Durante la seconda ondata pandemica, il Trentino si è distinto per una
interpretazione “originale” delle norme nazionali relative al rilevamento
dei nuovi contagi. In particolare, a partire da fine ottobre, il Trentino ha
sistematicamente “dimenticato” di confermare sollecitamente (entro 2 – 3
giorni al massimo) i positivi trovati con i test rapidi antigenici,
sottoponendoli al tampone molecolare solo dopo 10-15 giorni, quando ormai la
maggioranza di loro era tornata negativa.
Interpretando autonomamente le regole nazionali,
il Trentino ha fatto sparire dalle statistiche ufficiali circa la metà
dei contagi
complessivi della seconda ondata pandemica.
Di fronte alle proteste di molti (sia in Trentino che nel resto d’Italia), a
partire dallo scorso 3 dicembre il Ministero della Salute ha imposto di
comunicare ai cittadini il vero numero dei contagi, anche se abbiamo dovuto
aspettare lo scorso 15 gennaio, prima che l’Istituto Superiore di Sanità
iniziasse a tener conto dei numeri complessivi.
Ho scritto “iniziasse a tener conto dei numeri complessivi” perché
nel
rapporto ISS numero 38
(relativo al periodo 18 -24 gennaio) i dati relativi ai contagi verificati
con i soli tamponi antigenici sono stati
inclusi, ma non sono stati considerati nel calcolo degli indicatori.
I risultati paradossali legati a questa discutibile scelta li ho descritti
in un post della scorsa settimana.
Ieri è uscito il nuovo rapporto settimanale ISS (numero 39, periodo 25-31 gennaio). Come tanti altri mi ero illuso che i numeri dell’ISS sarebbero stati
finalmente allineati con i dati reali, essendo passate due settimane dal
15 gennaio (e tre settimane dalla
circolare ministeriale
che toglieva l'obbligo di confermare sollecitamente gli antigenici con i
tamponi molecolari e definiva la procedura per contare i positivi
antigenici immediatamente).
Mi sbagliavo, come
dimostrato
dall’indice Rt del Trentino
che – ancora una volta – è clamorosamente sottostimato. Comunque, sia pure parzialmente, il rapporto ISS numero 39 tiene
finalmente conto di tutti i contagi e quindi ci permette di analizzare
alcuni dati comunque interessanti.
Per semplicità, ho suddiviso la mia analisi secondo una serie di domande e risposte.
Nella settimana 25 - 31 gennaio il Trentino ha comunicato il numero vero dei contagi?
Da fine dicembre fino alla terza settimana di gennaio avevamo assistito ad
un fatto apparentemente inspiegabile.
A fronte di un certo numero di contagi comunicati settimanalmente
all’ISS, il Trentino faceva risultare che gran parte di questi contagi
fossero avvenuti nelle settimane precedenti e solo una minima parte
veniva imputato alla settimana corrente. I dettagli di quanto avveniva li ho
spiegati in post precedenti
e non mi ripeto. Vediamo cosa è successo nell’ultima settimana:
Ultimo giorno considerato | Contagi complessivi | Differenza settimanale | Contagi con diagnosi nella settimana |
13/12/20 | 18.845 |
|
|
20/12/20 | 20.152 | 1.307 | 1.154 |
27/12/20 | 21.147 | 995 | 646 |
03/01/21 | 22.471 | 1.324 | 697 |
10/01/21 | 23.942 | 1.471 | 624 |
17/01/21 | 25.660 | 1.718 | 710 |
24/01/21 | 27.395 | 1.735 | 1.100 |
31/01/21 | 28.778 | 1.383 | 1.316 |
Come vedete, almeno è sparito l’effetto dei contagi arretrati. Nell'ultima
settimana i nuovi casi segnalati coincidono praticamente con i nuovi
contagi settimanali. La situazione è ancora più chiara se la
rappresentiamo con un grafico:
Il gap esistente tra la linea rossa e quella verde improvvisamente
si è chiuso.
È svanita la possibilità di ritardare la comunicazione di una parte
significativa dei contagi, comunicandoli solo dopo che i positivi
antigenici risultassero eventualmente risultassero positivi al test
molecolare fatto almeno 10 giorni dopo.
Notate che –
nel corso dell’ultima settimana analizzata da ISS, il livello dei nuovi
contagi settimanali (linea verde) è il più alto mai comunicato dal
Trentino dal 13 dicembre in poi.
