Solo nella tarda primavera del 2020, grazie al calo della prima ondata pandemica prodotto dal rigido lockdown nazionale ed alla aumentata capacità diagnostica, sono incominciati ad apparire in percentuale apprezzabile i cosiddetti “asintomatici”. Potremmo discutere a lungo sulla accuratezza con cui viene identificata questa categoria di persone virologicamente positive.
Elaborato su dati dell'Istituto Superiore di Sanità |
Una percentuale di sintomatici elevata può essere una indicazione del fatto che, invece di cercare attivamente le persone positive, le Autorità sanitarie regionali si limitano a fare il tampone solo a coloro che manifestano sintomi, un po’ come succedeva durante la prima ondata pandemica. D’altra parte, il fatto che alcune Regioni abbiano una percentuale di sintomatici inferiore al 20% (e quindi di asintomatici superiore all’80%) non è necessariamente un segnale rassicurante. Può essere semplicemente il risultato di gravi manchevolezze nella raccolta dei dati (non si preoccupano di segnalare la data di comparsa degli eventuali sintomi ed automaticamente il caso ricade tra gli asintomatici) o, peggio ancora, può essere l’effetto di una manipolazione dei dati volta ad alterare la stima dell'indicatore Rt (che notoriamente si valuta partendo dalla distribuzione temporale dei soli casi sintomatici).
A mio parere, anche questo grafico ci fa capire le gravi carenze nel sistema di raccolta dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità che non effettua controlli di consistenza sui dati forniti da Regioni/PPAA. Se sciatterie e furbate sono tollerate, il sistema dei 21 indicatori si riduce ad un inconsistente castello di carte.
Se vogliamo vedere il “bicchiere mezzo pieno”, possiamo comunque osservare che parliamo di contagi inseriti nelle statistiche ufficiali. C'è un altro problema, forse ancora più grave ed è quello dei contagi che sfuggono alle statistiche ufficiali.
Durante la seconda ondata è presumibile che il numero di casi sfuggiti alle statistiche ufficiali sia stato percentualmente inferiore rispetto alla prima ondata. Ci sono stati dei casi eclatanti, come quello del Trentino che, grazie ad una interpretazione “autonoma” delle regole nazionali, ha fatto sparire dalle statistiche ufficiali quasi la metà dei contagi. Ma aldilà delle possibili tattiche elusive adottate da qualche Regione/PA, c’è un problema comune a tutte le Regioni/PPAA, anche quelle che si sono comportate in modo corretto e rigoroso. Mi riferisco, in particolare, al fatto che da metà ottobre in poi le procedure di tracciamento dei contagi sono andate in crisi ovunque e – ancora oggi – la scarsa efficacia delle operazioni di tracciamento è il vero collo di bottiglia che limita la nostra capacità di circoscrivere la circolazione del virus.
L’arrivo della cosiddetta “variante inglese” e di altri ceppi virali caratterizzati da un elevato livello di contagiosità (e ahimè anche da una possibile resistenza agli attuali vaccini) complica ulteriormente la situazione. In questo momento dobbiamo affrontare una serie di gravi problemi:
- Attualmente, come media nazionale, viaggiamo intorno ai 130 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 abitanti (in Trentino siamo ad un livello circa doppio). Ricordo che per ogni nuovo contagio dovremmo tracciare mediamente circa 10 persone appartenenti ai cosiddetti “contatti stretti”. Il termine identifica non solo le persone conviventi, ma parenti non conviventi, amici, colleghi, compagni di scuola ovvero tutti coloro che nelle due settimane precedenti sono stati a stretto contatto con il neo-contagiato e avrebbero potuto essere, a loro volta, contagiate. Si tratta di un lavoro immane. Recentemente in Germania, il Robert Koch Institute ha collocato a 35 nuovi contagi settimanali per ogni 100.000 persone la soglia massima oltre la quale diventa difficile sviluppare una efficace azione di tracciamento. Con i numeri attuali, in Italia, solo la Valle d’Aosta e la Sardegna potrebbero presto trovarsi in una situazione compatibile con gli standard tedeschi.
