lunedì 22 febbraio 2021

Le richieste delle Regioni/PPAA al nuovo Governo Draghi

Dopo aver passato lo scorso fine settimana in lunghe quanto inconcludenti discussioni i Presidenti di Regione/PA hanno redatto un documento, trasmesso al Presidente del Consiglio Draghi, nel quale vengono raccolte le richieste relative alla gestione della pandemia.

Mi sarei aspettato un salto di qualità, legato a quello spirito bipartisan che dovrebbe ispirare l’azione delle diverse forze politiche. Purtroppo, ancora una volta, la montagna ha partorito il topolino. A parte l’ovvia richiesta di aumentare le dosi di vaccino e le risorse finanziarie per sostenere coloro che hanno sofferto maggiormente a causa della crisi economica, il documento non dice nulla di particolarmente innovativo sul tema centrale che dovremo affrontare nei prossimi due-tre mesi: ovvero come gestire la fase di transizione che abbiamo davanti a noi, prima che la campagna vaccinale incominci a produrre i suoi benefici effetti.

Ieri sera vedevo in televisione le immagini provenienti da Israele. Il lungo lockdown è stato progressivamente allentato ed i cittadini hanno ricominciato a frequentare palestre, piscine e teatri mostrando all’entrata il loro certificato di vaccinazione. Israele ha anche attivato i suoi Servizi di sicurezza per reprimere sul nascere i tentativi di produrre falsi certificati di vaccinazione. Insomma, nulla è stato affidato al caso e, grazie ad un approccio lungimirante, Israele si appresta a tornare ad una vita “quasi” normale.

In Italia, stiamo ancora perdendo tempo a discutere dell’indice Rt
, con i Presidenti di Regione/PA che si atteggiano a “poliziotti buoni” sperando che il Presidente del Consiglio di turno faccia il “poliziotto cattivo” e gli “tolga le castagne dal fuoco”.

Leggendo il comunicato del vertici regionali, sono stato colpito dal punto 3, quello in cui si chiede una revisione dei 21 parametri. Non è la prima volta che tale richiesta viene fatta, anche se non c’è mai stata chiarezza sul sistema alternativo che i Presidenti di Regione/PA vorrebbero adottare. Nel comunicato è stato scritto: “Sulla revisione del Rt e dei relativi parametri, la Conferenza si era già espressa, anche in termini propositivi …”, a mio avviso, una fumosa espressione priva di contenuti concreti.

In realtà, non ha molto senso continuare a parlare dell’indice Rt quando contemporaneamente si spinge per adottare misure “chirurgiche” anche su base sub-regionale (come sta accedendo in Alto Adige, Lombardia, Umbria ed in tante altre Regioni). Non mi stancherò mai di ripeterlo: l’indice Rt descrive il passato (in Italia, a causa del metodo utilizzato per la sua stima, l'indice descrive ciò che accadeva due-tre settimane fa) e può essere stimato con ragionevole accuratezza solo considerando un campione abbastanza ampio di persone (uno o più milioni a seconda del livello di circolazione del virus). 

L’indice Rt è solo un modo complicato per rispondere ad una domanda semplice (i contagi salgono o scendono?), certamente utile per gli studi accademici degli epidemiologi, ma facilmente manipolabile da parte delle Regioni/PPAA che vogliano nascondere il reale stato della pandemia e assolutamente inadatto per guidare le scelte di Salute pubblica, soprattutto quando – come è avvenuto in Italia – gli si attribuisce un significato predittivo che non ha.

È possibile – se solo si volesse – costruire un insieme di indicatori più "robusti" rispetto ai 21 parametri fin qui adottati. Bisognerebbe partire dal dato dei contagi e dei ricoveri ospedalieri, associando a questi dati principali un limitato numero di “parametri di controllo” volti a verificare la consistenza dei dati forniti da Regioni/PPAA. In particolare, i parametri di controllo dovrebbero aiutarci a rispondere alle seguenti domande:

  1. Si fanno abbastanza tamponi? 
  2. I reparti non Covid degli ospedali funzionano regolarmente? 
  3. Si fa contact tracing in modo adeguato? 
  4. Si fanno abbastanza sequenziamenti virali?

E, in caso di anomalie, bisognerebbe immediatamente mandare gli ispettori ministeriali ed i NAS dei Carabinieri a verificare in loco se quanto dichiarato dalle Regioni/PPAA corrisponde al vero.

Soprattutto, basterebbe chiarire a tutti che interpretare liberamente o aggirare le norme è un grave reato penale. Ci sarà un “giudice a Berlino”, anche per i furbetti della pandemia?

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