In realtà sappiamo che a metà dicembre i contagi erano molti di più rispetto
a fine gennaio (oscillavano tra 2.000 e 2.500 contagi settimanali), ma
allora molti contagi sparivano dalle statistiche ufficiali. Durante lo
scorso mese di novembre (picco della seconda ondata pandemica) siamo stati
per tre settimane vicini a 5.000 nuovi contagi settimanalii, circa 4
volte il livello dei contagi attuali.
Il valore di contagi settimanali che il rapporto ISS numero 39 riporta
per il Trentino è finalmente in linea sia con i dati comunicati nelle
conferenze stampa della Provincia, che con quello comunicato alla
Protezione Civile Nazionale. Gli attuali contagi settimanali, normalizzati rispetto al numero di
abitanti, sono circa 241 per ogni 100.000 abitanti (appena un pelo sotto al
livello che – se mantenuto per due settimane di seguito – comporta
l’assegnazione della
zona rosso scura da parte di ECDC).
Nel corso delle ultime settimane – secondo l’ISS – il Trentino ha
registrato un numero crescente di contagi. Come è possibile che durante
le ultime due settimane la stima dell’ISS per l’indice Rt oscilli
intorno a 0,6? Con Rt vicino a 0,6 per due settimane di seguito non ci
sarebbe dovuto essere un crollo dei nuovi contagi?
È la domanda che si dovrebbe porre l’ISS considerato che i dati sono
proprio quelli contenuti nei suoi rapporti settimanali. Anche se ci
dimentichiamo dei contagi settimanali in forte crescita comunicati all'ISS
durante il mese di gennaio e guardiamo al livello dei contagi veri del
Trentino, nel corso del mese di gennaio troviamo una tendenza in linea con
l’andamento nazionale, ma non osserviamo certamente il crollo che ci saremmo
potuto aspettare se le stime dell’indice Rt del Trentino fossero state
realistiche.
Il motivo di queste stime assurde dell’indice Rt l’ho spiegato in un
post precedente: l’indice Rt è stato sempre stimato (anche nell’ultimo rapporto ISS numero 39) scartando i dati dei positivi antigenici.
Il Trentino che usa principalmente tamponi antigenici per individuare i
positivi è stato “miracolato”. Ho chiesto ad una fonte interna dell'ISS (da me contattata
informalmente) perché avessero adottato questa scelta che a me pare francamente assurda. La
risposta è stata - a mio avviso - disarmante: “contare anche gli antigenici avrebbe penalizzato alcune Regioni che
avevano sempre comunicato dati completi e corretti e avrebbero rischiato
di finire in zona arancio/rossa a causa della sovrapposizione tra i nuovi
contagi solo antigenici e le conferme con molecolari degli antigenici di
qualche giorno prima”.
Secondo me,
sarebbe stato più corretto fare due stime – una con i soli positivi
molecolari ed una con tutti i contagi – e poi andare a vedere, caso per
caso, se c’erano incongruenze.
Chi mi legge sa bene che se io fossi chiamato a riformare il sistema dei 21
indicatori ISS, escluderei senz'altro l'utilizzo dell’indice Rt stimato su
base regionale. Ma se l'ISS si ostina ad usare questo "fragile" indicatore,
almeno si sforzi di stimarlo nel modo migliore possibile. Anche per l'indice
Rt vale il detto "garbage in, garbage out!".
La storia dei contagi settimanali e della stima di Rt può interessare gli
scienziati, ma non ha rilevanza pratica perché ormai – fortunatamente –
siamo nella fase calante dell’ondata pandemica. Ma se a novembre fosse
stato reso noto il vero livello dei contagi che era arrivato a sfiorare i
1.000 casi settimanali per ogni 100.000 abitanti, il Trentino sarebbe
finito in zona rossa. Quante vite umane avremmo salvato e quanti ricoveri
ospedalieri avremmo evitato se il Trentino avesse applicato la zona rossa
a novembre come fece il vicino Alto Adige?
La domanda è molto rilevante ed ha anche potenziali risvolti sul piano
giudiziario che non devono essere affrontati con superficialità. La questione
va trattata con la necessaria cautela anche per il rispetto dovuto alle
persone che hanno sofferto e alle famiglie che hanno perso prematuramente i
loro cari.