- Oltre a un problema di numeri, il tracciamento è anche una questione di tecnologie. Se si lavora con tecnologie da call center, si fa poca strada. Bisogna gestire grandi masse di dati e bisogna farlo H24, sette giorni su sette. Per questo motivo, l’intervento degli operatori umani dovrebbe essere integrato con strumenti di intelligenza artificiale e con una specifica analisi dei dati del tipo “big data”. Fantascienza se la confrontiamo con gli strumenti tecnologici attualmente disponibili nella maggior parte delle Regioni/PPAA italiane. L'innovazione tecnologica non è la panacea di tutti i mali, ma è essenziale per aumentare l’efficienza dei sistemi di tracciamento. Ovviamente, affinché questo avvenga, è necessario porre ai vertici delle organizzazioni persone in grado di comprendere l’impatto delle nuove tecnologie e di stimolarne la diffusione.
- C’è infine una valutazione di tipo strettamente tecnico legata alla sensibilità dei sistemi di diagnosi delle nuove positività. L’uso intensivo dei tamponi rapidi antigenici che è stato adottato durante gli ultimi mesi ha certamente accelerato le operazioni di ricerca dei nuovi positivi, riducendo anche i costi. Tuttavia, la limitata sensibilità dei tamponi rapidi antigenici (parlo di quelli che sono largamente utilizzati oggi e non dei dispositivi di cosiddetta “terza generazione”) introduce un serio rischio aggiuntivo, soprattutto quando si ha a che fare con ceppi virali particolarmente contagiosi. Poiché la probabilità di trasmettere il virus dipende – a parità di carica virale – dalla contagiosità del ceppo virale, le persone portatrici della variante inglese (o altre varianti con simile contagiosità) potrebbero non essere individuate quando la loro carica virale ricade nell’intervallo medio-basso che spesso sfugge ai tamponi rapidi antigenici.
-
Alla luce di quanto sta accadendo, possiamo dire che
non è stata una buona idea passare all’utilizzo di tamponi
antigenici in massa per la ricerca dei nuovi positivi, limitando l'uso dei molecolari sostanzialmente solo alla verifica del
ritorno allo stato virologicamente negativo. Si perdono troppi positivi a
carica medio-bassa. Questa strategia contribuisce ad “abbellire” le
statistiche ufficiali riducendo il numero dei contagi, ma fornisce una
falsa “patente di negatività" a molte persone che possono infettarne altre. In questo modo la battaglia per ridurre drasticamente la
circolazione del virus diventa veramente molto difficile. Ecco perché -
ormai da settimane - i nuovi contagi si sono sostanzialmente stabilizzati,
ma rimangono su livelli assoluti molto alti.
Percentuale di nuovi positivi identificati con tamponi rapidi antigenici
identificati nel periodo 15 gennaio - 14 febbraio 2021. Elaborato su
dati della Protezione Civile Nazionale |
Percentuale di nuovi positivi non riferiti a catene note di contagio
rilevati nella settimana 1-7 febbraio 2021. Elaborato su dati dell'Istituto Superiore di Sanità riferiti al periodo 1-7 febbraio 2021
|
Anche l'ultimo grafico ci fa notare che talvolta i dati ISS mostrano seri
problemi di consistenza. Ci sono Regioni che hanno dichiarato di aver identificato
la catena di trasmissione del contagio per la quasi totalità dei nuovi
contagiati (il 100%, per Basilicata e Molise). Dubito che sia effettivamente così. Purtroppo il
dato è basato sulle auto-dichiarazioni delle Autorità sanitarie regionali e
nessuno lo controlla.
Come vedete, il Trentino svetta in ambedue le “classifiche” ed è molto distante dalla media nazionale. L'uso eccessivo di tamponi rapidi antigenici e la ridottissima capacità di individuare le catene di trasmissione del contagio (confermata anche dal numero esiguo di focolai che vengono identificati in Trentino) rappresentano due forti elementi di debolezza, soprattutto alla luce dei rischi associati alla crescente diffusione dei nuovi ceppi virali.
Personalmente ritengo che la situazione attuale del Trentino non sia per nulla
rassicurante.
Il risultato della scarsa attenzione al tracciamento e al controllo dei contagiati lo si può vedere anche dagli effetti, in termini di decessi, di terapie intensive e di ospedalizzazioni e i dati della Protezione Civile Nazionale restano un buon riferimento per fare delle analisi.
