mercoledì 17 febbraio 2021

Ma quale è la vera percentuale dei positivi ai tamponi diagnostici in Trentino?

Il sito wired.it – ripreso a livello locale da il Dolomiti – mostra una analisi dei tamponi fatti in Italia, arrivando alla conclusione che il Trentino, oltre ad essere una delle Regioni/PPAA che nel corso dell'ultima settimana ha fatto un numero di tamponi per abitante tra i più bassi d'Italia, è anche quella che stacca tutti per il tasso di positività dei cosiddetti "tamponi diagnostici" (tamponi specificamente dedicati alla ricerca dei nuovi positivi, ovvero test effettuati a persone con sintomi o contatti di precedenti positivi identificati tramite le operazioni di tracciamento):

Tratto da wired.it
 

Il livello dei tamponi positivi sfiora il 65%: se fosse vero, vorrebbe dire che in Trentino si fa pochissimo tracciamento ed i tamponi vengono somministrati solo a persone che sono quasi certamente positive, ovvero con sintomi evidenti. La logica conseguenza è che molte persone asintomatiche o pauci-sintomatiche potrebbero non essere identificate e, circolando liberamente, contribuirebbero a tenere alto il livello dei contagi.

L'analisi si basa sui dati diffusi dalla Protezione Civile Nazionale (che li riceve dalle singole Regioni/PPAA). Ho provato a fare un rapido controllo sui dati pubblicati poco fa per il giorno 17 febbraio. Il bollettino odierno riporta, per il Trentino, 311 nuovi positivi (più del doppio rispetto alla media nazionale), di cui 249 verificati con i tamponi rapidi antigenici e solo 62 trovati con il più sensibile tampone molecolare.

Il numero di nuove persone che – secondo il dato odierno – sono state sottoposte a tampone per la prima volta in Trentino risulta essere pari a 424, a fronte di 95.408 nuove persone testate a livello nazionale. Il tasso medio di positività calcolato dividendo il numero di nuovi positivi con il numero di persone sottoposte per la prima volta a test è pari al 12,6% come media nazionale, ma schizza al 73,3% quando viene calcolato per il Trentino. Quindi anche il dato odierno è perfettamente in linea con i risultati dell'analisi sviluppata da wired.it.

Ricordo - tuttavia - che, a un anno dall'inizio della pandemia, il dato delle persone che - in un certo giorno - fanno il tampone per la prima volta è destinato a perdere progressivamente di significato. Poteva avere senso nella primavera 2020 quando fare un tampone era un evento raro. Oggi le occasioni per fare un tampone si sono moltiplicate e non è detto che un tampone fatto oggi alla stessa persona che aveva già fatto un tampone sei mesi fa non debba essere considerato un "tampone diagnostico".

La domanda sorge spontanea: a chi vengono fatti i tamponi in Trentino? Guardando sempre il dato odierno, risulta che in Trentino sono stati fatti 3.787 tamponi, di cui 2.160 molecolari e 1.627 antigenici. Solo una piccola parte dei tamponi molecolari ha permesso di individuare nuovi positivi (62 casi). Probabilmente il grosso dei tamponi molecolari è stato fatto per controllare lo stato di persone già identificate nei giorni scorsi come virologicamente positive o per lo screening di particolari categorie professionali. 

Sappiamo che il Trentino è l'unica Regione/PA che fa un uso quasi esclusivo di tamponi antigenici per cercare i nuovi positivi, con il vantaggio di "abbellire" le statistiche grazie alle persone a carica virale medio-bassa che non vengono identificate, ma con possibili rischi per la Salute pubblica, soprattutto in presenza di varianti virali ad alta contagiosità.

Se supponiamo che i tamponi rapidi siano stati tutti "tamponi diagnostici", il tasso di positività sarebbe pari al 15,3%, alto, ma non stratosferico come quello ipotizzato da wired.it. Questa ipotesi implicherebbe che circa 1.200 delle 1.627 persone che – secondo il bollettino odierno – hanno fatto il tampone antigenico, avevano già fatto almeno un tampone in passato.

Ovviamente se una parte dei tamponi rapidi fosse stata utilizzata per attività di screening (ad esempio per testare le persone che devono entrare in ospedale o devono fare particolari trattamenti medici ambulatoriali), allora il numero effettivo dei "tamponi diagnostici" scenderebbe notevolmente e la percentuale dei tamponi positivi salirebbe.

Come vedete ci sono delle ambiguità che, sulla base delle scarne informazioni disponibili, non possono essere risolte

Rimane il fatto incontrovertibile che il dato del Trentino è molto distante rispetto a tutte le altre Regioni/PPAA. In questi mesi, abbiamo imparato a riconoscere altre "anomalie trentine" ed abbiamo visto che dietro a queste anomalie ci sono sempre stati comportamenti tattici molto discutibili ed una scarsa trasparenza nella diffusione delle informazioni relative alla pandemia. 

Sarebbe auspicabile che, almeno in questo caso, la Provincia Autonoma di Trento facesse chiarezza e fornisse tutte le informazioni necessarie per una corretta interpretazione dei dati.

 

3 commenti:

  1. Ho visto poco fa la conferenza stampa e l'ho trovata come sempre abbastanza noiosa. Ho notato come si sia sottolineato con dovizia di particolari, come il malcapitato che ha portato la variante inglese in Trentino (sicuramente solo lui) l'abbia importata dall'Alto Adige, dove è presente massicciamente; e così altri casi di grandi diffusori erano concentrati in zone vicine a Belluno, città colpita duramente dal virus. Ma quale sarebbe la strategia usata dai nostri politici? Capisco il non voler allarmare e saper trasmettere fiducia ma in questo modo un sacco di gente si convince che ne siamo fuori prima che sia vero. O no?

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    1. La strategia è sempre la stessa: "non è mai colpa mia!"

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    2. Nelle prossime conferenze (senza) stampa credo possiamo aspettarci un richiamo accalorato del Presidente Fugatti - sulla falsariga dei richiami frequenti agli over-80 di comportarsi seriamente - tipo così:

      "Ai trentini che chiedono i vaccini mi sento - sorridendo, lo ripeto, sorridendo - di predicare PRUDENZA: io so che i trentini si arrabbiano, però... ancoi aven savest de na prima "variante inglese".

      Quindi ai trentini che tentano di prenotare i vaccini, nelle interlocuzioni con le varie categorie, questo è un tema che si pone, dico... ne metèn d’acordi, mi no ghe la fago pù: doman, posdomàn, no podè zenar coi foresti che i ne porta le varianti!"

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