Distribuzione regionale dei decessi Covid registrati durante la seconda
ondata pandemica (elaborato su dati della Protezione Civile Nazionale,
aggiornato al 7 febbraio 2021) |
Il prezzo pagato dal Trentino
durante la seconda ondata pandemica è stato altissimo, superiore rispetto a quello della prima ondata. La statistica può fornirci
una valutazione attendibile sugli effetti a livello macroscopico, ma non potrà
mai dirci se la storia di una particolare persona sarebbe potuta andare
diversamente.
Ciò premesso, tra poche settimane dovrebbero uscire i dati ISTAT definitivi
per l’anno 2020. Abbiamo già visto due analisi preliminari: una
che copriva il periodo marzo - novembre
2020 e la seconda che
copriva tutto l'anno, ma riguardava solo la città di Trento.
Partendo da questi studi e confrontando l’andamento di diversi territori,
sarà possibile fare una stima affidabile del numero di vite che avremmo
potuto salvare adottando a novembre adeguate misure di contenimento della
circolazione del virus.
L’Ufficio statistico della provincia di Bolzano
ha già pubblicato un resoconto dei dati 2020, confrontati rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Credo che anche
l’Ufficio statistico della Provincia di Trento disponga di dati simili, ma non
mi pare che li abbia ancora resi pubblici. Comunque, come dicevo prima,
arriveranno i dati ISTAT completi ed avremo un quadro completo della
situazione.
Credo che molti magistrati – in tutta Italia – leggeranno con grande interesse i dati ISTAT 2020.
È vero che in Trentino il tasso di positività dei tamponi è mediamente più basso rispetto al resto d’Italia?
Durante le conferenze stampa serali della Provincia sentiamo spesso
dichiarazioni poco attendibili riguardo alla frazione di tamponi positivi. Per
calcolare questo dato bisogna conoscere la frazione di tamponi cosiddetti
“diagnostici” ovvero fatti per la diagnosi di sospetti positivi (sintomatici)
o delle persone che sono entrate a stretto contatto con positivi. Tutti gli
altri tamponi non contano e se sono messi al denominatore falsano il
risultato.
Il dato sui tamponi diagnostici viene calcolato dall’ISS e, assieme a
quello dei contagi, viene utilizzato per calcolare l’indicatore 2.1.
Un basso valore di questo indicatore, associato ad un basso numero di contagi,
è in generale una conferma di una bassa circolazione del virus. Infatti se una
Regione/PA avesse pochi contagi ed un indicatore 2.1 elevato, sarebbe forte il
sospetto che quella Regione/PA i contagi non li ha semplicemente cercati.
Vediamo allora chi aveva l’indicatore 2.1 più elevato (mi riferisco sempre
al rapporto ISS numero 39):
P. A. Bolzano | 33,8% |
Lombardia | 21,6% |
Puglia | 20,6% |
Lazio | 20,5% |
Umbria | 15,8% |
Sicilia | 15,7% |
P. A. Trento | 15,4% |
Friuli V. G. | 12,0% |
Emilia Romagna | 11,9% |
Valle D’Aosta | 11,8% |
A parte l’Alto Adige che ha un livello di circolazione del virus
particolarmente elevato,
solo 6 Regioni/PPAA – Trentino incluso – hanno un tasso di positività
superiore al 15%,
3 regioni hanno un tasso compreso tra il 10% ed il 15% e tutte le altre
Regioni hanno un tasso di tamponi diagnostici positivi inferiore al 10%.
Il tasso più basso è quello del Veneto (5,2%).
Mi sembra di poter dire che le affermazioni secondo cui il Trentino ha un
tasso di positività dei tamponi particolarmente basso sia falsa. Anzi, è
vero il contrario:
il Trentino fa parte del terzo di Regioni/PPAA che hanno il tasso
dipositività ai tamponi diagnostici più elevato. Ovviamente mi riferisco al tasso calcolato usando la procedura ISS che –
correttamente - considera solo i tamponi diagnostici.
In Trentino tracciamo accuratamente tutti i positivi?
Spesso, durante le conferenze stampa della Provincia, ho sentito ripetere
che il Trentino sarebbe particolarmente attivo nel tracciamento dei
positivi. Se guardo all'indicatore 2.6 ("numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata
effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti
stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati") il Trentino spicca, assieme a poche altre Regioni/PPAA, comunicando ogni
settimana un tondo 100% (per confronto, l'Emilia Romagna si ferma all'81,2%,
mentre il Veneto arriva al 96,7%).