RispondiElimina__Ho aggiornato a sabato 13/2/2021 i valori settimanali dei miei 7 parametri che mi sembrano sinteticamente significativi per confrontare l’andamento dell’epidemia di Covid 19 in Trentino e Regioni limitrofe.
__La tabella per tutte le Regioni e PA è disponibile al seguente indirizzo:
https://www.dropbox.com/s/9rdh6u6ajj9j3ri/2021_%202_13%20Quadri%207%20parametri%20Covid.pdf?dl=0
__Mi baso sempre sui dati della Protezione Civile Nazionale, azzerati al 1 agosto 2020 che fisso convenzionalmente come inizio della seconda ondata, poiché dopo il 2/8/2020 il numero nazionale degli “attualmente infetti” è aumentato continuamente fino al 22/11/2020.
__Anche questa settimana, i parametri 3, 5, 6, 7 per la PA di Bolzano sono inficiati in assoluto dal ricalcolo del numero dei guariti effettuato il 31/1/2021, oltre a non essere confrontabili con i precedenti.
__L’ultima colonna in tabella dà informazioni su come sia cambiato, in media, fra le due ultime settimane, il denominatore per i parametri 3,5,6,7.
Limitatamente al Trentino e Regioni/PA limitrofe, riporto qui di seguito i valori dei 7 parametri; quelli settimanali sono calcolati dalla domenica al sabato. Fra parentesi i valori della settimana precedente.
Per Bolzano preferisco non dare i valori dei parametri 3,5,6,7, per il motivo detto sopra.
1. INFETTI TOTALI ogni 100.000 ab.:
__Italia 4088 (3946), PA Trento 4633 (4370), PA Bolzano 8542 (7759), Veneto 6165 (6070), Lombardia 4635 (4505).
2. NUOVI INFETTI nell’ultima settimana ogni 100.000 ab.:
__Italia 142 (138), Trento 263 (247), Bolzano 783 (810), Veneto 95 (95), Lombardia 131 (113).
Altri Paesi: Spagna 243, UK 153, Olanda 138, Francia 131, Germania 65, Giappone 8, SudCorea 5.
3. NUOVI INFETTI SU ATTUALI INFETTI nell'ultima settimana:
__Italia 3,0% (2,7%), Trento 7,7% (7,7%), Bolzano NC, Veneto 2,5% (2,2%), Lombardia 3,9% (3,4%).
4. DECESSI totali su INFETTATISI totali (con i due intervalli temporalmente sfasati come si deve):
__Italia 2,6% (2,6%), Trento 3,7% (3,8%), Bolzano 1,9% (2,0%), Veneto 2,6% (2,6%), Lombardia 2,6% (2,5%).
5. MORTI su USCITI dal virus (= morti + guariti) nell'ultima settimana:
__Italia 2,1% (2,3%), Trento 1,2% (1,2%), Bolzano NC, Veneto 3,4% (2,7%), Lombardia 3,0% (2,4%).
6. ATTUALI RICOVERATI SU ATTUALI INFETTI, media per l’ultima settimana:
__Italia 5,2% (5,1%), Trento 6,6% (7,7%), Bolzano NC, Veneto 4,6% (4,9%), Lombardia 8,2% (8,1%).
7. TERAPIE INTENSIVE su ATTUALI INFETTI, media dell'ultima settimana:
__Italia 0,51% (0,50%), Trento 1,05% (1,31%), Bolzano NC, Veneto 0,53% (0,61%), Lombardia 0,76% (0,75%).
__I primi tre parametri dipendono dalla gestione politica dell'epidemia (chiusure, aperture e controlli), mentre gli altri quattro dalla gestione sanitaria degli infetti.
Sull’aggiornamento odierno per i valori dei miei 7 parametri dell’epidemia Covid, si può annotare che:
RispondiElimina1. Bolzano, prima in Italia, è arrivata a superare il DOPPIO dell’incidenza nazionale su 100.000 abitanti. Il Veneto è secondo, a distanza, seguito, più indietro, dal Friuli V. Giulia. Il Trentino è 6°, del 13% sopra il dato italiano.
