martedì 9 febbraio 2021

Fact checking: il nuovo farmaco israeliano Exo-CD24 può essere un punto di svolta nella cura della Covid-19?

Nel corso delle ultime settimane, Israele è stato al centro dell'attenzione mondiale perché è diventato la sorgente di notizie molto interessanti relative agli effetti del vaccino Pfizer-BioNTech quando è somministrato "nel mondo reale e su larga scala". 

Sulla stampa mondiale è stata data molta enfasi anche ad un'altra notizia proveniente da Israele: mi riferisco, in particolare, ai risultati di fase 1 di un farmaco denominato Exo-CD24 che avrebbe prodotto ottimi benefici su malati di Covid-19 in condizioni medio-gravi. 

Il farmaco fa uso di nanostrutture di origine biologica (i cosiddetti esosomi) come vettori per trasportare direttamente nei polmoni una proteina denominata CD24. La somministrazione del farmaco avviene per inalazione e la proteina CD24, una volta depositata sulla superficie delle cellule polmonari, esercita una funzione di regolazione della risposta immunitaria, evitando la reazione eccessiva che è causa di molte gravi complicanze della Covid-19. Ampiamente studiata nel corso di precedenti studi oncologici, la proteina CD24 sembra funzionare bene con i malati di Covid-19.

Prima di lasciarci andare a facili entusiasmi, è bene ricordare che lo studio riportato dalla stampa internazionale è soltanto alla fase 1. In pratica, mancava un gruppo di controllo a cui somministrare il placebo e non è neppure nota la composizione dettagliata dei volontari che sono stati sottoposti a trattamento. Parliamo di una trentina di persone che sono tutte guarite, la quasi totalità in meno di una settimana. Tuttavia, in mancanza di un gruppo di controllo e sulla base del limitato numero di volontari che hanno partecipato allo studio di fase 1, bisogna stare molto attenti prima di "cantar vittoria".

Prima di trarre qualsiasi conclusione bisognerà condurre studi molto più approfonditi. Notiamo che - paradossalmente - il successo della campagna vaccinale condotta in Israele per i cittadini ultra sessantenni sta progressivamente riducendo il numero dei pazienti che potrebbero partecipare a ulteriori sperimentazioni del farmaco.

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