Israele è una fonte privilegiata di informazioni relative alla pandemia di Covid-19. Possiamo parlare di un vero e proprio "laboratorio vivente" dove si sperimenta quotidianamente e si analizza l'effetto delle misure adottate dalle Autorità sanitarie, combinato con le scelte comportamentali dei diversi gruppi di cittadini.
L'analisi è facilitata dalle dimensioni relativamente ridotte dello Stato di Israele (area ed abitanti più o meno uguali alla Lombardia) e all'uso diffuso di strumenti informatici che consentono di raccogliere i dati relativi alla pandemia, effettuando accurate verifiche di consistenza dei dati.
Il dato che porto alla vostra attenzione oggi è quello relativo al tasso di mortalità della popolazione israeliana di età superiore ai 65 anni: il dato riferito alla popolazione generale corrisponde ad 1 decesso causato da Covid-19 ogni 350 persone.
La stessa analisi ristretta alle comunità dei cosiddetti "ultra-ortodossi" fornisce un valore di 1 decesso ogni circa 100 persone. Il dato potrebbe scendere ad 1 ogni 73 cittadini a seconda di come si contano alcuni decessi avvenuti in comunità nelle quali gruppi di cittadini israeliani "ultra-ortodossi" convivono con cittadini non-Haredi. Aldilà della possibile incertezza statistica, la differenza tra i due gruppi di cittadini è chiarissima.
Ricordo che molte comunità "ultra-ortodosse" di Israele hanno opposto una forte resistenza verso le misure di contenimento della circolazione virale adottate dal Governo. La loro linea di comportamento è sempre stata quella di continuare a vivere rispettando le loro tradizioni, come se il virus non ci fosse.
Manifestazione di cittadini israeliani "ultra-ortodossi" contro le restrizioni anti-Covid |
Credo che i negazionisti di tutto il mondo dovrebbero meditare su questi dati.
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