2. Il numero di nuovi infetti settimanali in Italia su 100.000 abitanti è salito del 3%, mentre la PA di Bolzano è scesa di altrettanto, restando, però, prima con un dato più che QUINTUPLO rispetto a quello nazionale, seguita dall’Umbria con un valore solo doppio. Trento ha aumentato l’incidenza dei suoi nuovi infetti del 6% ed è al terzo posto, con un valore QUASI DOPPIO (1,85) rispetto a quello nazionale.
3. Stante l’inaffidabilità del valore di Bolzano, Trento rimane PRIMA in Italia per rinnovamento dell’infezione (nuovi infetti su attuali infetti) con oltre due volte e mezzo il dato nazionale.
4. La letalità nel Trentino scende di poco e la Provincia Autonoma va al quarto posto, superata dal Molise, ed ora è del 39% sopra il dato nazionale, ma di valore circa DOPPIO rispetto a quella in Alto Adige, che è invece fra le più basse d’Italia. Evidentemente, se non si trovano molti asintomatici, la letalità risulta alta, a meno che la colpa non sia del Sistema Sanitario locale.
5. Limitandosi all’ultima settimana, il valore di questo parametro indica che la letalità settimanale nel Trentino si è consolidata su un valore molto basso, un po’superiore solo a Calabria e Lazio. E’ un risultato STRAORDINARIO, pensando che un mese fa eravamo invece al secondo posto fra i peggiori.
6. Nel Trentino, scende ancora il numero dei ricoverati, sugli attuali infetti, anche se questi sono aumentati di poco; in un mese siamo passati da un’incidenza dei ricoverati sugli attuali infetti pari quasi al QUADRUPLO del valore nazionale fino all’attuale valore che supera quello nazionale di poco più di UN QUARTO, perciò oltre 3 volte minore. Risultato STRAORDINARIO anche questo, che qualche esperto dovrebbe analizzare e spiegarcelo.
7. Ancora una riduzione dell’ampia porzione di infetti attuali che è in terapia intensiva: dal 1° posto di 2 settimane fa, siamo ora al 6° posto, ben distanti dal record della Valle d’Aosta, che però è dipeso dalla rapida diminuzione del denominatore, nel suo caso. Nel Trentino, tuttavia, siamo ancora ad una frazione specifica di terapie intensive Covid, sugli attuali infetti, che è il DOPPIO di quella nazionale, ma ben lontani dalla proporzione più che QUADRUPLA che avevamo un mese fa.
Anche qui, questo SENSIBILE MIGLIORAMENTO richiederebbe l’analisi di dati e processi per capirne le cause, ma restano sempre la Basilicata e la Campania con un rapporto, rispettivamente, 10 volte e quasi 7 volte migliore del nostro.
Rimetterebbe le cose a posto il poter ipotizzare che in Trentino la valutazione di quanti siano gli attuali infetti sia sottostimata di un fattore 2 rispetto a quanto facciano in media le altre Regioni.
A questo proposito, rimando al mio modellino di simulazione di come andrebbero le curve più significative dell’evoluzione dell’epidemia Covid in Trentino, aggiornato a sabato 13/2 e osservabile al seguente indirizzo:
https://www.dropbox.com/s/ubl9t5z5hcdool3/2021_%202_13%20Simulazione%20Covid%20PA%20Trento.pdf?dl=0
La simulazione suggerisce che gli attuali infetti siano ora circa 5300 e che, nella seconda ondata, gli infettati in Trentino siano stati quasi 35.000, da aggiungere ai 4975 della prima ondata, al 1/8/2020.
Quindi, attualmente, ci sarebbero in circolazione in Trentino 2600 infetti sconosciuti, che è la differenza in più rispetto a quanti sono quelli ufficialmente registrati. Bastano e avanzano per tener vivo il contagio.
Nella discussione in corso fra i fautori di una chiusura dura per un paio di mesi, per eliminare il virus e chi invece ritiene opportuno continuare a conviverci come stiamo facendo adesso in Occidente e in Italia, è opportuno aver presente il confronto eclatante fra l'andamento delle curve della 1° ondata e quello della 2°, che trovate al seguente indirizzo:
RispondiEliminahttps://www.dropbox.com/s/zpk5fj5ma0jcjl8/2021_%202_13%20Confronto%20ondate%201%20e%202%20PA%20TN.pdf?dl=0
Nella primavera 2020, in Trentino, dopo un mese e mezzo di chiusura rigida, il contagio si era praticamente azzerato dopo 100 giorni. Adesso, invece, dopo più di 3 mesi di pseudo chiusure con mille deroghe e tanti malumori, sono passati 170 giorni da quando le curve avevano cominciato a salire sensibilmente e continuano a farlo imperterrite.