Meglio di così non si potrebbe fare. Tuttavia se guardiamo altri
indicatori, risulta evidente che queste estese indagini epidemiologiche
producono risultati molto modesti.
Tracciare i positivi significa individuare i loro contatti più stretti
anche al di fuori della ristretta cerchia delle persone conviventi. Mediamente, per ogni nuovo positivo, bisognerebbe seguire circa 10
persone (conviventi, altri familiari con cui il contagiato ha avuto rapporti
stretti, amici, colleghi ed altre persone con cui ha interagito al di fuori
dell'ambiente famigliare).
Eseguire un tracciamento efficace non è oggettivamente facile,
considerato l’attuale livello di circolazione del virus: dal punto di vista pratico, ogni giorno in Trentino bisognerebbe
controllare tra le 2.000 e le 3.000 persone che dovrebbero essere messe in
isolamento fino a che non siano risultate virologicamente negative. Ricordo
inoltre che prima di sottoporre queste persone al tampone, bisogna aspettare
almeno 5 giorni dopo il loro ultimo contatto con il positivo che avrebbe
potuto infettarle.
I dati ISS possono esserci di aiuto per capire come stanno andando
effettivamente le cose.
In particolare, l'indicatore 3.6 ("numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 non associati
a catene di trasmissione note") è particolarmente significativo.
Anche un altro indicatore (3.5) può esserci d'aiuto: il dato riporta il
numero di nuovi focolai epidemici che sono stati identificati nel corso
della settimana. Ricordo che il termine "focolaio" si riferisce a "2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso
nel numero di casi in un tempo e luogo definito".
Quindi anche i contagi che avvengono tra conviventi contribuiscono a far
aumentare il numero di focolai.
In tabella ho riportato, per il Trentino e le altre regioni del Nord-Est, il
numero dei nuovi contagi settimanali, il numero dei casi non associati a
catene di trasmissione note (indicatore 3.6), il rapporto tra questi due
dati ed il numero di nuovi focolai individuato nel corso della settimana
(indicatore 3.5):
Regione/PA | Nuovi casi settimanali | Casi non associati (3.6) |
Percentuale nuovi contagi non associati |
Nuovi focolai (3.5) |
P. A. Trento | 1.316 | 1.140 | 86,6% | 23 |
P. A. Bolzano | 3.657 | 413 | 11,3% | 9 |
Veneto | 5.518 | 1.059 | 19,2% | 1059 |
Friuli V. G. | 2.689 | 1.201 | 44,7% | 530 |
La differenza è evidente: a quanto pare
i contagi in Trentino appaiono in gran parte “dal nulla” cosa che
sarebbe plausibile solo in condizioni di limitatissima circolazione virale.
Il rapporto dei casi non associati a catene di trasmissione note rispetto al
numero di nuovi contagi del Trentino (86.6%) è – secondo me – troppo alto
perché, in linea di principio,
almeno i nuovi contagi che avvengono tra conviventi dovrebbero essere
associati ad una catena di trasmissione nota.
A meno che non si preferisca mettere i conviventi di un contagiato in
quarantena senza fare loro il tampone (così si riducono - contemporaneamente - la
percentuale di tamponi diagnostici positivi, i nuovi contagi ed i nuovi
focolai che appaiono nelle statistiche ufficiali).
Il dato sui nuovi focolai trovati nel corso della settimana in Trentino
ed in Alto Adige (indicatore 3.5) lascia perplessi: per Veneto e Friuli V. G. il rapporto tra nuovi contagi e nuovi focolai è
pari a circa 5. Tale rapporto sale a circa 11,5 se lo stimiamo a livello
nazionale. Parliamo di una media nazionale che include Regioni/PPAA che
hanno una capacità di tracciamento dei contagi molto disomogenea.
Ma i dati del Trentino (57 nuovi contagi per ogni nuovo focolaio) e
dell'Alto Adige (addirittura 406 contagi per ogni nuovo focolaio) sembrano
essere decisamente fuori scala.
