sabato 6 febbraio 2021

Quanti ultra ottantenni hanno già contratto la Covid-19 in Trentino?

Tra i numerosi dati che la Provincia Autonoma di Trento si ostina a tenere nascosti c'è anche quello relativo alla distribuzione d'età dei contagiati. La narrazione ufficiale sostiene  che "gli ospedali del Trentino si sono riempiti a causa dell'altissima incidenza dei contagi tra la parte più anziana della popolazione". 

Durante una delle conferenze stampa serali della Provincia il Direttore generale di APSS Trento è arrivato addirittura a sostenere l'ipotesi palesemente inconsistente della presenza in Trentino di una delle popolazioni più anziane d'Italia (è vero esattamente l'opposto).

Il dato completo non è mai stato comunicato. Tuttavia, ogni tanto emerge qualche pezzo di informazione che può essere interessante per capire come sono andate esattamente le cose.

Ieri l'assessora Segnana presentando il piano vaccinale (arrivato con almeno un mese e mezzo di ritardo rispetto al dovuto) ha parlato della vaccinazione degli ultra ottantenni che non vivono nelle RSA. Secondo quanto comunicato dall'assessora, la platea delle persone interessate riguarda "30.000 cittadini ultra ottantenni, di cui circa 1.000 non verranno vaccinati subito perché hanno già contratto la Covid-19".

Solo 1.000 contagi mi sembrano un po' pochi. Credo che si tratti solo di coloro che hanno contratto la Covid-19 durante la seconda ondata. Durante la prima ondata circa l'1% dei cittadini trentini è risultato ufficialmente contagiato, ma si tratta di contagi ormai "vecchi" e sulla base delle conoscenze attualmente disponibili non è detto che costoro abbiano ancora una protezione adeguata contro un possibile nuovo contagio.

Supponiamo quindi che i 1.000 contagi si riferiscano solo alla seconda ondata. A questi andrebbero aggiunti circa altri 500 contagi di ultra ottantenni (esclusi quelli che vivono nelle RSA) che purtroppo sono deceduti durante la seconda ondata pandemica (si tratta di un dato probabilmente sovrastimato, ma teniamolo pure per buono). Complessivamente 1.500 contagi su 30.000 persone, ovvero il 5% del campione (sono stime grossolane, ma servono per aiutarci a capire cosa è successo). 

Durante la conferenza stampa è emerso che ci sarebbero altri 4.500 over-80 già prenotati che non fanno parte dei 30.000 di cui parlava l'assessora Segnana. Li escludo dal conto, anche se  - a rigor di logica - dovrebbero essere altre persone ultra ottantenni che non hanno contratto la Covid-19 durante la seconda ondata pandemica. Se includessi anche queste persone, la percentuale dei positivi scenderebbe dal 5% al 4,4%.

Vediamo ora il dato complessivo dei contagi della seconda ondata. Se consideriamo i contagi avvenuti tra l'inizio di settembre e la fine di gennaio, siamo sull'ordine dei 40.000 contagi. Parlo ovviamente dei dati veri e non di quelli largamente sottostimati che la Provincia ci ha fin qui fornito.

Adesso abbiamo tutte le informazioni necessarie per fare un confronto:


Contagiati Non contagiati Somma % Contagiati
Campione over-80 1500 28500 30000 5,0%
Trentino (1 set - 31 gen)
38500 471500 510000 7,5%

40000 500000 540000

Il tipo di analisi statistica è lo stesso che avevo utilizzato per smontare i risultati falsi sui contagi dei lavoratori della Scuola. Si calcola il chi-quadro ed il relativo p-value il cui valore massimo è fissato a 0,001.

Notiamo che la percentuale di contagiati riscontrati in questo campione di ultra ottantenni è molto minore rispetto alla media dei contagi che hanno interessato il resto della popolazione trentina durante la seconda ondata pandemica. La differenza non può essere attribuita a mere fluttuazioni statistiche perché il valore del chi-quadro è pari a 268 a cui corrisponde un p-value molto minore di 0,001.

Capisco che l'assessora Segnana (come il resto dei cittadini) non abbia la minima idea di cosa sia il chi-quadro e non pretendo neppure che lo sappia. Ma i tecnici che le scrivono le veline da leggere in conferenza stampa dovrebbero conoscere almeno le basi elementari dell'analisi statistica dei dati.

Allora i casi sono due:

  1. I numeri comunicati dall'assessora Segnana sono giusti e quindi la storia degli "anziani che si contagiano più del resto della popolazione e intasano gli ospedali" è una bufala.
  2. I numeri comunicati dall'assessora Segnana sono sbagliati perché sottostimati e la mia conseguente analisi sarebbe da rifare. In tal caso, la Provincia ci dica quali sono i numeri veri.