Continua l'anomala vicinanza fra le curve del totale infetti e quella degli usciti dal Covid, come se in media le persone ne uscissero in poco più di 10 giorni, anziché 3 o 4 settimane e non scende la curva degli attuali infetti con tutte le sue irregolarità dovute ad aggiustamenti vari nel corso delle settimane.
Intanto anche il prof. Bassetti, che appoggia da sempre la linea morbida, si trova con la sua Liguria in zona arancione.
Giappone e Sud Corea se la ridono, per non parlare della Cina.
Bel contributo (che parla da solo), purtroppo la curva "trento infetti oggi" è proprio pallida e nelle stampe poi non si vede. Si può migliorare?
EliminaNB nel primo grafico correggerei "trento infetti oggi" con "trento infetti rimanenti / residui"
L’allarme della Fondazione Gimbe: “Lockdown totale per 2 settimane oppure avremo stop and go per tutto il 2021”
RispondiEliminaaltoadige.it - Lunedì 15 febbraio 2021
Per quanto riguarda LE VARIANTI GIA' in circolazione, secondo la Fondazione, "bisogna ipotizzare lo scenario peggiore per evitare di farci trovare impreparati". "Un lockdown totale per 2 settimane farebbe abbassare la curva per poter poi riprendere il tracciamento, altrimenti bisognerà continuare con stop and go per tutto il 2021".
A dirlo è il dottor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ai microfoni della trasmissione “L'Italia s'è desta” su Radio Cusano Campus.
Sulla richiesta di lockdown generale da parte del consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi, "credo che il suo ragionamento sia allineato con quello che abbiamo pubblicato prima del periodo natalizio - spiega Cartabellotta -. La strategia che il Governo ha assunto è quello della convivenza con il virus, varando misure per evitare la saturazione degli ospedali".
Secondo Cartabellotta, "non tutte le Regioni sono pronte all'attività di testing e tracciamento. Dobbiamo decidere se siamo disponibili ad accettare una restrizione maggiore per abbassare la curva, oppure se accettiamo di avere un 2021 che andrà avanti con stop and go".
Immaginare che la somministrazione del vaccino possa far migliorare la situazione "è molto difficile, sia per i tempi sia per l'incognita “varianti” - continua Cartabellotta - L'obiettivo dovrebbe essere far circolare il virus meno possibile e non quello di abbassare il carico sugli ospedali, tutti i Paesi invece hanno scelto la seconda via".
Varianti Coronavirus in Trentino? Il dottor Ruscitti si affida alla statistica nazionale
RispondiEliminaGiuseppe Fin – ildolomiti.it - 13 febbraio 2021
In Trentino, come approfondito proprio da il Dolomiti, mancano dati certi sulla presenza di varianti. Le prime analisi arriveranno, come confermato dal direttore sanitario dell'Azienda sanitaria, nei primi giorni della prossima settimana.
In Trentino L'IPOTESI è che vi sia un 20% di infezioni causate dalla variante "inglese" del Covid-19. Il dato è stato ipotizzato dal dirigente del dipartimento Salute della Provincia di Trento, Giancarlo Ruscitti, che nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che “la Provincia è in costante contatto con l'Istituto Superiore di Sanità e con il Ministero.
Dalle stime che arrivano dal livello nazionale anche da noi AUSPICHIAMO un 20% della variante inglese e non un 40%, come si sta riscontrando in alcune zone del Paese”.
Varianti Covid, in Trentino il solito caos. L’Istituto Zooprofilattico delle Venezie: ''Da Trento nessun dato''. Ferro spiega e smentisce Ruscitti
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Giuseppe Fin – ildolomiti.it – sabato 13 febbraio 2021
L'idea è buona e giusta, ma purtroppo fino ad oggi il Trentino sembra essersi fermato alle parole (tra l'altro, contrastanti a seconda di chi parla) dimenticandosi dei fatti. Parliamo delle “varianti”, le cosiddette mutazioni del virus Sars-CoV-2 che sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. E' il tema di queste settimane. Da quella “inglese” a quella “sudafricana” a quella “brasiliana”, le rilevazioni e gli studi stanno andando avanti su tutto il territorio italiano.