Il dato dell'Alto Adige è in palese contraddizione con il fatto che quasi il
90% dei nuovi contagi registrati nel corso della settimana sono stati
assegnati ad una catena epidemica già identificata. Sono tutti collegati a
focolai già attivi nel corso delle settimane precedenti?
Il dato del Trentino si associa ad una situazione diametralmente opposta
rispetto a quella dell'Alto Adige. In Trentino solo il 13% circa dei nuovi
contagi sono stati associati a catene epidemiche identificate in precedenza.
Il dato del Trentino si stacca nettamente rispetto a tutte le altre Regioni/PPAA italiane:
Elaborato su dati ISS (rapporto settimanale numero 39). Il dato del Trentino è rappresentato dal punto rosso. Il punto verde rappresenta la media nazionale. Come è già successo altre volte nel corso di questa seconda ondata pandemica, il Trentino "si distingue" rispetto a tutte le altre Regioni/PPAA. Questo è un esempio di quei "controlli di consistenza" che l'ISS dovrebbe fare sui dati inviati da Regioni/PPAA. Purtroppo sembra che l'ISS non faccia alcun controllo (oppure se anche li fa, poi nessuno ne tiene conto) |
Quindi in Trentino "pochi focolai e contagi che nascono dal nulla". Abbiamo forse qualche grosso problema con le operazioni di
tracciamento?
Per quest'ultima domanda, non sono in grado di darvi una
risposta.
Ho elaborato il file di ECDC relativo alle aree territoriali ( province ed aree metropolitane ) disponibili per alcuni paesi europei.
RispondiEliminaRiporto le prime 20 posizioni italiane su un totale di 106 per i casi di contagio negli ultimi 14 gg per 100.000 abitanti. L’ultimo dato disponibile è il 31 gennaio 2021. Ho fatto un raffronto con il dato al 15 gennaio per valutare il trend.
La Provincia di Trento è in sesta posizione per il parametro sopracitato. Il trend parla di un -16,5% che rapprenda la 19a posizione per quanto riguarda la variazione percentuale.
Direi che è un “giallo” piuttosto scuro.
31/01/21 15/01/21 Var % Aree territoriali
1192,8 669,6 78,1% Bolzano-Bozen
452,6 365,0 24,0% Perugia
433,0 789,9 -45,2% Rimini
413,2 492,1 -16,0% Taranto
412,5 626,2 -34,1% Forlì-Cesena
397,9 476,3 -16,5% Trento
381,7 522,8 -27,0% Pordenone
370,1 464,5 -20,3% Bari
368,4 253,7 45,2% Pescara
356,3 481,7 -26,0% Foggia
347,5 525,9 -33,9% Fermo
340,0 311,9 9,0% Imperia
331,5 430,4 -23,0% Ancona
325,6 689,3 -52,8% Messina
317,9 532,2 -40,3% Udine
313,4 633,3 -50,5% Trieste
312,2 549,4 -43,2% Mantova
307,1 394,0 -22,1% Brescia
307,0 445,6 -31,1% Sondrio
294,9 446,9 -34,0% Barletta-Andria-Trani
Dall'Emilia-Romagna nessun passo indietro sull'azione di tracciamento dei contatti, fondamentale per la lotta al virus
RispondiEliminasalute.regione.emilia-romagna.it - 26 ottobre 2020
Nessun passo indietro della Regione Emilia-Romagna nell’azione di CONTACT TRACING, condotta fino ad ora con buoni risultati e che continuerà su tutto il territorio grazie all’impegno, poderoso, del Servizio sanitario regionale. Lo ribadisce l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.
“Non arretriamo di un millimetro, né alziamo bandiera bianca, tutt’altro. L’Emilia-Romagna è tra le Regioni che ancora, pur tra le tante difficoltà dovute al picco epidemico e grazie al prezioso e gravoso lavoro dei nostri Dipartimenti di Sanità pubblica, riesce a svolgere le indagini epidemiologiche; continueremo a farlo”.
Non ci sarà alcuno stop AI TAMPONI MOLECOLARI, quindi, a cui saranno sottoposti - come è avvenuto finora - tutti i contatti stretti dei nuovi positivi, anche gli asintomatici. Perché l’obiettivo della sanità regionale, e le azioni messe in campo per raggiungerlo, è il medesimo, dall’inizio dell’epidemia: individuare in maniera sempre più efficace i positivi che non presentano sintomi e spegnere ogni nuovo potenziale focolaio.
