domenica 21 febbraio 2021

Cosa sta succedendo in Trentino?

Oggi si conclude una settimana che potrebbe risultare particolarmente importante nella storia della seconda ondata pandemica in Trentino. Si sta delineando una situazione che potrebbe complicare non poco i mesi che abbiamo davanti a noi prima di "uscire a riveder le stelle". Mi riferisco, in particolare, alla possibile diffusione della cosiddetta "variante inglese" che, se dovesse avvenire partendo dall'attuale livello di circolazione virale (circa doppio rispetto alla media nazionale), rischierebbe di creare una forte criticità.

Se guardiamo i dati dell'ultima settimana e li confrontiamo con quelli (veri) dei mesi scorsi vediamo che, malgrado tutto, la situazione attuale è ancora decisamente migliore rispetto al picco di contagi registrato a novembre. Questo vuol dire che se ci muovessimo per tempo, potremmo evitare guai peggiori. Ma - appunto - bisognerebbe muoversi per tempo!

Andamento dei nuovi contagi settimanali in Trentino da metà settembre ad oggi. La linea rossa mostra il livello dei contagi veri (somma di antigenici e molecolari). I punti interrogativi indicano il mese di novembre quando la Giunta provinciale ha segretato i dati relativi ai contagi antigenici. Le linee verdi e blu indicano rispettivamente i contagi "ufficiali" così come risultano in base a quanto comunicato dalla Provincia Autonoma di Trento alla Protezione Civile Nazionale e all'Istituto Superiore di Sanità. Da metà gennaio in poi i tre dati coincidono.

Paradossalmente, il Trentino attualmente è anche "vittima " delle tattiche elusive attuate durante lo scorso mese di novembre. Quelle stesse tattiche che ci hanno risparmiato la zona rossa quando la circolazione del virus corrispondeva a quasi 1.000 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti. Oggi non possiamo più eludere i controlli confidando su una interpretazione "autonoma" delle norme per la rilevazione dei contagi e siamo saldamente in zona arancione. Inoltre, se confrontiamo i dati di oggi con quelli ufficiali della Protezione Civile Nazionale e dell'Istituto Superiore di Sanità, risulta che il Trentino attualmente si trova al massimo del picco pandemico (ufficiale) con una ulteriore tendenza a crescere.

A fronte di questa situazione cosa fanno le Autorità politiche e sanitarie del Trentino? Temo che attendano e lascino che il virus giochi la sua partita praticamente indisturbato. Ci sono molti segnali che confermano il mio timore. In particolare:

  1. Si continuano a fare pochi tamponi e in massima parte si fanno tamponi antigenici (non idonei per individuare tutti i positivi, specialmente quelli a carica virale medio-bassa che, se portatori della variante inglese, potrebbero comunque essere particolarmente contagiosi). 
  2. Il tasso di positività dei tamponi in Trentino è sistematicamente doppio rispetto alla media nazionale. Questo vuol dire che aspettiamo che le persone sintomatiche si presentino per fare il tampone, ma non verifichiamo la condizione dei contatti stretti dei nuovi positivi. Tutte le settimane gli indicatori ISS ci confermano il perdurare di questa anomalia tutta trentina.
  3. I sequenziamenti virali sono partiti in ritardo e non c'è evidenza di una accelerazione. Mancano i dati sui campioni mandati ad analizzare e sulla loro provenienza.
  4. I dati sulla diffusione dei contagi tra i giovani di età inferiore a 19 anni vengono resi pubblici nel solito modo "a spizzichi e bocconi" a cui ci hanno abituato gli inconcludenti comunicati stampa quotidiani della Provincia. La domanda: "si fanno abbastanza tamponi nelle Scuole?" attende ancora una risposta.
  5. Se fosse vera l'ipotesi della presenza di un ampio focolaio di variante inglese in Val di Fiemme bisognerebbe attivare al più presto iniziative mirate sul modello di quanto fatto in Alto Adige. Al momento non se ne vede traccia.
Insomma la vecchia ed abusata tattica di nascondere la polvere sotto il tappeto, dando eventualmente la colpa di quanto succede in Trentino ad altri (in questo caso i nostri vicini altoatesini). Poi fatalmente il conto lo pagheranno i cittadini con sofferenze, lutti e danni economici che si sarebbero potuti almeno mitigare.

6 commenti:

  1. Covid, Andrea Crisanti ne è convinto: «Vi spiego perché ci sono i segni della terza ondata e l’unica soluzione è il lockdown nazionale»
    trentotoday.it - 21 febbraio 2021

    Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova, ha spiegato che non c'è tempo da perdere, è tempo di agire. Ne è convinto, non smette di ripeterlo da settimane.

    Anche se la linea prevalente, sottolinea Today, è stata quella di portare al governo di Mario Draghi una proposta sulla zona “arancione scuro” in tutta Italia, la Conferenza delle Regioni alla fine ha approvato un comunicato in cui si chiede:
    - di accelerare sulle vaccinazioni, coinvolgendo i medici di base,
    - che il Governo lavori alla «revisione dell’attuale sistema di regole che definisce l’entrata e l’uscita dalle diverse zone, insieme ad un cambio dei criteri e dei parametri di classificazione,
    - che le misure siano conosciute con congruo anticipo,
    - che si attivino anche - per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori - contestualmente gli indennizzi.

    A Today.it Andrea Crisanti ha dichiarato: «È evidente che sta per arrivare la terza ondata dell’epidemia di Coronavirus. Le Regioni non lo vogliono capire, i Presidenti sono il maggior ostacolo all’introduzione delle misure» dice.