Ma in Trentino qualcosa sembra essersi inceppato. “Al momento qui non abbiamo dati sul monitoraggio del Trentino. Fino a 2 giorni fa non mi risultano essere arrivati campioni da analizzare dalla Provincia di Trento” spiega a ilDolomiti il responsabile dei rapporti con la stampa dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie che abbiamo contattato per telefono. A conferma di ciò, fino ad oggi non ci sono nemmeno report sul Trentino sul sito, mentre proprio nelle scorse ore è uscita una nuova analisi sulle varianti diffuse in Veneto (tutto è fatto con grande trasparenza ed aggiornato online).
ISS ha chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sotto-campioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus per individuare in particolare la presenza della 'variante inglese'. Successivamente la presenza della variante brasiliana e, se necessario, anche quella sudafricana.
Venerdì 29 gennaio la Provincia ha pubblicato un comunicato stampa, annunciando che per le nuove varianti Covid-19 una collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. “La Giunta provinciale - viene scritto - su proposta dell'assessore Stefania Segnana, ha deciso di potenziare le attività di diagnostica ed in particolare, attraverso una collaborazione di APSS con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, di partecipare al progetto di sequenziamento del virus, coordinato dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per SARS-CoV-2 presso l'Istituto Superiore di Sanità”. Viene anche precisato che l'attivazione del flusso dei dati partirà a febbraio.
Abbiamo quindi contattato il direttore dell'Azienda sanitaria, Antonio Ferro che ci ha confermato che la scorsa settimana all'istituto Zooprofilattico sono stati inviati dieci campioni e questa settimana altri dieci. "Attendiamo le prime risposte nei primi giorni della prossima settimana" ci spiega il dottor Ferro, che aggiunge: "Io penso che la variante “inglese” sia presente da noi sia perché siamo vicini ad una zona come Bolzano dove la situazione pandemica è molto delicata, ma anche perché da inizio gennaio i casi nelle classi fino alle elementari sono QUADRUPLICATI".
Affermazioni queste in netto contrasto con quanto però detto dal dirigente del Servizio Salute della PAT, il dottor Giancarlo Ruscitti, che due giorni fa spiegava in conferenza stampa serale che le analisi dei tamponi all'Istituto Zooprofilattico delle Venezie avevano GIA’ AVUTO ESITO NEGATIVO e non avevano per ora fatto riscontrare varianti in Trentino.
Nessuno spera nella presenza di varianti del virus sul nostro territorio, ma la necessità di monitorare attentamente la loro prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Un attento monitoraggio consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti delle nuove varianti mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato.
Per una sessantina di campioni, sembra che occorrano una ventina di giorni per effettuarne il sequenziamento, all'Istituto Zooprofilattico di Legnaro, cittadina che i fisici nucleari padovani conoscono bene.
RispondiElimina"Comunicato stampa 01/2021
Venerdì 29 gennaio 2021
Aggiornamento sulle caratteristiche genetiche di SARS-CoV-2 identificati in Veneto
LEGNARO (Padova) – L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha pubblicato oggi il terzo report che descrive le caratteristiche genetiche di SARS-CoV-2 identificati in Veneto. nel periodo 2 novembre 2020 – 11 gennaio 2021, per un totale di 61 campioni analizzati. L’IZSVe sta monitorando le caratteristiche genetiche e la variabilità dei ceppi di SARS-CoV-2 presenti in Veneto su mandato regionale.
I virus caratterizzati in Veneto da novembre 2020 appartengono a 11 diversi lineage, di cui quattro appartengono a una delle varianti selezionate dal Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie (ECDC) come varianti che destano preoccupazione e da monitorare con maggiore attenzione. Nessuno dei campioni analizzati finora appartiene alla variante sudafricana (501.V2) o a quella brasiliana (P.1). La variante inglese è stata identificata finora in 5 campioni appartenenti a persone tutte provenienti dall’estero, da non attribuire quindi a casi circolanti sul territorio regionale."