“Come ho avuto modo di chiarire anche ieri - ribadisce Raffaele Donini - una volta identificati e isolati i contatti stretti asintomatici:
- il tampone molecolare sarà eseguito di norma entro il decimo giorno, affinché le persone possano terminare, se il risultato sarà negativo, il proprio isolamento;
- ma è del tutto ovvio che, in caso di comparsa dei sintomi, IL TAMPONE MOLECOLARE SARA’ SVOLTO TEMPESTIVAMENTE”.
(NdC) Ci sono in giro - da mesi - anche "buone pratiche".
Coronavirus, “Il molecolare di controllo? Possibilmente entro 48 ore” Il Ministero della Salute risponde a “Il Dolomiti”
RispondiEliminaTiziano Grottolo - ildolomiti.it - 24 gennaio 2021
“Il tampone di controllo su un antigenico positivo va fatto nel più breve tempo possibile, entro 24-48 ore”, parola di Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute che durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale ha risposto a una domanda de Il Dolomiti.
“Posso rassicurare – ha affermato Rezza – che abbiamo fatto, insieme a ISS, un incontro in video conferenza pochi giorni fa con la Provincia di Trento proprio perché c’erano state anche delle polemiche, ma ci siamo chiariti e credo che il tutto sia stato risolto.
È chiaro che se si fa un tampone antigenico che risulti positivo innanzitutto, come la Provincia del resto ha anche disposto, quella persona va immediatamente in isolamento in attesa del test molecolare o del test di conferma che DEVE ESSERE FATTO NEL PIU’ BREVE TEMPO POSSIBILE, su questo non c’è il minimo dubbio. Non mettiamo un limite temporale, ma possibilmente entro 24-48 ore”.
(NdC) Quindi ISS aveva mosso dei rilievi (almeno 1) alla Provincia di Trento, tanto che c'era stato bisogno di CHIARIMENTI in conference call.
https://youtu.be/RrDbao91KrQ
Buonasera, do anch'io il mio piccolo contributo.
RispondiEliminaHo aggiornato a sabato 6/2/2021 i valori settimanali dei 7 parametri che avevo fornito il 17/1, il 26/,1 come commento al Suo articolo “Varianti virali…” e il 31/1/2021 a commento di “Vaccini, che fare?”.
__Mi baso sempre sui dati della Protezione Civile, azzerati al 1 agosto 2020 che fisso convenzionalmente come inizio della seconda ondata, poiché dopo il 2/8/2020 il numero nazionale degli “attualmente infetti” è aumentato continuamente fino al 22/11/2020.
__Questa settimana, i parametri 3, 5, 6, 7 per la PA di Bolzano sono fortemente falsati dal gran numero di guariti ricalcolato il 31/1/2021, perciò ho barrato questi risultati, poiché non confrontabili con i precedenti.
__Ho aggiunto una colonna finale che dà il rapporto fra la media degli “attuali infetti” della settimana e la corrispondente media della settimana precedente. E’ utile per capire, per ogni Regione/PA, quanto sia variato il denominatore dei parametri 3°, 6° e 7° ed anche, indirettamente, del 5°. Non serviva quando il rapporto era un po’ per tutti, più vicino ad 1.
La tabella completa, con i 7 + 1 parametri per Regioni/PA e Italia, la si può vedere al seguente indirizzo:
https://www.dropbox.com/s/ptd6ohzk1s8pbt3/Tabelle%208%20parametri%20al%206_2_2021.pdf?dl=0
Qui di seguito i risultati aggiornati per Italia, Trentino, Alto Adige, Veneto e Lombardia. Fra parentesi i dati della settimana precedente:
