percentuale di popolazione vaccinata necessaria al raggiungimento dell’immunità di gregge. Israele può fare affidamento su un sistema sanitario altamente sviluppato e tecnologico che permette di somministrare rapidamente i vaccini ai suoi circa 9 milioni di abitanti e restituire a Pfizer dati affidabili prima di chiunque altro su un campione così elevato.
I risultati iniziali sono incoraggianti: il Ministro della Sanità ha dichiarato che, su un gruppo di 715425 israeliani completamente vaccinati, solo 317 (lo 0.04%) è risultato positivo al Coronavirus entro una settimana dalla somministrazione, di cui 16 ricoverati in ospedali con sintomi gravi da Covid-19.
Quasi un terzo della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino Pfizer e il 17% le ha ricevute entrambe, un dato di gran lunga superiore a ogni altro Paese. L’obiettivo di Israele è quello di vaccinare il maggior numero di persone entro le elezioni previste il 23 marzo. Infatti il successo della vaccinazione è fondamentale per la campagna elettorale di Netanyahu, il primo cittadino israeliano a ricevere il vaccino.
Questo accordo ha acceso polemiche sul trattamento dei dati medici dei cittadini e su potenziali abusi della privacy. La risposta è stata che la priorità di Israele in questo momento è la rapida somministrazione dei vaccini. Il contratto tra Israele e Pfizer è stato reso pubblico il 17 gennaio 2021 con l’intenzione di tranquillizzare i cittadini sulla natura dei dati condivisi. Il Governo ha dichiarato che fornisce all’azienda SOLO DATI ANONIMI e non riconducibili ai singoli pazienti come il numero di contagi e ricoveri seguenti alla somministrazione del vaccino.
Le dichiarazioni sono state accolte con scetticismo da parte di alcuni medici ed esperti di privacy che sostengono ci sia l’effettiva possibilità che questi dati siano associabili ai singoli cittadini. La preoccupazione più realistica e legittima riguarda la cessione di informazioni a terze parti come compagnie assicurative e datori di lavoro.