    «Da quanto tempo i tecnici hanno detto che c’è il rischio “terza ondata”? Avremmo dovuto fare il lockdown a Natale, questa è la verità», spiega. E questo perché «i segnali della terza ondata ci sono tutti, la variante inglese è già al 35%, fra due settimane rischiamo 40mila casi».

    La crescita dei contagi però non è ancora iniziata. «C’è sempre un periodo di LATENZA da considerare. Certe curve all’inizio SONO PIATTE e poi improvvisamente vanno verso l’alto. Ci stiamo avviando verso la terza ondata. Forse riusciamo per una volta a fermarla prima che ci esploda tra le mani però…». Con il lockdown? «Certo. C’è poca differenza tra zona rossa ed arancione, ma una stretta va fatta».

    L’idea del professore è che sia necessario INTERVENIRE PRIMA per evitare che la situazione si aggravi poi: «Ci sono tutti i segni di un inizio della terza ondata: casi in aumento e variante in rapida diffusione. Se vuoi curare una polmonite, non aspetti che lo diventi, cerchi di curarla prima che si aggravi. Non dobbiamo aspettare di arrivare a 50mila casi al giorno per capire che abbiamo un problema e bisogna intervenire», conclude Crisanti.

    Il professore parla del 35% di nuovi casi di variante inglese registrati in un giorno in Toscana, dato che si pensa sia la prova di una grande velocità di propagazione visto che si tratta di un dato molto più alto di quello trovato il 3 e 4 febbraio, quando è stata fatta la prima ricerca per il ministero e si era intorno all'8%. L'andamento ricalca quello che si sta osservando in tutto il Paese, con la variante inglese che si appresta a diventare prevalente molto velocemente, proprio come ha già fatto nel Regno Unito, nel Paese dove è stata isolata la prima volta.

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  2. Ci può ricordare per favore quale è l’intervallo temporale dei dati che viene considerato per il calcolo di Rt puntuale che mi pare sia calcolato ad una specifica data? Le sarei grato se potesse fare riferimento alle date dell’ultimo report di monitoraggio disponibile. Grazie

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    1. Secondo quanto scritto da ISS, il cosiddetto Rt puntuale viene stimato mediando i valori di Rt ottenuti per 7 giorni consecutivi ed attribuendo il dato medio al giorno centrale della settimana.

      In pratica, l'ultimo dato reso disponibile da ISS era riferito al giorno 3 febbraio e quindi considerava i contagi sintomatici avvenuti nel periodo 31 gennaio - 6 febbraio.

      Per stimare Rt in un certo giorno, si tiene conto dell'andamento dei contagi nei giorni precedenti (per un periodo pari a circa una/due settimane) e si stima Rt assumendo un certo andamento per la distribuzione di probabilità ws (per i dettagli, si veda https://covid19.infn.it/sommario/rt-info.html).

      Noto, tra l'altro, che l'arrivo della variante inglese potrebbe influire anche sulla forma della funzione ws che solitamente viene inserita nella stima come un parametro "noto", ma in effetti tanto nota non è.

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  3. Covid, il sindaco di Brescia Del Bono: “I casi e le ospedalizzazioni aumentano. I dati saranno analizzati dal CTS”.
    ilfattoquotidiano.it – lunedì 22 febbraio 2021

    La provincia lombarda - con 9.500 contagi in 21 giorni - è tra le 8 più colpite negli ultimi giorni considerando il numero di casi su 100.000 abitanti (la provincia di Brescia conta 1,264 milioni di abitanti).

    Il direttore generale dell'ASST Spedali Civili: "Registriamo UNA LENTA E COSTANTE RISALITA delle ospedalizzazioni da Natale in poi. Il virus c'è, la variante inglese è presente e dà segno di sé soprattutto sul territorio"

    Di numeri ha parlato anche il direttore generale dell’ASST Spedali Civili Massimo Lombardo: “Poco prima di Natale eravamo scesi sotto quota 200 pazienti Covid complessivamente ricoverati. Da inizio anno molto lentamente abbiamo visto una ripresa e siamo arrivati a oltre 280 ospedalizzati, con una proporzione del 10% in terapia intensiva, quindi una percentuale di pazienti più gravi che resta stabile”, ha spiegato.

    Il “lento e costante” aumento sul fronte ospedaliero “ha coinciso anche con un gran numero di ASINTOMATICI intercettati dai tamponi, che abbiamo visto crescere giorno per giorno”.

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  4. Ciao Davide.
    Ho un grafico degli "attuali positivi" del Trentino che non so come materialmente inserire qui; lo trovi sulla mia pagina FB
    https://www.facebook.com/ignalazi/posts/3573990379379007?comment_id=3577839932327385&notif_id=1615275466475944&notif_t=feed_comment&ref=notif
    "...Ancora una volta si deve notare il brusco cambiamento di numero tra il 30 e il 31 gennaio scorsi (2021), passando in un sol giorno da 17796 a 7087 attuali positivi: non riesco a trovare un documento provinciale di spiegazione. I dati sono della protezione Civile, come rappresentati da CovidStat INFN https://covid19.infn.it/"
    Non so trovare riferimenti in merito sul tuo blog.
    Sai dirmi che gioco è stato giocato, in merito?
    Cordiali saluti, stammi bene.
    Ignazio

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    1. Il dato INFN si riferisce all'intera regione Trentino-Alto Adige ed in realtà è legato ai soli dati altoatesini.

      A fine gennaio, Bolzano ha tolto brutalmente dalle statistiche circa 10.000 attualmente positivi che erano diventati negativi nelle settimane precedenti, ma che qualche distratto funzionario della PAB si era dimenticato di togliere dai dati inviati alla protezione Civile Nazionale.

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