1. INFETTI TOTALI ogni 100.000 ab.:
__Italia 3946 (3808), PA Trento 4370 (4123), PA Bolzano 7759 (6949), Veneto 6070 (5975), Lombardia 4505 (4391).
2. NUOVI INFETTI nell’ultima settimana ogni 100.000 ab.:
__Italia 138 (144), Trento 247 (240), Bolzano 810 (660), Veneto 95 (143), Lombardia 113 (127).
3. NUOVI INFETTI SU ATTUALI INFETTI nell'ultima settimana:
__Italia 2,7% (2,6%), Trento 7,7% (8,6%), Bolzano 11,5% (3,5%), Veneto 2,2% (2,5%), Lombardia 3,4% (3,6%).
4. DECESSI totali su INFETTATISI totali (con i due intervalli temporalmente sfasati come si deve):
__Italia 2,6% (2,6%), Trento 3,8% (4,0%), Bolzano 2,0% (2,0%), Veneto 2,6% (2,6%), Lombardia 2,5% (2,5%).
5. MORTI su USCITI dal virus (= morti + guariti) nell'ultima settimana:
__Italia 2,3% (2,6%), Trento 1,2% (2,0%), Bolzano 0,2% (2,0%), Veneto 2,7% (2,0%), Lombardia 2,4% (3,0%).
6. ATTUALI RICOVERATI SU ATTUALI INFETTI, media per l’ultima settimana:
__Italia 5,1% (4,9%), Trento 7,7% (10,8%), Bolzano 5,1% (1,8%), Veneto 4,9% (4,7%), Lombardia 8,1% (7,7%). NB. Il dato di Bolzano è fortemente falsato dal grande numero di guariti ricalcolato il 31/1/2021.
7. TERAPIE INTENSIVE su ATTUALI INFETTI, media dell'ultima settimana:
__Italia 0,50% (0,49%), Trento 1,31% (1,69%), Bolzano 0,63% (0,21%), Veneto 0,61% (0,64%), Lombardia 0,75% (0,77%). NB:
__I primi tre parametri dipendono dalla gestione politica dell'epidemia (chiusure, aperture e controlli), mentre gli altri quattro dalla gestione sanitaria degli infetti.
Sull’aggiornamento odierno per i valori dei miei 7 parametri dell’epidemia Covid, si può annotare che:
RispondiElimina1. Bolzano è prima in Italia e il Veneto è secondo, per incidenza del totale infetti su 100.000 abitanti.
2. Il numero di nuovi infetti in Italia è leggermente diminuito (-4%), ma la PA di Bolzano peggiora ancor di più (+23%), saldamente prima in Italia. In PA Trento i nuovi infetti aumentano del 3% e superiamo il Friuli V. Giulia, che invece migliora, ma veniamo ambedue superati dall’Umbria che ora è seconda, ma molto distante da Bolzano. Il Veneto migliora sensibilmente (-34%) e un po’ anche la Lombardia (-11%).
3. Trento, rimane PRIMA in Italia per rinnovamento dell’infezione (nuovi infetti su attuali infetti) con un rapporto un po’ migliorato solo per l’aumento del denominatore (+14%), che vuol dire meno guariti, in controtendenza rispetto al dato nazionale degli attuali infetti sui precedenti (-9%).
4. Questo quarto parametro migliora un po’ e il Trentino resta con una letalità generale della seconda ondata che è del 46% PIU’ ALTA della media nazionale, sempre superato di poco dalla Valle d’Aosta ed ora anche, di pochissimo, dal Friuli V. Giulia.
5. Limitandosi all’ultima settimana, il valore di questo parametro indica che la letalità settimanale nel Trentino si è ulteriormente e molto sensibilmente ridotta, dimezzandosi in una settimana, tenendo conto anche del relativamente ridotto numero dei guariti settimanali (indirettamente dalla colonna 8).
6. Ancora un sensibile miglioramento di questo parametro per Trento e non solo per l’aumento degli attuali infetti, pur non piccolo. La porzione ospedalizzata dei nostri infetti è ora solo del 50% sopra la media nazionale.
7. C’è ancora un certo miglioramento nell’incidenza delle terapie intensive nel Trentino sugli attuali infetti, per metà dovuto all’aumento del denominatore. Tuttavia, siamo ancora al PRIMO POSTO in Italia, con QUASI il TRIPLO di terapie intensive rispetto alla corrispondente media nazionale. La Valle d’Aosta è ora su valori alti, per questo parametro, ma ciò solo a causa della forte diminuzione dei suoi “attuali infetti”, cioè del denominatore. Resta sempre la domanda del perché il Sistema Sanitario Provinciale non riesca ad evitare gravi conseguenze agli infetti. In Basilicata la frazione di malati in terapia intensiva è più di 30 volte inferiore alla nostra e in Campania 8 volte minore. Per raddrizzare la situazione non è sufficiente pensare che sia colpa solo del mancato conteggio di attuali infetti.
