venerdì 5 febbraio 2021

In edicola: "Come il covid ha cambiato la Scienza"

Nell'ultimo numero di Internazionale è stato pubblicato un interessante articolo scritto da Ed Yong, giornalista scientifico della rivista The Atlantic. L'articolo è dedicato all'impatto che la pandemia ha provocato nel mondo scientifico internazionale. Lo potete trovare alle pagine 40 - 47 della rivista.

Copertina dell'ultimo numero di Internazionale acquistabile in edicola (oppure online)

Ecco alcune brevi citazioni estratte dall'articolo:

"La pandemia di covid-19 ha cambiato per sempre il modo in cui i ricercatori studiano e curano le malattie. In futuro potremmo essere più preparati per affrontare le epidemie, ma solo se il mondo della scienza correggerà alcuni dei suoi difetti

"Alla fine del 2020 PubMed, un motore di ricerca per la letteratura scientifica creato dai National institutes of health statunitensi (Nih), riportava più di 74mila articoli sul covid-19, più del doppio di quelli disponibili su poliomielite, morbillo, colera, dengue e altre malattie che hanno tormentato l’umanità per secoli".

"Kyle Myers e i suoi colleghi dell’università di Harvard hanno condotto un sondaggio tra 2.500 ricercatori negli Stati Uniti, in Canada e in Europa, scoprendo che il 32 per cento di loro aveva abbandonato altre ricerche per concentrarsi sul nuovo coronavirus"

"Questi sforzi sono già stati ripagati. Abbiamo test diagnostici che possono dare un risultato nel giro di pochi minuti. Enormi quantità di dati sui genomi virali e sui casi di covid-19 sono stati messi a disposizione di tutti i ricercatori, permettendo di avere un quadro dettagliato come non era mai successo per una nuova malattia. I vaccini vengono sviluppati a una velocità senza precedenti. Il SARS-CoV-2 sarà descritto in modo accurato, e questo ci permetterà di approfondire la nostra comprensione di altri virus, dandoci gli strumenti per affrontare la prossima pandemia. Ma il covid-19 ha anche rivelato le fragilità fin troppo umane del mondo scientifico. Studi poco rigorosi hanno confuso le acque, incoraggiando politiche sbagliate. Gli ospedali hanno sprecato milioni di dollari in esperimenti inutili. Scienziati troppo pieni di sé hanno pubblicato studi fuorvianti su argomenti che conoscevano poco. Inoltre le disuguaglianze razziali e di genere nel mondo della scienza sono aumentate".

"Ma il fatto che tutta l’attenzione si sia concentrata sul covid-19 ha avuto anche conseguenze negative. La scienza è fondamentalmente un gioco a somma zero: quando un argomento monopolizza l’attenzione e i finanziamenti, tutti gli altri ne risentono".

"Gli incentivi a sconfinare sono notevoli. Il mondo accademico è come una piramide: nel corso della sua carriera ogni docente di biomedicina forma in media sei stu­denti di dottorato, ma solo il 16 per cento di loro arriva a occupare posizioni di rilie­vo. La concorrenza è feroce, per avere successo bisogna pubblicare, ed è più facile riuscirci se i risultati dello studio sono straordinari. Questi fattori spingono i ri­cercatori a dare la preferenza ai tempi bre­vi e alle notizie sensazionali a svantaggio del rigore, e la pandemia ha accentuato questa tendenza. In un mondo ansioso di avere informazioni, qualsiasi nuovo arti­colo può catturare l’attenzione della stam­pa e ottenere centinaia di citazioni".

Le conclusioni finali di Ed Yong sono molto chiare:

"Ora l’obiettivo dovrebbe essere affrontare i tanti limiti che la pandemia ha fatto emergere: incentivi sbagliati, pratiche dispendiose, eccessiva sicurezza, disuguaglianza, pregiudizi nel mondo della medicina. Il covid-19 ha offerto al mondo della scienza la possibilità di mettere in pratica una delle sue caratteristiche più importanti: la capacità di correggersi".



1 commento:

  1. Comunicato dell'Università di Padova che, come tantissime altre realtà italiane, ha lavorato allo studio dei TEST SALIVARI – 14 febbraio 2021

    L'Ateneo patavino ha condotto un lungo e articolato studio sui test salivari per individuare il Covid, partendo l'8 ottobre e concludendo il 24 dicembre, e ha coinvolto i dipendenti dell'Università: 5579 quelli che hanno aderito (tasso di partecipazione dell'86%), per un totale di 19.850 campioni salivari raccolti e valutati con tecnica molecolare (rRT-PCR) per SARS-CoV-2.

    "La saliva - si legge nel comunicato - è stata auto-raccolta tramite il dispositivo Salivette, una provetta che contiene un batuffolo di cotone che viene masticato per almeno un minuto al mattino prima di far colazione. Sono stati identificati 8 punti di raccolta dislocati nei vari Dipartimenti universitari e dotati di scatole per la consegna dei campioni. Una volta al giorno, le scatole sono state trasportate in laboratorio per l’esame molecolare."

    "Nel lasso di tempo osservato (8 ottobre – 24 dicembre):
    - sono stati identificati 62 campioni positivi, pari allo 0,31%.
    - il personale dipendente con risultati positivi alla saliva è stato sottoposto entro 24 ore al tampone naso-faringeo (NPS): i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi.
    - i pazienti con test salivare positivo ma naso-faringeo negativo presentavano una bassa carica virale (cicli di amplificazione Ct>33).
    - entro 24 ore dal risultato “positivo”, è stato attivato il tracciamento dei contatti per dipendenti e studenti che frequentano lo stesso ambiente di lavoro".

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