4 commenti:

  1. Fronte campagna vaccinazione APSS.

    Sono 25.165 le dosi somministrate in Trentino di cui 9.668 sono seconde dosi. Sono 6.174 gli ospiti di RSA vaccinati, richiami compresi.

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  2. dal sito di APSS - 31 gennaio 2021:

    Coloro che si sono ammalati di Covid negli ultimi 3 mesi non saranno vaccinati in questa fase.

    Chi non è in grado di spostarsi per raggiungere il centro vaccinale perché allettato potrà fare riferimento al proprio medico di medicina generale che lo segnalerà ad APSS per essere vaccinato IN UN MOMENTO SUCCESSIVO a domicilio.

    Dopo la vaccinazione degli ultra 80enni si procederà gradualmente con le altre categorie fragili (over 70 e malati cronici), sulla base delle tempistiche di consegna dei vaccini da parte delle aziende farmaceutiche.

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  3. Covid, Gimbe: situazione vaccinazioni in Italia
    repubblica.it - 11 Febbraio 2021

    La mattina del 10 febbraio avevano completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.214.139 persone (2% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 1,38% della Calabria al 3,58% della Provincia Autonoma di Bolzano.

    "Anche se i ritardi stanno rallentano la campagna vaccinale - afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe -, le Regioni stanno gestendo correttamente le dosi, completando il ciclo nei tempi corretti".

    Rispetto alle categorie di persone vaccinate il 70% delle dosi sono state destinate a operatori sanitari, il 18% a personale non sanitario, l'11% a personale ed ospiti delle RSA e meno dell'1% a persone di età over 80 anni".

    Purtroppo, prosegue Renata Gili, "solo il 3,6% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino (158.805), e solo il 2,2% ha completato il ciclo vaccinale (96.503); sono percentuali MOLTO LONTANE dal target di copertura raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età, ovvero l'80% ENTRO IL 31 MARZO 2021".
    Intanto dal 3 al 9 febbraio il numero dei nuovi contagi da Sars-Cov-2 è rimasto costante rispetto alla settimana precedente (84.711 rispetto a 84.652), ma in 17 Province l'incremento percentuale dei nuovi casi supera il 5% e questi aumenti marcati rappresentano "spie rosse delle varianti che incombono" per la Fondazione Gimbe che parla di "UNA CALMA PURTROPPO SOLO APPARENTE".
    Tuttavia, in 10 Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi e questi aumenti superano il 5% in ben 17 province. "Situazioni molto critiche come quelle dell'Umbria - spiega il presidente Nino Cartabellotta - dove le nuove varianti hanno determinato rapidamente un'impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque". Ecco perché è fondamentale monitorare tutte le spie rosse per attuare tempestive strategie di contenimento.

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  4. RSA, nella seconda ondata (nonostante la chiusura) il doppio dei contagi
    rainews.it/tgr/trento – 4 marzo 2021

    Un anno fa la stretta nelle case di risposo trentine. Da allora 483 morti. I primi casi a Canal San Bovo, Pergine, Ledro. Le inchieste. Ora il comitato “RSA Unite” chiede di poter riaprire alle visite dei famigliari.

    Un anno fa, i primi contagi nelle RSA e un anno fa la loro chiusura. Allora ad avvertire del primo caso Covid, rilevato a Canal San Bovo, il direttore di Upipa, Massimo Giordani, fu una telefonata a tarda sera.

    Era il 6 marzo 2020: il giorno prima le case di riposo avevano chiuso le porte PER PRECAUZIONE da parte di UPIPA.

    In meno di un mese (Pergine, Ledro, Alto Garda, Pellizzano...) i positivi diventarono 700. In tutto 2.690 in un anno. Secondo i dati forniti dalla Provincia: 483 le vittime. Dati su cui si aprirono anche alcune inchieste.

    Veementi le polemiche sulla mancanza di mascherine, in quel momento merce rara. “Abbiamo fatto di tutto per recuperare le mascherine, ma all'inizio le poche che c’erano furono destinate solo a chi aveva sintomi sospetti. Non ne avevamo a sufficienza per garantire un cambio a persona ad ogni cambio turno”, dice Giordani.

    Le RSA vennero chiuse il 5 marzo scorso, ma i contagi maggiori - ben 1.726 - si sono registrati (nonostante i rigidi divieti) nella seconda ondata.

    E ora che la campagna vaccini è quasi completata, il comitato "RSA unite" e le famiglie degli anziani tornano a chiedere con forza di poterli riabbracciare. "Ogni giorno vissuto in chiusura è un giorno in meno queste persone, che vedono le loro abilità cognitive e motorie peggiorare sempre di più".

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