Roberto Battiston, fisico trentino: "Il virus è duro da sconfiggere, con le varianti ci preoccupa, occorre tener duro"
RispondiEliminaladige.it – lunedì 8 febbraio 2021
Il virus non è sconfitto, si continua a morire e ad infettarsi. Perché?
RB: Il virus si sviluppa con precise regole: se uno guarda ai mesi scorsi, vede chiaramente che ci sono delle risposte molto precise legate alle misure prese. Nelle regioni rosse ad esempio, dopo la partenza della seconda ondata di ottobre, i contagi hanno iniziato a scendere spegnendo gradualmente l’epidemia, in quelle arancio un po’ di meno, NELLE ZONE GIALLE i contagi non sono scesi per nulla.
La cosa più importante successa nella seconda ondata è il dpcm del 12 ottobre che ha imposto l’obbligo della mascherina IN PUBBLICO; prima non era così, le scuole erano partite senza questo obbligo. Da quando è stato imposto in due settimane l’Rt invece che crescere ha iniziato a calare, modificando l’andamento della seconda ondata. Poi il picco massimo degli infetti è arrivato un mese dopo, perché come sempre gli effetti sono sfalsati nel tempo.
Il problema delle varianti è una minaccia pericolosa?
RB: La presenza delle varianti brasiliana e inglese è ormai accertata. Mi auguro che si riescano a bloccare perché il tasso di contagio, ad esempio della variante inglese, è del 50% superiore rispetto al normale. Se la variante inglese prendesse piede, l’Rt schizzerebbe di colpo a 1,2 e ci porterebbe a un nuovo lockdown, perché numeri del genere non si possono sopportare.
Il Trentino è sempre rimasto dall’autunno ad oggi ZONA GIALLA, l’Alto Adige invece torna in questi giorni ZONA ROSSA. Come si spiega questa differenza?
RB: Le due province hanno popolazione simili e anche orografia simile, ma i morti nella prima ondata sono stati in Trentino il 50% in più rispetto all’Alto Adige, poi ricalcolato al 35% per una diversa classificazione di alcuni decessi. Nella seconda ondata la situazione è la stessa: sempre PIU’ MORTI in Trentino, e si parla di centinaia di persone. Anche i sistemi sanitari sono simili. Ora, è vero che adesso in Alto Adige c’è un momento di crescita violento dell’epidemia che sta portando a un nuovo lockdown, ma non possiamo affermare che in generale loro stanno peggio.
Eppure i dati ufficiali dicono che il Trentino, sempre rimasto giallo, è messo meglio. Come mai?
RB: Ne parlavo con colleghi di Roma poche ore fa. Nella nostra provincia i dati sull’andamento di infetti e guariti sono quasi casuali, SENZA UNA LOGICA, e questo è inspiegabile perché il virus fa il suo mestiere alla stessa maniera ovunque. Il timore è che ciò provochi UNA DISTORSIONE dell’andamento effettivo di Rt, anche perché nel calcolo c’è un margine di errore e le regioni sono autorizzate a prendere comunque il dato più basso del range. In Trentino però non si può fare neanche questo ragionamento perché i dati, unico caso in Italia, sono STRANI, quasi INCOMPRENSIBILI. Sembrano proprio casuali.
Intanto c’è una discrepanza nel rapporto tra gli infetti e coloro che sono in ospedale o terapia intensiva e questo è dovuto anche ai tanti tamponi rapidi effettuati e mai registrati. Il fatto che siamo sempre rimasti in zona gialla deriva da un dato che sembrerebbe influenzato DALLE STRATEGIE e dalle modalità di verifica dell’infezione e di comunicazione, piuttosto che dall’andamento dell’epidemia: lo si vede facilmente dai numeri, se uno li guarda lo capisce subito e non è normale.
Roberto è un po' più diplomatico di me e non dice di "giocarli al lotto", ma la sua opinione sui numeri del Trentino è simile alla mia
EliminaBuongiorno professore,
RispondiEliminaè proprio come lei sospetta, molti conviventi con la persona positiva vengono messi in quarantena e il tampone viene effettuato solo dopo 15 gg, quando il soggetto principale è negativo. Conosco il caso di una famiglia nonno/nonna positivi, madre/padre positivi, 3 figli non testati.
Una collega, che è stata contagiata, mi ha confermato che ai figli il tampone è stato fatto alla fine.