N.B."lineage" virale sta per "ceppo" o "famiglia" virale. "Report" sta per "Rapporto".
quotidianosanita.it
RispondiEliminaLa variante inglese: ecco come è nata, i rischi e la diffusione in Italia. Lo studio di ISS, Fondazione Bruno Kessler e Ministero della Salute: “Un errore allentare misure”
La variante inglese del Coronavirus è già presente in Italia in quasi il 20% dei contagi in atto, ma è prevedibile nelle prossime settimane diventi dominante nello scenario italiano ed europeo. Da qui la raccomandazione di rafforzare / innalzare le misure in tutto il Paese, modulandole ulteriormente laddove è più elevata la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto.
Risultati: in totale, hanno partecipato all’indagine 16 Regioni/PPAA (3 Regioni/ PPAA non hanno partecipato, 1 Regione invierà i dati nei prossimi giorni, 1 Regione ha le analisi ancora in corso). Hanno complessivamente partecipato 82 laboratori.
Su 3.984 casi con infezione da virus SARS-CoV-2 confermata con real-time PCR (RT PCR), sono stati effettuati 852 sequenziamenti del gene S o sequenziamenti in NGS, di questi 495 infezioni sono risultate riconducibili a virus SARS-CoV-2 variante VOC 202012/01.
La variante VOC 202012/01 è stata identificata nell’88% delle Regioni/PPAA partecipanti. Le stime di prevalenza regionale risultano molto diversificate con stime comprese tra 0% e 59%.
La prevalenza nazionale di VOC 202012/01 il 4-5 febbraio 2021 è pari a 17,8%.Tale valore costituisce una media ponderata che tiene in conto dei casi notificati nelle Regioni/ PPAA nei due giorni dell’indagine (survey) e non una stima sui dati nazionali.
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato4961902.pdf
Coronavirus, la variante sudafricana (dopo l'inglese) spaventa l'Alto Adige
RispondiEliminaLuca Pianesi – ildolomiti.it - 16 febbraio 2021
Per contenere il contagio da variante sudafricana del coronavirus, presente in Alto Adige in 4 Comuni (Merano, Moso, Rifiano e San Pancrazio), ora si corre ai ripari, cercando di isolare al massimo le aree di diffusione.
La conferma arriva dall'assessore alla salute Widmann: "Innanzitutto le scuole - che dovevano riaprire il 22 febbraio - in tutto l'Alto Adige resteranno chiuse per un'altra settimana e nei 4 Comuni in cui è presente la mutazione sudafricana per altre 2 settimane".
Chiuse anche le scuole materne e gli asili nido. "Inoltre - ha proseguito Widmann - ci saranno restrizioni per le persone che vorranno entrare ed uscire dai comuni colpiti, dovranno presentare un test molecolare o antigenico negativo non antecedente alle 72 ore".
L'ordinanza del presidente della Giunta provinciale, firmata nella sera di martedì, sarà presentata mercoledì 17 ed entrerà in vigore GIOVEDI’ 18. Mercoledì mattina è in programma un incontro con i sindaci dei 4 Comuni per concordare ulteriori misure di contenimento della pandemia che sono oggetto in queste ore delle valutazioni della Giunta provinciale. La Giunta intende anche inasprire diverse misure: dovranno chiudere i cantieri, vi saranno ulteriori restrizioni al commercio, chiuderanno tutte le attività alla persona.
"L'Azienda sanitaria dell’Alto Adige coglie l’occasione per lanciare un appello alla popolazione - prosegue il comunicato - a rispettare le norme di contenimento del contagio, quali il rigoroso rispetto della distanza di sicurezza e delle regole di igiene. Allontanarsi dalla propria abitazione è consentito unicamente in caso di assoluta necessità. L’invito è quello di indossare la mascherina FFP2 che protegge particolarmente la bocca e il naso.
Inoltre si ricorda che la maggior parte delle infezioni avviene attualmente in ambito familiare e che dunque in queste circostanze va prestata attenzione massima. La variante sudafricana è - come la variante inglese, che è stata identificata anche in Alto Adige - più infettiva del Coronavirus che circolava finora".