Dopo aver passato lo scorso fine settimana in lunghe quanto inconcludenti discussioni i Presidenti di Regione/PA hanno redatto un documento, trasmesso al Presidente del Consiglio Draghi, nel quale vengono raccolte le richieste relative alla gestione della pandemia.
Mi sarei aspettato un salto di qualità, legato a quello spirito bipartisan che dovrebbe ispirare l’azione delle diverse forze politiche. Purtroppo, ancora una volta, la montagna ha partorito il topolino. A parte l’ovvia richiesta di aumentare le dosi di vaccino e le risorse finanziarie per sostenere coloro che hanno sofferto maggiormente a causa della crisi economica, il documento non dice nulla di particolarmente innovativo sul tema centrale che dovremo affrontare nei prossimi due-tre mesi: ovvero come gestire la fase di transizione che abbiamo davanti a noi, prima che la campagna vaccinale incominci a produrre i suoi benefici effetti.
Ieri sera vedevo in televisione le immagini provenienti da Israele. Il lungo lockdown è stato progressivamente allentato ed i cittadini hanno ricominciato a frequentare palestre, piscine e teatri mostrando all’entrata il loro certificato di vaccinazione. Israele ha anche attivato i suoi Servizi di sicurezza per reprimere sul nascere i tentativi di produrre falsi certificati di vaccinazione. Insomma, nulla è stato affidato al caso e, grazie ad un approccio lungimirante, Israele si appresta a tornare ad una vita “quasi” normale.
In Italia, stiamo ancora perdendo tempo a discutere dell’indice Rt, con i Presidenti di Regione/PA che si atteggiano a “poliziotti buoni” sperando che il Presidente del Consiglio di turno faccia il “poliziotto cattivo” e gli “tolga le castagne dal fuoco”.
Leggendo il comunicato del vertici regionali, sono stato colpito dal punto 3, quello in cui si chiede una revisione dei 21 parametri. Non è la prima volta che tale richiesta viene fatta, anche se non c’è mai stata chiarezza sul sistema alternativo che i Presidenti di Regione/PA vorrebbero adottare. Nel comunicato è stato scritto: “Sulla revisione del Rt e dei relativi parametri, la Conferenza si era già espressa, anche in termini propositivi …”, a mio avviso, una fumosa espressione priva di contenuti concreti.
In realtà, non ha molto senso continuare a parlare dell’indice Rt quando contemporaneamente si spinge per adottare misure “chirurgiche” anche su base sub-regionale (come sta accedendo in Alto Adige, Lombardia, Umbria ed in tante altre Regioni). Non mi stancherò mai di ripeterlo: l’indice Rt descrive il passato (in Italia, a causa del metodo utilizzato per la sua stima, l'indice descrive ciò che accadeva due-tre settimane fa) e può essere stimato con ragionevole accuratezza solo considerando un campione abbastanza ampio di persone (uno o più milioni a seconda del livello di circolazione del virus).
L’indice Rt è solo un modo complicato per rispondere ad una domanda semplice (i contagi salgono o scendono?), certamente utile per gli studi accademici degli epidemiologi, ma facilmente manipolabile da parte delle Regioni/PPAA che vogliano nascondere il reale stato della pandemia e assolutamente inadatto per guidare le scelte di Salute pubblica, soprattutto quando – come è avvenuto in Italia – gli si attribuisce un significato predittivo che non ha.
È possibile – se solo si volesse – costruire un insieme di indicatori più "robusti" rispetto ai 21 parametri fin qui adottati. Bisognerebbe partire dal dato dei contagi e dei ricoveri ospedalieri, associando a questi dati principali un limitato numero di “parametri di controllo” volti a verificare la consistenza dei dati forniti da Regioni/PPAA. In particolare, i parametri di controllo dovrebbero aiutarci a rispondere alle seguenti domande:
- Si fanno abbastanza tamponi?
- I reparti non Covid degli ospedali funzionano regolarmente?
- Si fa contact tracing in modo adeguato?
- Si fanno abbastanza sequenziamenti virali?
E, in caso di anomalie, bisognerebbe immediatamente mandare gli ispettori ministeriali ed i NAS dei Carabinieri a verificare in loco se quanto dichiarato dalle Regioni/PPAA corrisponde al vero.
Soprattutto, basterebbe chiarire a tutti che interpretare liberamente o aggirare le norme è un grave reato penale. Ci sarà un “giudice a Berlino”, anche per i furbetti della pandemia?
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